Ancora una svolta a sinistra ed ecco, Largo Madonna della Croce. Il vero antico cuore palpitante del più intimo momento di culto familare paesano. Tra tutto un susseguirsi di scalinate e cantine, ballatoi e ringhiere (Foto nr. 56) è la cappella dell’omonimo slargo (Foto nn. 57-58).
Una facciata senza alcuna decorazione, una casa tra le case, con un semplicissimo campanile a vela dotato di un’unica campana. Solamente alcuni gradini che immettono in un unico portone d’ingresso la cui custodia delle chiavi, come del resto la stessa cura della cappella, è da sempre affidata al devotissimo vicinato. E’ un unico vano (camera), con un solo umile altare, tempo addietro in tufo. In un angolo, appena a sinistra dall’entrata, è riposta (ricordi d’ infanzia)su un tavolo adorno di merlettature la statua in cartapesta della Vergine dal bruno crine sciolto, accennato dagli immancabili boccoli, e dal divino manto bìcromo in raso decorato con inserzioni a rilievo (Foto nr. 59).
Un momento liturgico dell’anno prevedeva, in festeggiamento, la traslazione della statua dalla cappella alla vicinissima chiesa madre Maria SS. del Popolo laddove permaneva qualche tempo per poi essere, allo stesso modo, riportata nella sua sede originaria.
Fino a qualche tempo fa, il portone d’ingresso della cappella era sempre aperto alla devozione popolare, e, comunque, al fine di non sottrarre la fervida privata reverenza celeste esso era pur sempre dotato di una cancellata che, anche se eventualmente chiusa, assicurava alla vista l’adempimento pietoso.
Svoltando a sinistra, quasi attorno alla detta cappella, ci si immette in Via Corona (Foto nr. 60). Che dire, è proprio una via interna del paese, quasi dimenticata, piccola, stretta (specialmente nella sua parte iniziale), articolata secondo un susseguirsi di scalinate e cantine, e poi, il bianco, il bianco a calce, conservato a corpo - oggi, forse non più di tanto - (Foto nr. 61). È per lo più disabitata. Qui, la dimensione sospesa del tempo è vivida.
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