Al genere Cattleya appartengono piante originarie delle zone tropicali del centro e del sud America. Il genere comprende circa 60 specie per lo più EPIFITE e in piccola parte LITOFITE a sviluppo SIMPODIALE , con pseudobulbi di lunghezza variabile da pochi centimetri al metro che portano alla loro estremità una o due foglie sessili, di consistenza cuoiosa e spesse.
Gli steli (pseudobulbi) sorgono uno dopo l'altro da un fusto rizomatoso a portamento orizzontale.
Le infiorescenze sono, in quasi tutte le specie (con qualche rara eccezione), terminali e sono costituite da 2 a 10 fiori peduncolati che si sviluppano all'apice dello stelo.
Il fiore è grande e i petali e i sepali sono generalmente dello stesso colore mentre il labello, molto sviluppato, ha i bordi ondulati, sfrangiati e ornato di vistose macchie con colori spesso molto diversi dal resto del fiore.
Il fiore, come in tutte le orchidee, ha una sola antera che contiene degli organi di forma ovale/tondeggiante che contengono il polline riunito in masserrelle dette pollinodi che nella Cattleya sono otto di cui quattro sterili (per maggiori dettagli vedere l'articolo: Anatomia delle orchidee).
Le diverse specie sono spesso molto diverse tra loro e hanno pertanto generato non pochi problemi nella loro classificazione fino a quando non si è deciso di classificarle semplicemente in monofoliate e le bifoliate:
Le Cattleya sono piante molto rustiche e non hanno esigenze particolari in fatto di coltivazione.
Le Cattleya hanno un fusto rizomatoso che si sviluppa in orizzontale con delle grosse radici carnose che si infilano nel substrato, arrivano all'orlo del vaso e oltrepassandolo, aderiscono alle pareti esterne.
Il fusto emette al suo apice una grossa gemma vegetativa dalla quale si sviluppa uno stelo pseudobulboso al cui vertice si formano una o due/tre foglie.
La Cattleya è pertanto una pianta che cammina con il suo fusto orizzontale e si sposta dal centro del vaso verso l'esterno e alla fine potrà risultare in posizione così eccentrica rispetto al centro del vaso da richiedere la rinvasatura.
Può anche capitare che si formino altre gemme vegetative o l'emissione di una gemma laterale nel fusto. In questo modo la pianta procederà per due o più direzioni diverse.
Le Cattleya sono piante che hanno necessità di un periodo di riposo all'incirca tra ottobre - aprile, leggermente differenziato in alcune specie dove può essere più breve. Durante questo periodo si devono sospendere le spruzzature (ottobre) ma si continuano le annaffiature per quelle piante che manifestano chiaramente che stanno ancora vegetando e si sospendono le annaffiature mano mano che completano la vegetazione. In ogni caso entro ottobre tutte saranno a riposo e da allora, niente acqua ma tanta luce e tanta aria. Verso aprile, per stimolare la ripresa vegetativa si fa la prima annaffiatura immergendo il vaso in acqua e lasciando impregnare per bene il substrato, dopo di che si lascia sgrondare l'acqua in eccesso e si coltiva come sempre riprendendo le spruzzature e le concimazioni.
Le Cattleya hanno bisogno di temperature, durante l'inverno, intorno ai 13-15°C come temperature minime e 22-23°C come temperatura massima. D'estate, le temperature non dovrebbero superare i i 30-32°C.
Importante che lo sbalzo termico tra giorno e notte non sia superiore ai 5-6 °C.La Cattleya essendo originaria delle zone tropicali, ama la luce che è la sua prima necessità. Un'esposizione abbondante al sole al mattino, è molto gradita, mai nelle ore centrali della giornata. Coltivandola in casa la collocazione ideale è in una finestra esposta a est o a ovest; a Sud potrebbe andare bene se si ha l'accortezza di proteggerla dall'eccessiva insolazione. Esporla a nord è decisamente sconsigliato in quanto la quantità di luce è decisamente troppo poca.
(Per maggiori chiarimenti sulla luce delle orchidee consulta l'articolo: Esigenze di luce delle orchidee).La Cattleya ha necessità di annaffiature regolari che vanno effettuate non appena vi accorgete che il substrato è quasi asciutto. La frequenza varia a seconda delle dimensioni del vaso (un vaso piccolo asciugherà prima di un vaso grande che viceversa impiegherà più tempo ad asciugarsi). Un metodo è quello di soppesare il vaso. Se è leggero allora bisogna annaffiare, viceversa se è pesante.
Mantenere un ambiente umido intorno alla pianta è fondamentale. Ora, nelle nostre case non sempre è semplice riuscire a simulare un angolo di foresta tropicale. Per riuscire ad avvicinarsi a questo possiamo posare il vaso che contiene la pianta su un sottovaso (o altro recipiente) nel quale avrete sistemato dell'argilla espansa o della ghiaia nel quale terrete sempre un po' d'acqua. In questo modo le radici dell'orchidea non entreranno a contatto con l'acqua che evaporando garantirà un ambiente umido intorno a essa così come spruzzare una volta al giorno le foglie.
La Cattleya va concimata ogni 15-20 giorni con un concime bilanciato e variando il loro rapporto tra N:P:K (azoto: fosforo: potassio) a seconda dello stadio di sviluppo della pianta.
La logica da seguire nella somministrazione dei fertilizzanti è la seguente: per favorire la ripresa vegetativa della pianta, si somministra all'orchidea una maggiore quantità di azoto (N) e cioè si usa la formula 30:10:10 (N:P:K) che vuol dire: 30 parti di azoto, 10 parti di fosforo (P) e 10 parti di potassio (K).La Cattleya si rinvasa quando il substrato è deteriorato oppure quando oramai la pianta fuoriesce dal vaso o le radici non trovano più alcun sostegno.
Il periodo ottimale per effettuare il rinvaso è la ripresa vegetativa cioè quando la pianta emette nuove radici. E' importante però aspettare che queste abbiano raggiunto una lunghezza di almeno 3-4 cm prima di rinvasare.Ovviamente la sistemazione migliore, come piante epifite, sarebbe la possibilità di lasciare libere le radici di abbarbicarsi su di un ramo o un tronco. Ma al di là di queste sistemazioni decisamente complesse da fare dentro casa, sceglieremo un contenitore adatto (in commercio ne esistono di tanti tipi ma se volete risparmiare anche un contenitore del gelato opportunamente forato va bene) ma avremo particolare cura nella scelta del substrato la cui prima caratteristica deve essere di essere ben drenante, che consenta una buona aerazione delle radici e che abbia la capacità di trattenere l'umidità.
In merito a ciò è consacrata l'Osmunda, molto difficile da reperire e in sua sostituzione potrete usare il bark di pezzatura tra i 2 e i 3 cm con l'aggiunta di un po' di torba di sfagno o carbonella e materiali inerti vari quali a esempio polistirolo.
Abbiate cura che ci sia un po' di spazio tra i bordi del vaso e le radici per evitare che la stessa situazione si ripresenti l'anno successivo.
Per avere una pianta ordinata, considerando che le Cattleya spesso vanno per i fatti loro, potete seguire i pseudobulbi mano mano che crescono e assicurarli a un tutore.
Subito dopo la rinvasatura aspettate due-tre settimane prima di annaffiare per consentire alle radici di adattarsi al nuovo vaso.
(Per maggiori chiarimenti sul rinvaso delle orchidee puoi consultare l'articolo: Tipo di substrato e rinvaso delle orchidee).
Per quanto riguarda le malattie della Cattleya si rimanda al capitolo: Malattie e cure delle orchidee.
Il genere Cattleya fu scoperto il 1924 dal botanico John Lindley. Accadde che William Cattley di Barnet, un ricco coltivatore inglese e appassionato collezionista di piante esotiche, trovò tra le piante speditegli delle foglie di consistenza carnosa che servivano come imballaggio. Incuriosito ne coltivò alcune e una di queste fiorì. Poichè non sapeva di cosa si trattasse, la fece studiare da John Lindley che la classificò come nuovo genere e gli diede appunto il nome di Cattleya dal suo scopritore.
La Cattleya è il fiore nazionale di alcuni paesi: la Cattleya Trianae della Columbia, la Cattleya Mossiae del Venezuela, la Cattleya Skinnery del Costa Rica.
Vedi: Le orchidee - Il linguaggio dei fiori e delle piante.