Lungo l’asse viario per Taranto (ex SS. 7 Appia), a circa 2 km dal paese, in Contrada S. Giovanni è l’omonima antica masseria, ora trasformata in un confortevole e lussuoso Villaggio agrituristico. Qui i segni di un sistematico laborioso passato sono in ogniddove, e, in special modo nei superbi ambienti architettonici che contemperavano istanze economico-sociali con esigenze residenziali anche padronali. Non mancano vestigia di realtà ancor più in là nel tempo (fonte battesimale ipogea, forse paleocristiana).
La disponibilità dell’ex fattore potrà, ivi, dar ragione di quanto or ora affermato. Ancora una volta lasciamo spazio alla libera iniziativa di scoperta personale.
Tornando sulla ex SS.7., verso Taranto, e svoltando a sinistra, adiacentemente al vecchio acquedotto della Marina Militare, nell’entroterra è un'altra caratteristica presenza, la cosiddetta Tenuta Montefusco (dall’omonima ex masseria). Anche qui, il confort ricettivo si sposa con i segni di una passata permanenza padronale palesata nell’ampio e articolato vistoso architettonico.
Facendo ritorno in paese e percorrendo la vecchia strada provinciale nr. 111 per Roccaforzata - a poco più di un centinaio di metri dall'ultimo caseggiato, proprio di fronte alla dismessa Stazione Radio MM (ora, struttura ristorativa) – v'è, ai piedi del Monte Belvedere, l'antica masseria Feudo (in gergo dialettale, “Fièvu”) – proprietà De Finis -. L’antico viale di accesso orlato d’oleandri apre all’immancabile aia antistante. Ad un’attenta osservazione il possibile strappato fugace di un cortese invito ad una visita esterna può rivelare qualche romantico particolare architettonico di gusto spagnoleggiante (archi, scalinate, loggiati) oggetto di ricorrenti scatti nuziali.
Il ricordo dei circostanti immensi dorati campi di grano che carezzavano il lieve ondulare campestre restano anche qui un nostalgico struggente recondito.
Dalla stradina che conduce alla dismessa Stazione radio della MM., ma anche dall'attiguo tratturo, è possibile, a piedi, raggiungere brevemente la sommità del Monte Belvedere (135 m.s.l.m.) (Foto nn. 80-81-82). Qui, pur nello scempio ambientale perpetrato, discariche abusive, presenza invasiva di complessi architettonico- industriali (leggasi, depositi AQP - Acquedotto Pugliese -), cave a tutto fronte, ecc., è ancora possibile, superato il pianoro – vero balcone naturale sul golfo di Taranto (Foto nr. 83) - e appena intrapreso il declivio ovest, godere di un’incantevole ampia veduta paesaggistica, ritmicamente variegata dal sostenuto geometrismo degli appezzamenti di colture stagionali (Foto nn. 84-85).
Sul pianoro gli antichi mandorleti e ficheti, i muretti a secco e le sparute coltivazioni domestiche lasciano ora spazio all’incuria di un’economia dimenticata perché non più confacente alle esigenze dell’uomo moderno. Ciò nonostante, è ancora possibile rinvenire parte dell’antico tratturo che dalla vicina Roccaforzata attraversando l’intero solingo Belvedere e costeggiandolo gradatamente in discesa guadagnava la scorciatoia verso il vicino capoluogo.
E’ proprio in questo versante ovest del Monte, che, giù, a valle, lungo la strada provinciale nr. 109 per Pulsano, scorgiamo la vera ragione d’essere della presente, le Tagghjàte (Foto nr. 86).
E allora, parliamone pure, presentiamole, viviamole.
Rimando qui l'illustrazione alla dettagliatissimo pagina online: Le tagghjate: proposta di progetto di intervento di valorizzazione-promozione turistica del bene culturale e ambientale.
Proposta di un progetto per la valorizzazione turistica, culturale e ambientale delle tagghjate
Metamorfosi dell'immaginario delle rovine dal parco delle Tagghjate al comprensorio del Belvedere