II papavero selvatico, pianta erbacea annuale spontanea il cui nome sceintifico è Papaver rhoeas appartiene alla famiglia delle Papaveraceae ed è una specie cosmopolita che ritroviamo un po' ovunque in Asia, in Africa e in Europa, nelle zone a clima temperato.
La radice è a fittone, bianca dalla quale partono le piccole radichette. All'inizio forma una sorta di rosetta di foglie alla base da cui successivamente si sviluppano i fusti, pelosi, diritti, ramificati e alti anche 1 m.
Le foglie disposte a rosetta sono di forma ovale, lunghe e portate da lunghi piccioli profondamente lobate e dentate. Sono presenti anche delle foglie lungo i fusti ma sono molto più semplici e prive di picciolo.
I fiori sono grandi, solitari, portati da lunghi peduncoli e si formano o all'apice del fusto o all'ascella delle foglie. Sono formati da due sepali che cadono quando si aprono i 4 petali di colore rosso sangue che alla base di solito hanno una macchia nera. Sono ermafroditi, sprovvisti di nettare (caratteristica di tutte le Papaveraceae) di conseguenza l'impollinazione avviene tramite gli insetti che sono attirati dai colori vivaci dei fiori e non dal nettare.
I frutti sono delle capsule ovoidali che contengono i semi che si diffondono in seguito a forti scosse di vento perchè i pori si trovano nella parte alta della capsula che una volta matura non si piega.
Tutta la pianta emette un forte odore e produce un succo lattiginoso bianco, acre e anche lei come la specie Papaver sominiferum (papavero da oppio) ha un leggero effetto narcotico anche se molto meno marcato.
E' considerata una pianta infestante.
Nel papavero selvatico (rosolaccio) ritroviamo diversi principi attivi: alcaloidi quali la readina, la reagiina, la rearubina I e II; tannini; mucillaggini; coloranti; antociani.
Queste sostanze sono contenute nel latice che la pianta secerna se si intaglia la capsula: la stessa cosa succede nel papaver somniferum (papavero da oppio) solo che il latice del rosolaccio non ha la stessa pericolosità anche se occorre usarlo con grande cautela.
Del papavero selvatico (rosolaccio) si usa tutta la pianta raccolta prima della fioritura anche se i petali rossi sono quelli maggiormante utilizzati. Appena raccolti, di solito tra maggio e luglio, vengono subito essicati all'ombra e in ambienti caldi e ventilati. Una volta secchi i petali diventano di colore rosso ancora più intenso e si conservano in recipienti ermetici di vetro o porcella e al buio.
Per uso interno i petali possono essere usati come infuso o decotto come blando sedativo. Infatti le sue proprietà calmanti e leggermente narcotiche sono dovute agli alcaloidi presenti che fanno si che venga usato contro l'insonnia, per la tosse insistente, la pertosse e l'asma bronchiale.
Secondo alcuni per uso esterno l'infuso dei petali farebbe bene nei casi di mal d'orecchio o ascessi dentali.Il nome papavero deriva dal celtico papa cioè «pappa» derivato dall'usanza di mischiare il suo latice nella pappa dei bambini e procurare loro lunghi sonni.
Il rosolaccio in dosi eccessive può causare intossicazione e avvelenamento. Occorre pertanto rispettare sempre le dosi che vengono consigliate e non usare le capsule (foto sopra).
Vedi: Papavero - Il linguaggio dei fiori e delle piante