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Crono

Rea che consegna a Crono una pietra al posto di Zeus
Rea che consegna a Crono una pietra al posto di Zeus
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Crono nella Mitologia greca era un famoso titano, figlio di e di Urano.

Poco dopo la sua nascita, il padre decise di precipitare lui ed i suoi fratelli nelle profondità della terra perchè ossessionato dall'idea che potessero privarlo del dominio dell'universo. Per istigazione di Gea, Crono affrontò il padre e lo evirò con un falcetto che gli aveva dato la madre e prese il suo posto nel dominio dell'universo.

Per prima cosa Crono liberò i suoi fratelli dalla prigionia alla quale il padre li aveva relegati ad eccezione dei e degli Ecatonchiri nei confronti dei quali aveva dubbi sulla loro lealtà nei suoi confronti.

Crono, per proseguire con l'opera della creazione di unì in matrimonio con la sorella (una dei Titani)

Con Rea, Crono ebbe diversi figli tra cui , , , ed .

Sotto il suo Crono la terra prosperò felice fino a quando una profezia ne sconvolse la mente: fu predetto che il suo regno sarebbe finito per mano di uno dei suoi figli.

Terrorizzato, per cercare di ingannare il destino iniziò a divorare tutti i suoi figli non appena nascevano, tenendoli così prigionieri nelle sue viscere.

La moglie Rea, sconvolta da quanto il marito stava facendo, decise di reagire.

Dopo la nascita del loro ultimogenito , Rea portò a Crono anzichè il figlio, un masso avvolto nelle fasce. Crono, non si accorse dell'inganno e lo ingoiò. Rea affidò quindi Zeus alle cure della capra Amaltea in una caverna del monte Ida a Creta.

Quando Zeus fu sufficientemente grande salì in cielo e fece bere con l'inganno a Crono una bevanda preparata da che gli fece vomitare i figli che aveva a suo tempo divorato e dichiarò quindi guerra al padre.

Crono che divora i suoi figli
Crono che divora i suoi figli, palazzo del Louvre - Parigi

Iniziò così una tremenda guerra che durò dieci anni che vide da una parte Crono ed i Titani e dall'altra Zeus ed il resto dei suoi fratelli. La guerra sarebbe andata avanti ancora per chissà quanto tempo quando intervenì Gea che consigliò al figlio Zeus di liberare i Ciclopi e di allearsi con loro. I Ciclopi per ripagare Zeus di averli liberati crearono le folgori che gli consentirono di vincere la guerra contro il padre Crono.

Le leggende non tramandano molto sulla sorte che Zeus fece fare al padre: alcuni sostengono che gli fu concesso di regnare nelle isole dei Beati, ai confini del mondo; altri che fu condotto a Tule e sprofondato in un magico sonno; secondo altri fu incatenato nelle più profonde viscere della terra.

Si sa invece con certezza la sorte che Zeus destinò ai Titani: li fece incatenare nel Tartaro e la loro custodia fu affidata agli Ecantonchiri.

E' delizioso il dialogo che Luciano immagina tra un sacerdote e Crono (I Saturnali - trad. Settembrini)

Il SACERDOTE: «Primariamente è vero ciò che dicono di te, o Crono, che tu divoravi i figlioli avuti da Rea, e che ella, sottratto Zeus, e posta una pietra invece del fanciullo, te la diede a mangiare: e che esso poi, cresciuto in età ti tolse la signoria, ed avendoti vinto in battaglia, ti cacciò nel tartaro, ivi ti incatenò e con te tutti quelli che vennero dalla tua?».

CRONO: «ehi tu, se oggi non fosse festa, è lecito d'imbriacarsi, e dire ogni ingiuria ai padroni, sapresti che posso ancora non farmela passare, la mosca pel naso, io; farmi questa sorta di dimande, senza aver rispetto ad un dio così canuto e vecchio!»

IL SACERDOTE: «Io, questo, o Crono, non lo dico io, ma Esiodo ed Omero; m'incresce dirti che quasi tutti gli uomini lo tengono per vero».

CRONO: «E credi tu che quel pecoraio chiacchierone sapesse il vero dei fatti miei? Pensaci un po'. Ci può essere mai un uomo (non dico un dio) che voglia mangiarsi i figlioli, se pur non sia un Tieste, che li mangia per l'inganno dell'empio fratello? Ma sia pure: come non sentir che sotto i denti, è pietra e non carne? Non c'è mai stata guerra; non mai Zeus mi tolse il regno per forza; ma gliel'ho ceduto io da me, e mi sono ritirato. Quali catene? Qual Tartaro? Io sono qui, e tu mi vedi, se non sei cieco come Omero».

IL SACERDOTE: «E per qual ragione, o Crono, lasciasti il regno?»

CRONO: «Ti dirò. Inprima essendo vecchio e perduto di podagra (e questo ha fatto credere al volgo che io ero incatenato) io non potevo bastare a contenere la gran malvagità che ci è ora: quel dover sempre correre su e giù, e brandire il fulmine, e folgorare gli spergiuri, i sacrileghi, i violenti, era una fatica grande e da giovane: onde con tutto il mio piacere la lasciai a Zeus. Ed ancora mi parve bene di dividere il regno fra i miei figlioli, ed io godermela zitto e quieto, senza aver rotto il capo da quelli che pregano e che spesso dimandano cose contrarie, senza dover mandare i tuoni, i lampi, e talora i rovesci di grandine. E così da vecchio meno una vita tranquilla, fo buona cera, bevo del nettare più schietto, e mi fo un po' di conversanzioncella con Giapeto e con gli altri dell'età mia; ed egli si ha il regno e le mille faccende».

Crono era molto venerato in Olimpia, in Beozia a Delfi, nell'Attica ed in Sicilia. In suo onore si celebravano le feste Cronie. Il periodo del suo regno fu molto felice per l'umanità che venne chiamato età dell'oro.

Nella Mitologia romana è identificato come Saturno, antico dio delle messi.

Fonti bibliografiche

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