Phalaenopsis
Tecniche di coltivazione
Tecniche di coltivazione
IN QUESTO ARTICOLO PARLEREMO DI:
- Classificazione botanica
- Caratteristiche generali
- Temperatura e ventilazione
- Luce
- Annaffiatura e umidità
- Concimazione
- Tipo di terreno - rinvaso
- Fioritura e propagazione
- Parassiti e malattie
- Principali specie di Phalaenopsis
- Curiosità
- Linguaggio dei fiori
- Stato della popolazione
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CLASSIFICAZIONE BOTANICA
CARATTERISTICHE GENERALI
La Phalaenopsis, l'orchidea più diffusa e conosciuta al mondo è originaria delle Indie orientali, dell'Indonesia, delle Filippine e dell'Australia.
Il suo nome deriva dalla forma di farfalla del fiore: phalaena «farfalla» e opsis «simile» dato nel 1752 dal botanico C. L. Blume un esemplare ritrovato nell'isola di Java perchè gli rammentava le falene tropicali quando spiccano il volo. La Phalenopsis era però già stata scoperta diversi anni prima (nel 1600) da G. E. Rumphius che la descrisse e la disegnò nell' Herbarium Amboinense dandole il nome di Angraecum album majus pubblicato però solo nel 1750 circa 50 anni dopo la sua morte.
La Phalaenopsis è una pianta EPIFITE o litofita (vale a dire che cresce anche sulle rocce), con struttura MONOPODIALE , in quanto si sviluppa secondo un asse con un solo apice vegetativo.
Le Phalenopsis hanno 2-6 foglie grandi, carnose e coriacee di colore verde molto intenso e in molte specie brillante, disposte in maniera molto ravvicinata tra loro. Possono raggiungere una larghezza anche di 10 cm ed essere lunghe 50 cm.
Le foglie sono fondamentali per la vita della pianta in quanto sono l'unico organo di immagazzinamento dell'acqua, non possedendo pseudobulbi.
Le radici sono molto numerose, grosse, ramificate e con grazie esse aderisce tenacemente al substrato. Infatti quando si procede al trapianto di un' orchidea, è necessario adottare una serie di accorgimenti e avere un'estrema cura per evitare di danneggiarle (a tal proposito leggi l'articolo relativo al rinvaso).
I fiori della Phalaenopsis sono portati da steli che possono essere semplici o ramificati, sottili e rigidi e di lunghezza variabile.
I fiori sono normalmente grandi con sepali quasi uguali tra loro, molto aperti e piani. I petali sono di solito più grandi dei sepali con un labello trilobato con i lobi laterali ricurvi verso l'interno.
TEMPERATURE E VENTILAZIONE
Le Phalaenopsis amano il caldo. Le temperature ottimali sono tra i 23-24°C come temperatura massima e 16-17°C come temperatura minima. Possono tollerare anche temperature più elevate, fino a 35°C purchè dispongano di un buon ombreggiamento, un' ottima umidità e ventilazione.
Se l0orchidea cresce bene nell'angolo della casa dove è sistemata, non fatevi vincere dalla tentazione di portarla all'aperto quando inizia la bella stagione, lasciatela dove si trova.
Amano gli ambienti arieggiati ma attenzione alle correnti d'aria che non sono gradite.
(Per maggiori chiarimenti sulle esigenze di temperatura delle orchidee consulta l'articolo: «Temperatura e ventilazione delle orchidee»).
LUCE
La Phalaenopsis ha bisogno di luce abbondante ma non diretta. Tra le diverse specie è sicuramente quella che necessità di una minore quantità di luce: circa 10.000 lux prima della fioritura e circa 15.000 lux per la fioritura. In casa si possono ottenere queste condizioni ponendo la pianta in una zona della casa esposta a sud o a est dietro una tenda non troppo pesante che filtri i raggi diretti del sole.
La causa principale della non fioritura di questa pianta è la mancanza di luce.
(Per maggiori chiarimenti sulle esigenze di luce per l'orchidea consulta l'articolo: «Esigenze di luce delle orchidee»).
ANNAFFIATURE E UMIDITA'
Preferiscono avere le radici costantemente umide è pertanto opportuno annaffiature durante l'estate due volte la settimana e durante l'inverno, una volta la settimana. Ovviamente le situazioni variano da caso a caso. Facciamo un esempio: se l'orchidea Phalenopsis è piccola e quindi si trova in un vaso di piccole dimensioni, il substrato tenderà ad asciugarsi molto velocemente e quindi in questo caso le bagnature dovranno essere più frequenti rispetto una pianta che si trova in un vaso grande. Un altro esempio è in relazione al tipo di substrato: se si usa bark invece che osmunda , oppure se la pianta è coltivate in zattere si annaffierà più frequentemente.
E' consigliabile annaffiare la mattina, per permettere alle foglie di essere asciutte la sera e stare attenti che l'acqua non ristagni tra gli interstizi delle foglie.
In considerazione del fatto che le foglie sono carnose, possono resistere anche a brevi periodi di siccità ma occorre non abusare di questa caratteristica in quanto, come detto precedentemente, non hanno organi di riserva e quindi non è consigliabile farle esaurire le riserve contenute nelle foglie.
In considerazione del fatto che l'ambiente ottimale per questa orchidea deve avere una umidità intorno al 70% occorre organizzarsi per raggiungere questo obiettivo anche se riuscire a simulare un angolo di foresta pluviale non sempre è semplice. Per riuscire ad avvicinarsi a questo possiamo sistemare il vaso che contiene la pianta sopra un sottovaso (o altro recipiente) nel quale si sistema dell'argilla espansa o della ghiaia nel quale sarà presente sempre un po' d'acqua. In questo modo le radici della Phalenopsis non entreranno a contatto con l'acqua che evaporando garantirà un microclima umido. Un altro accorgimento consiste nello spruzzare una volta al giorno, la mattina, le foglie con acqua non calcarea, meglio se demineralizzata.
E' buona norma, per la salute di tutte le nostre piante, dotare i termosifoni di umidificatori per non permettere all'aria della stanza di diventare troppo secca.
Ricordiamo inoltre che una mancanza d'acqua provoca una concentrazione nel substrato degli elementi nutritivi che avete via via somministrato, diventando estremamente dannosi per la pianta.
(Per maggiori chiarimenti sull'annaffiatura dell'orchidea consulta l'articolo: «Annaffiatura e umidità delle orchidee»).
CONCIMAZIONE
Come tutte le orchidee poiché per lo più si trovano su di un materiale inerte, gli elementi nutritivi devono essere apportati con la concimazione. La Phalenopsis va concimata ogni 15 gg in primavera, per favorire la ripresa vegetativa della pianta somministrando un concime che contenga una maggiore quantità di azoto (N) e cioè si usando la formula 30:10:10 (N:P:K) che vuol dire: 30 parti di azoto, 10 parti di fosforo (P) e 10 parti di potassio (K).
In autunno, per favorire l'induzione a fiore, assieme allo sbalzo di temperatura, occorre somministrare un concime con la formula 10:30:20, vale a dire con una maggiore concentrazione di fosforo e di potassio.
Durante gli altri periodi dell'anno si usa la formula bilanciata 20:20:20.
I concimi vanno sciolti nell'acqua di irrigazione in ragione di 1 gr per litro d'acqua. Bagnare bene il substrato prima di procedere con la concimazione per evitare una eccessiva concentrazione salina.
(Per maggiori chiarimenti sulle concimazioni delle orchidee puoi consultare l'articolo: «Concimazione delle orchidee»).
TIPO DI TERRENO - RINVASO
Il rinvaso della Phalenopsis si esegue normalmente alla ripresa vegetativa in primavera, quando compaiono le nuove radici, rispettandone al massimo l'integrità della pianta. Mai durante la fioritura a meno che non ci siano situazioni di grave emergenza che richiedano questo intervento.
Prima di procedere al rinvaso vero e proprio occorre fare una serie di operazioni preliminari: bagnare con cura il substrato per rendere le radici più elastiche per evitare rotture; ripulire le radici di tutto il materiale attaccato; asportare le radici morte o gravemente danneggiate usando delle lame affilate (per evitare la sfilacciatura dei tessuti), pulite e disinfettate per bene con alcool o con varechina (per evitare la trasmissione di eventuali parassiti). Procedete con grande cautela e cercate di disturbare il meno possibile le radici. Ogni taglio va poi trattato con polveri fungicide ad ampio spettro reperibili da un buon vivaista.
Come tipo di terriccioo potete usare o un terriccio già pronto per orchidee facilmente reperibile da un buon vivaista oppure usare esempio del bark (o dello sfagno o foglie di faggio) mischiato a del polistirolo al quale potrete aggiungere della perlite o della gommapiuma che servono per mantenere l'umidità. Qualunque substrato utilizzate è fondamentale assicurare un buon drenaggio (i pezzi più grossi vanno riposti sul fondo del vaso). Non ama i ristagni d'acqua è pertanto opportuno che il substrato e il vaso possano favorire il rapido sgrondo delle acque di annaffiatura pertanto assicuratevi che il contenitore che avete scelto abbia un numero adeguato di fori di drenaggio (diversamente munitevi di attrezzi idonei per aumentarli).
Dopo che l'orchidea è rinvasata lasciatela al riparo dalla luce diretta del sole, dagli sbalzi di temperatura e non annaffiate per circa sette giorni per consentire alle parti tagliate di cicatrizzarsi. Passato questo periodo iniziate molto gradualmente le annaffiature. Quando vi renderete conto che l'attività radicale è ritornata a pieno regime, riprendete a somministrare il concime.
Per quanto riguarda il tipo di contenitore consiglio che sia di plastica trasparente. Questa affermazione è dettata da alcune considerazioni di carattere pratico: un vaso trasparente consente di tenere meglio sotto controllo lo stato di salute delle radici; permette di valutare meglio il momento della annaffiatura e inoltre consente alle radici di poter svolgere una certa attività fotosintetica. Per quanto riguarda invece la dimensione del vaso deve essere appena più grande del precedente.Prima del suo utilizzo il contenitore va lavato e disinfettato con alcool o varechina. Sarebbe inoltre opportuno che, se non usate guanti, anche le mani siano ben pulite prima di procedere.
(Per maggiori chiarimenti sui vari tipi di terreno e sul rinvaso delle orchidee puoi consultare l'articolo: «Tipo di substrato e rinvaso delle orchidee»).
FIORITURA E PROPAGAZIONE
Le Phalaenopsis, se trovano le condizioni ottimali di luce, umidità e temperatura sono molto generose nella fioritura dando degli splendidi rami fioriti e possono fiorire anche due-tre volte l'anno con fioriture molto persistenti di parecchie settimane.
La fioritura della Phalenopsis avviene prevalentemente nei mesi invernali, di solito da dicembre ad aprile anche se non esiste una regola generale in quanto sono piante alquanto bizzarre e fanno un po' quello che gli pare.
Per come comportarsi quando i fiori si sono seccati, ci sono diverse scuole di pensiero. Molti consigliano di recidere tutto lo stelo, altri di tagliare al secondo internodo.
Personalmente consiglio di lasciar fare a madre natura e di non tagliare lo stelo ma di lasciarlo seccare naturalmente. Infatti sono orchidee che hanno dei comportamenti non sempre canonici. Da quello stelo possono nascere dei nuovi rami laterali, oppure può rifiorire come nella foto in alto dove abbiamo una splendida rifioritura, oppure ancora può nascere un keiki (foto sotto) che altro non è che una nuova piantina di phalenopsis che una volta sufficientemente grande, può essere staccata dalla pianta madre e essere rinvasata autonomamente.
Keiki
Nuovo stelo fiorale
Per stimolare la Phalaenopsis a fiorire, occorre farle sentire un leggero sbalzo termico. Infatti una temperatura notturna costante di circa 16°C per un periodo di due settimane, stimola l'induzione a fiore. Assieme allo sbalzo di temperatura, somministrate anche un concime con la formula 10:30:20, vale a dire con una maggiore quantità di fosforo e di potassio e fate in modo che la luce sia un po' meno intensa del solito.
Un nuovo stelo fiorale si individua abbastanza facilmente in quanto la punta rimane leggermente più acuminata rispetto una nuova radice. La foto al lato è un nuovo stelo fiorale che sta crescendo.
Osservate ora questo splendido video
PARASSITI E MALATTIE
Le phalenopsis sono tra le diverse specie di orchidee le più sensibili alle malattie. Occorre pertanto essere particolarmente accorti nelle cure di questa pianta. Si rimanda al capitolo: «Malattie e cure delle orchidee».
CURIOSITÀ
Le Phalenopsis sono orchidee dalla fioritura molto protratta nel tempo e anche i fiori recisi durano molto a lungo (vedere articolo: «Perchè le orchidee durano tanto anche come fiore reciso»).
LINGUAGGIO DEI FIORI E DELLE PIANTE
Vedi: « Le orchidee - Il linguaggio dei fiori e delle piante».
STATO DELLA POPOLAZIONE
All'interno della Red List dell'IUNC 2009.02 ritroviamo elencata solo la specie Phalaenopsis micholitzii (foto sotto) come CRITICALLY ENDANGERED (CR) vale a dire come una specie in gravissimo rischio di estinzione in natura.
P. micholitzii
Si tratta di una pianta che si trova solo nelle isole più grandi delle Filippine, Luzon e Mindanao, e a causa del fatto che le foreste nelle quali vivono sono degradate e senza alcuna tutela da parte dello stato e la loro raccolta (destinata al commercio locale e internazionale ) è talmente indiscriminata e senza controllo che se non si interviene, presto questa specie sarà estinta.
FONTI BIBLIOGRAFICHE
I testi che usiamo per scrivere i nostri articoli sulle piante li puoi trovare a questa pagina.
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