Nel 1999 Francia, Italia e Principato di Monaco siglarono un accordo per la creazione di un Santuario internazionale dei cetacei (ratificato e reso esecutivo dall'Italia con la Legge n° 391 del 2001) racchiuso in un'area marina di circa 100.000 kmq tra Punta Escampobariou e la foce del Rodano in Francia, il Principato di Monaco, Capo Falcone nella Sardegna occidentale, Capo Ferro nella Sardegna orientale e Fosso Chiarone in Toscana, per preservare i mammiferi marini e i loro habitat. L'idea era nata in considerazione del fatto che si era osservato che in quel tratto di mare era presente una grande ricchezza di vita pelagica soprattutto cetacea, grazie alla grande quantità di sostanze nutritive che risalivano dai fondali per via delle caratteristiche oceanografiche del tutto singolari dovute alle speciali correnti denominate "upwelling" che innescavano una catena alimentare, unica nel suo genere. In questa area erano e sono infatti presenti numerose specie marine importanti quali il capodoglio, la balenottera comune, la stenella, il delfino tursiope, il delfino comune, lo zifio, il grampo , globicefali e tante altre.
Nota 1
Il Santuario è stato anche inserito nella lista delle aree a protezione speciale della Convenzione di Barcellona (Convenzione per la protezione del Mar Mediterrano dai rischi dell'inquinamento) e quindi è riconosciuto da tutti i paesi del Mediterraneo.
In quest'area aa circa 12 miglia nautiche dalla costa (circa 20 km), al largo del litorale tra Livorno e Marina di Pisa, è in fase di ultimazione la costruzione di un rigassificatore offshore della società OLT Offshore LNG Toscana SpA, proprietaria del progetto, partecipata da Endesa Europa per il 30,5% e per un altro 30,5% dal Gruppo Iride. La società ha firmato un accordo con la Saipem per la costruzione del rigassificatore mentre la Snam Rete Gas sarà responsabile della conduzione del gasdotto per la comunicazione con la rete nazionale. Questa struttura una volta ultimata avrà una capacità di rigassificazione di 3,75 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno (il 5% del fabbisogno di gas in Italia) diventando la prima Area Marina Industriale del mondo.
Il rigassificatore sarà formato in pratica da due navi affiancate e saldamente ancorate al fondale marino e organizzate per ricevere metano liquefatto da apposite navi cisterna che, per mantenerlo liquefatto, dovranno trasportarlo a una temperatura di circa -160°C. Successivamente tramite espansione (e conseguente raffreddamento) il metano liquido tornerebbe allo stato gassoso e verrebbe immesso in un apposito metanodotto sito sul fondale marino per essere convogliato alla terraferma.
Secondo la società OLT Offshore LNG Toscana "L’area in cui il terminale sarà collocato è stata appositamente scelta, perchè considerata di scarso pregio sia dal punto di vista ittico, sia dal punto di vista ambientale. Infatti l'area viene utilizzata per il deposito dei materiali di dragaggio del porto di Livorno. Le immagini raccolte mostrano la presenza di un fondale fangoso uniformemente distribuito e si puo' quindi ipotizzare che sia simile in tutta la prevista area di ormeggio" e "l’impatto ambientale dell’impianto nel (contesto del Santuario) è stato equiparato nell'area a quello di una qualsiasi nave ancorata".
Le diverse associazioni ambientaliste esprimono viceversa grande preoccupazione.
Legambiente afferma che "Il Ministero dell'Ambiente nel dicembre 2004 (nel VIA, Valutazione di Impatto Ambientale del progetto) eesprime un parere favorevole alla compatibilità ambientale dell'impianto, ma la lettura del documento non garantisce sui danni ambientali dell'area marina. A esempio non si danno giustificazioni per l'ipotizzata assenza di danni alle forme di vita marine provocati dalla immissione in mare di 192.000 metri cubi al giorno di acqua raffreddata di 7°C e contenente ipoclorito di sodio. Anche se l'ancoraggio si trova in corrispondenza del deposito dei fanghi provenienti dal porto di Livorno, la considerazione di un'area marina come sito industriale, contrasta con la collocazione in un'area che è invece di pregio, prossima alle secche della Meloria, che verrebbero attraversate dal gasdotto e frequentata da imbarcazioni da diporto seconda la vocazione di turismo a forte qualità ambientale della zona. La possibilità di rischi è suggerita dal confinamento e, soprattutto, dal doppio prolungato travaso di una grande quantità di gas (137.000 metri cubi), che risulterebbe infiammabile se si espandesse miscelandosi nella giusta proporzione con l'ossigeno dell'aria; l'eventuale "fiamma" si propagherebbe sull'acqua a velocità e distanze ancora non prevedibili. Nel citato documento del Ministero dell'Ambiente si parla di i>buone condizioni meteo marine (pag. 8), mentre nel 2001 una commissione ministeriale, fornendo un parere per un impianto off shore di fronte al porto di Livorno per lo scarico di GPL (gas di petrolio liquefatto), conclude che " … il tipo di condizioni meteoclimatiche … contribuiscono alla difficoltà di poter gestire con sufficiente grado di sicurezza le strutture off shore e i collegamenti con la costa". Del resto il D.M. 3.5.1984 vieta l'allibo (travaso) tra unità che non siano entrambe "pronte a muoversi con i propri mezzi", mentre nel nostro caso la nave terminal è stabilmente ancorata. La popolazione deve essere rassicurata tramite una chiara e documentata comunicazione pubblica. "
Greenpeace& afferma che "(...) L’impianto di rigassificazione, o deposito costiero che dir si voglia, della OLT presenta rischi che non sembra siano stati valutati correttamente da un punto di vista tecnico e si qualifica inoltre come un inaccettabile e pericoloso precedente giuridico perché implica l’ubicazione di impianti industriali e la creazione di zone industriali in mare aperto. Questo progetto aprirebbe la strada a una nuova generazione di impianti industriali che, con un tale precedente, potrebbero sversare liberamente in mare sostanze pericolose, per l’assenza di specifiche norme di tutela. Greenpeace ritiene quindi che questo progetto sia un pericoloso esperimento tecnico e giuridico, che non dovrebbe essere permesso, in particolare in un’area a speciale regime di tutela quale dovrebbe essere il Santuario dei Cetacei. (...)"
Anche il WWF esprime preoccupazione a tutto tondo sia sui danni ambientali "(...) Non è stata fatto alcuna valutazione degli effetti nel mare degli sversamenti dell’impianto in quanto per sua natura, libererebbe ogni anno, oltre ad altri inquinanti, molti milioni di metri cubi di gas metano naturale contribuendo in maniera significativa, sia all’inquinamento di tutta la zona già particolarmente degradata, sia all’effetto serra (...)" che sui rischi di incidenti in quanto "l'impianto sarebbe collocato in zona sismica senza che sia stato fatto alcuno studio preliminare (....)"; oltre ciò viene affermato che comporterebbe gravi danni economici in quanto si avrebbe "(...) limitazione al traffico dei natanti -per un’area, al momento quantificabile approssimativamente in 43 chilometri quadrati, salvo conferma o modifiche- sarebbe di ostacolo alla nautica da diporto, all’attività del porto di Livorno oltre che alle sue future possibilità di espansione -a esempio a seguito della realizzazione delle “autostrade del mare”- (...)".
Ma perchè, se è vero che il Santuario dei cetacei è nato con lo scopo di favorire (e non abbiamo motivo di credere il contrario):
(tratto dal sito del Ministero dell'Ambiente)
necessariamente questo rigassificatore si deve collocare all'interno di un'area marina protetta e tanto delicata per il ripopolamento di specie, alcune delle quali a rischio di estinzione?