La chiesa ha pianta ellittica con ingresso lungo l’asse maggiore. L’interno è voltato a botte, con nervatura cadenzata ad archi paralleli e ad intonaco bianco a vista (Foto nr. 19).
Sono presenti tre altari, quello maggiore, in marmo policromo, è posto frontalmente all’ingresso, i restanti due sono collocati uno a destra e l’altro a sinistra, secondo l’asse ellittico minore. L’altare maggiore, dedicato a Maria SS. del Popolo, è in posizione retrostante, rispetto all’arco trionfale (dal bellissimo cartiglio) (Foto nr. 20) che divide la sala dal presbiterio, e si staglia contro una parete di fondo dalle grandi campiture geometriche a stucco ad imitazione marmorea (trope l’oil) rosa antico, verde scuro e grigio.
In alto la parete presenta un ricco e articolato rilievo a cornice losangata ospitante una tela di scuola settecentesca napoletana (F.co De Mura?) raffigurante la Madonna del Popolo con in braccio il bambino, attorniata da angeli-puttini e sorretta da una nube che sovrasta degli astanti (popolo); sullo sfondo è un casamento (l’urbe) (Foto nr. 21). L’allusione tematico-figurativa è ovviamente alla titolazione della chiesa stessa. La parete si completa con tre aperture a vetro istoriato (closonnier), quelle laterali, simmetricamente a destra e a sinistra, rimandano all’ordinario simbolismo rituale religioso (l’agnello, la fonte, ecc.) quella mediana, invece, conclude, in alto, la parete stessa con l’iconografia di San Giorgio e il drago (anche qui, l’allusione è palesemente riferita al nome della comunità).
Le pareti laterali della chiesa, anch’esse decorate a stucco policromo, presentano in simmetria assiale varie nicchie ospitanti le statue di San Giorgio e il drago, dell’Addolorata,del Sacro cuore di Gesù, di Santa Rita, dei santissimi medici Cosma e Damiano, ecc., da sempre oggetto di intensa devozione.
Sull’estremità destra dell’asse ellittico minore è l’altare del SS. Rosario che, pur nella modestia dei materiali costruttivi e decorativi usati (tufo/stucco), presenta una grande e significativa tela losangata, anch’essa settecentesca - dai toni più cupi rispetto a quelli del detto altare maggiore - raffigura la SS. Vergine in trono; ai suoi piedi sono, in contemplazione, le figure di due dottori della Chiesa, Santa Chiara e Sant’Agostino (?) (Foto nr. 22).
Sullo sfondo della Vergine un parziale tendaggio apre ad una struttura architettonica di elementi classici, un sicuro riferimento alla Chiesa, come costruzione teologica, ecc.. E’, questo, un impianto compositivo rifacentesi a tante pale d’altare più lontane nel tempo, quali, ad esempio, quelle della tipologia di scuola veneziana del ‘500. Attorno alla tela si dispongono, in graziose cornici di richiamo, quindici piccole tavole pittoriche a completamento del tema principale (Il SS. Rosario?) (Foto nr. 23).
L’altare, poi, si sviluppa energicamente in alto, verso una sovrastante finestra, accompagnato da ricche modulazioni plastico-decorative che in prossimità delle forti aggettanti corniciature composite di imposta della volta esitano in due nude figure scultoree alate quasi sospese nel vuoto, in attinenza col gusto tecnico-virtuosistico-scenografico dell’epoca (Foto nn. 24-25).
Frontalmente, sull’altra estremità dell’asse, è l’altare del Purgatorio (?), simile nella sua impostazione generale a quello del SS. Rosario, resta, però, più severo per la mancanza di un intervento ritmico plastico-cromatico attorno al grande dipinto della trilogia celeste (?) (Foto 26). In quest’ultimo, procedendo in ordine ascendente, è dapprima la rappresentazione del Purgatorio (o, Inferno?). Nei vividi rossi e gialli sono immersi i nudi della variegata condizione umana anche di genere. Colpisce la formosa sensuale figura femminile di spalle, dalla lunga capigliatura bruna e dall’ incarnato roseo, mentre le fa da richiamo il contrasto di quella adiacente maschile dalla significativa connotazione anticlericale (in odore di controriforma?): la figura reca parte della capigliatura rasata “a ghirica” (il prelato caduto nella disgrazia eterna!?) (Foto nr. 27).
Nell’ordine superiore, invece, una prima osservazione sembrerebbe indicare il luogo della beatitudine, la schiera della santità. Qui i colori sono più freddi pur se in presenza degli obbligati interventi di bruno propri dei tipici connotati d’abbigliamento clericale. Ci sono i simboli di riferimento, quasi araldici, della specifica elezione, es., giglio, ecc.. Ma ad osservare l’ultimo il livello superiore, quello conclusivo - dalle bellissime intonazioni pastello -, l’angelo che al cospetto dell’Onnipotente versa con una conchiglia dell’acqua alle figure sottostanti, sembra fugare ogni dubbio circa il reale senso iconologico da attribuire al dipinto stesso: si tratta della purificazione la naturale conclusione di un percorso di fede (?) o anche l’attingere/abbeverarsi alla fonte della grazia (!?).
Come per l’altare frontale anche qui l’impianto architettonico-decorativo si conclude con due simmetrici nudi scultorei alati in concorrenza d’aggetto con la sottostante cornice. La vicinissima finestratura modella vellutatamente la superficie plastica.
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