Da qualche tempo la comunità sangiorgese, anche sulla spinta dell’emergenza occupazionale, fa’ registrare sul proprio territorio qualche timida ma qualificata presenza organizzativo-turistico-ricettiva accompagnata da un’alacre riscoperta della propria più genuina tradizione culinaria contadina, pertanto, una vera corsa etno-gastronomia che ancor più è dato riscontrare nel privato tessuto familiare.
Di lunga tradizione di famiglia, il forno “Fumarola”, in Via Cadorna, offre una ricchissima varietà di panificazione locale e non, salati e dolci che particolarmente nella prima mattinata è possibile osservare nella sua espositiva interezza produttiva. Solamente a mero titolo indicativo - sulla base dei miei personali ricordi di preferenza d’infanzia - segnalo: Le frisèlle – in gergo: li frisèdde - (particolarissime anellature, tipo pane tostato, da gustare, preferibilmente a merenda, previo brevissimo rammollimento in acqua, con un semplice strizzo di pomodoro stagionale, olio e sale), le pùcce (di origine orientale: tipo pane arabo, cotto alla cosiddetta “fiamma”: repentina altissima temperatura raggiunta dal forno a seguito dell’immissione della tradizionale secca fronda d' ulivo - la cosiddetta “stròma”- ); la si gustava appena sfornata con un ripieno di peperonata (la cosiddetta, Skàkkiàta, o altro …) e. ancora, i taralli al vino (zucchero e vino bianco ovvero rosso), il pane con le olive nere appassite (olive “morte”), i taralli all’olio e finocchio, lu Fucazzièddu (focaccia casereccia, spessa e in superficie crivellata di pomodorini ovvero ripiena di cipolle ovvero lampasciùni: cipolline selvatiche), le castagnette (tipo, palline-biscotto al cacao, rivestite di glassa), le pesche ecc.
Non resta che l’imbarazzo della scelta, golosità permettendo.
Sito in via Diaz, è un forno di recente apertura nato da una costola del succitato panificio Fumarola. E’ altrettanto assortito e ambìto dai paesani.
Per il paese sono altri panifici che ugualmente qualificano rinomatamente la propria attività anche se limitata ad un prodotto tradizionalmente più essenziale.
Di produzione familiare e, pertanto, a disponibilità limitata, è possibile scorgere qua e là davanti alle case, in qualche garage ovvero per la strada (venditori ambulanti), una ricchissima varietà di verdure, ortaggi e frutta stagionale (pomodori, peperoni, finocchi e sedano, catalògna, cicoria selvatica, rucola, ciliegie Ferrovia, fichi, fioroni, pesche, susine, percòche, pagghjòtte, cetrioli, angurie, cocomeri, meloni gialli, uva cardinale, italia, di vràca, ecc.). Insomma, vivendoci, ci si dimenticarsi dell’esistenza delle carni che nella tradizione contadina erano limitate alle possibilità offerte dal solo allevamento domestico (galline, conigli…).
E’ un po’ variamente diffusa nel paese. Abbondano le pizzerie spesso di vera genuinità. Tutte, però, propongono come tradizionale cibo di strada il rinomato panzeròtto (tipo, calzone fritto) ripieno – quello tradizionale - di pomodoro, mozzarella e foglia di basilico o acciuga e capperi.
Per la vera cucina locale (etnica), però bisogna far riferimento, in paese, all'Antica Trattoria al Castello - sita in Via P.G. Zingaropoli, proprio nei pressi del Castello D'Ayala - che si è specializzata nell’offerta di pietanze dal ricordo delle nonne: bisogna solamente provare per credere, magari farsi direttamente consigliare dal gestore stesso.
La trattoria ha annessa anche una piccola ricettività a carattere di bad and breakfast, pertanto, un sicuro punto d’appoggio locale.
Sito all’interno dell’ex Stazione Radio MM.. – sul Monte Belvedere, lungo la S.P. nr. 111 per Roccaforzata – offre un servizio di ristorazione di qualità. La sua particolarissima mozzafiato veduta panoramica del circondario si presta per incantevoli serate estive all’aperto nella più assoluta frescura naturale.
Come già detto è la struttura derivata dall’omonima ex masseria S. Giovanni; il suo complesso architettonico, lussuosamente ristrutturato, offre un servizio turistico-alberghiero completo e di pregio, vero fiore all’occhiello del territorio. Il gestore è sempre gentilmente disponibile per ogni evenienza e consiglio, anche in termini di eno-etno gastronomia, non resta che fidarsi della sua consumata esperienza nel settore.
Anch’essa offre un servizio di ricettività oltre che, pare, anche in termini di agriturismo.
ORISTANO, 30 settembre 2016
Proposta di un progetto per la valorizzazione turistica, culturale e ambientale delle tagghjate
Metamorfosi dell'immaginario delle rovine dal parco delle Tagghjate al comprensorio del Belvedere