Il contesto territoriale delle tagghjate
Il comprensorio di Monte Belvedere -Sant'Elia-Montedoto nei comuni di San Giorgio Jonico, Roccaforzata e Faggiano
(a cura di: Prof. G.nni Carafa)
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il contesto territoriale delle tagghjate
Il comprensorio di Monte Belvedere -Sant'Elia-Montedoto nei comuni di San Giorgio Jonico, Roccaforzata e Faggiano
Entrando nella chiesa, appena sùbito dopo il portone d’ingresso, a sinistra è la porta d’accesso all’antico campanile: mirabilmente suggestivo risulta il percorrere l’angustia scala a chiocciola in muratura che aprendosi vorticosamente nelle viscere della fabbrica raggiunge dapprima il livello del coro ligneo (soprastante il portone d’ingresso della chiesa stessa) per poi, in un buio raccapricciante “a tentoni” (tastoni) – ricordi d’infanzia - , la torre campanaria (Foto nr. 28) - vera emozione ritmico-motoria che investiva noi tutti ignari diretti astanti chierichetti del concerto campanario festivo o di mezzogiorno intentato dal compagno più adulto -. Dalle aperture della lanterna campanaria la vista dall’alto del paese è suggestiva e fantasiosa, ricca di nuove conoscenze d’identità.
Foto nr. 28 - Chiesa Maria SS. del Popolo, torre campanaria
Tornando nella chiesa, nella zona presbiteriale, a destra dell’altare (a fianco alle statue dei SS. Medici), è l’accesso all’antica Sagrestia che dell’umile ricordo ora non conserva più nulla. Appena superata la porta d’accesso ci accoglie una buia e severa cavità viscerale (nello spessore delle mura) che dopo un proverbiale difficoltoso salto di quota (gradone) annetteva ad una precaria scala in legno che a sua volta dava in uno strettissimo camminamento (corridoio) di appena 50 cm fiancheggiante “internamente” tutto il livello delle forti aggettanti dette cornici d’imposta della volta (Foto nr. 29). V’è, in simmetria opposta, un corrispondente corridoio gemello. Entrambi conducono al “coro”, il ballatoio ligneo sovrastante il portone d’ingresso della chiesa e ospitante l’antico organo di recente restauro (Foto nn. 30-31). E’ inutile dire quanti ricordi, quanto senso di claustrofobia recasse in noi, ragazzini, il percorrere quegli angusti corridoi in fila indiana senza alcuna possibilità di invertire il senso di marcia per qualsivoglia indecisione, una volta avventuratisi bisognava necessariamente raggiungere il coro per poter poi avere ragione del possibile libero ritorno.
Foto nr. 29 - Chiesa SS. Maria del Popolo, cornici d'imposta della volta
Foto nr. 30 - Chiesa Maria SS. del Popolo, coro ligneo
Foto nr. 31 - Chiesa Maria SS. del Popolo, l'antico organo a canne
La chiesa anticamente sembra avesse anche un accesso sotterraneo (cripta?) dall’adiacente orto della detta sagrestia per onorare il seppellimento dei membri della piccolissima comunità del tempo (indicazione, questa, confermata dai rinvenimenti avutisi nel corso del rifacimento della pavimentazione nell’immediato secondo dopoguerra). La vecchia casa parrocchiale, eretta negli anni ’60, ha occupato quasi l’intera area dell’orto stesso.
Di fronte alla porta d’ingresso della torre campanarie è quella d’accesso all’annesso Oratorio. Qui, nel transitare, colpisce l’incommensurabile spessore della muratura che ora deve conciliare le esigenze statiche della struttura architettonica della chiesa con quelle del corpo di fabbrica adiacente. L’innesto non del tutto combaciante rivela che l’Oratorio molto probabilmente è di costruzione antecedente alla stessa chiesa madre. Infatti, prima del restauro di questi ultimi anni, uno sguardo sul retro strada tradiva l’esistenza di una distanza di circa 30 cm tra i due corpi di fabbrica che, ad una più attenta osservazione, rivelava al suo interno, lo sporgere di una cornice arcuata, se non anche inserzioni plastico-decorative proprio a coronamento dell'originario portale d’ingresso.
Anche l’Oratorio, nonostante la sua semplicità (attualmente, una anonima grande stanza parallelepipeda), è, alla memoria, pregnante di storia paesana. Moltissimi e pesanti rimaneggiamenti e vicissitudini ne fanno di quello che resta qualcosa di non più comprensibile rispetto al reale portato valoriale di una passata comunità fatta di un semplice e genuino vissuto rurale.
L’esistente affresco dell’Ultima cena, ad esempio, tagliato com’è dall’antica apertura di un portone laterale d’ingresso, è parzialmente celato da un pilastro cementizio di un precedente sciagurato intervento architettonico; da sé costituisce il segno che l’incuria e l’ignoranza hanno avuto tanta parte in questo luogo incantato (Foto nr. 32).
Foto nr. 32 - Oratorio del SS. Rosario, affresco, L'Ultima Cena
Anche la volta, caduta per sovraccarico strutturale, non è dato più apprezzare e nemmeno il vecchio campanile “a vela” posto a cima del detto portone d'ingresso (Foto nr. 33), per non parlare, poi, della rimozione della lunga murature esterna (rivestita di consunta pietra viva: calcare) sovrastante il marciapiede e utilizzata a mo’ di sedili sociali, ad esempio, dagli astanti o membri delle varie confraternite in attesa dell’avvio delle specifiche ricorrenti processioni rituali di una tempo (Foto nr. 34).
Non v’è più traccia del piccolo antico caratteristico organo incastonato dentro lo spessore murario di un armadio e ancor meno degli autorevoli banchi di adunanza con i raccapriccianti motti “silenzio”, “mortificazione”, ecc.
Ora, dell’Oratorio del SS. Rosario (questa la titolazione) non rimane che poter godere di quel tanto che i recenti restauri hanno evidenziare ed eventualmente potuto qualificare.
Foto nr. 33 - Oratorio del SS. Rosario, esterno
Foto nr. 34 - Oratorio del SS. Rosario, particolare del marciapiede esterno
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