Elicriso, proprietà e benefici
L'elicriso, la pianta degli dei, era ed è un pilastro della fitoterapia mediterranea. Raccontiamo i suoi benefici e le sue proprietà.
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IN QUESTO ARTICOLO PARLEREMO DI:
- Nome scientifico dell'elicriso
- Origine
- Cosa è l'elicriso
- Specie più usata a scopo fitoterapico
- Utilizzi dell'elicriso
- Quali parti della pianta si utilizzano
- In che modo si usa e i benefici dell'elicriso
- Principi attivi responsabili delle sue proprietà
- Benefici dell'elicriso alle vie respiratorie
- Benefici dell'elicriso per uso esterno (uso topico)
- Benefici dell'elicriso come uso interno
- Come preparare l'oleolito di elicriso
- Elicriso elisir di giovinezza
- Parti utilizzate della pianta
- Benefici nella chemioterapia
- La storia di come le proprietà medicinali dell'elicriso siano arrivate sino a noi
- Come coltivare l'elicriso
- L'elicriso nelle usanze popolari
- Controindicazioni
- Fonti bibliografiche
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LA STORIA DI COME LE PROPRIETA' MEDICINALI DELL'ELICRISO SONO ARRIVATE SINO A NOI
Il nome dell'elicriso deriva dalle parole greche helios «sole» e krysos «oro» in riferimento al colore giallo dei suoi fiori, baciati dal sole splendente come l'oro.
Già al tempo degli antichi egizi si conosceva l'elicriso infatti al tempo del faraone Tolomeo (62/61 a.C. – 47 a.C.), è stato ritrovato raffigurato in molte pitture.
L'elicriso è menzionato in tutti i principali trattati medici della tradizione greca e romana. Basti pensare che Teofrasto (nel 3° secolo a.C. nella sua Historia Plantarum, il più antico trattato di piante medicinali esistente della tradizione occidentale) parla dell'elicriso per trattare le ustioni mescolato al miele. Dioscoride (1° secolo d.C.) parla di un vino di elicriso per trattare condizioni artritiche e la sciatica. E così Plinio il Vecchio (23 - 79 d.C.) lo citava per curare il dolore alla schiena, all'anca ma anche per problemi agli occhi e per i funghi della pelle.
Gli antichi romani e greci decoravano le statue degli dei con ghirlande di fiori di elicriso perchè il colore giallo oro dei fiori in pieno sole, dava l'effetto di una corona d'oro.
Con il Rinascimento si fa tesoro di quanto tramandato dagli antichi mettendo in pratica quanto scoperto ma senza nessuno studio effettivo o approfondimento della materia.
Pietro Andrea Mattioli (1501 – 1578) è stato un umanista, un medico e un botanico italiano. Nei suoi Discorsi e commenti parla dell'elicriso con grande dettaglio descrivendo con cura la pianta dicendo che sia Galeno che Dioscoride la usavano per provocare le mestruazioni.
Castore Durante (1529-1590) lo consigliava per trattare i disturbi al fegato e il catarro usando un vino medicinale infuso con capolini di elicriso. Oltre ciò lo consigliava per i morsi di serpente e per il sangue delle urine. Dice anche che i fiori cotti nel vino facevano andare via i pidocchi.
Bisogna però arrivare a Leonardo Santini (1904 – 1983), medico e farmacologo italiano per saperne di più su questa pianta. Infatti Santini ha dedicato buona parte della sua vita allo studio dell'elicriso ed è considerato il padre degli studi moderni sull'elicriso. Ha saputo fondere gli antichi insegnamenti con le sue scoperte, facendo fare un balzo in avanti allo studio di questa incredibile pianta. I suoi studi sono iniziati con i decotti di elicriso (decotto al 5% dei capolini essiccati) per curare, con successo, alcuni dei suoi pazienti che soffrivano di bronchite e tosse asmatica. Pubblicò numerosi articoli sull'argomento tra il 1949 al 1953 su riviste italiane che sancivano l'efficacia della pianta la cui attività clinica la assimilava al cortisone. Così come scoprì che era molto efficace come decotto per la cura della psoriasi.
Successivamente un altro studioso, Renzo Benigni (che ha scritto il libro Piante medicinali, chimica, farmacologia e terapia edito dalla casa editrice Inverni & Della Beffa nel 1962) ha ripreso gli studi di Santini. Successivamente iniziano a comparire sul mercato i primi sciroppo a base di elicriso venduto per combattere la tosse. Tuttavia poco dopo era stato tolto dal mercato perchè non c'erano studi tali da poter essere utilizzato. Solo nel 1981 si ritrova uno studio che afferma che su bambini affetti da bronchite il decotto di elicriso era molto efficace.
Da allora sono numerosi gli studi su questa pianta soprattutto sull'H. italicum... e la ricerca va avanti.
COME COLTIVARE L'ELICRISO
COME COLTIVARE L'ELICRISO
Sono pochissime le attenzioni che richiede:
- sole: tutto il giorno;
- temperatura: caldo;
- terreni: poveri o moderatamente fertili e molto ben drenati;
- annaffiature: resistente alla siccità richiedendo pochissime annaffiature giusto nelle specie giovani;
- potatura: non si pota;
- concimazioni: rare o assenti giusto se il terreno è particolarmente povero;
- malattie: non è soggetto a infezioni parassitarie. Il mal bianco può interessarla se c'è un'eccessiva umidità che può provocare anche il marciume radicale;
- moltiplicazione: per semina direttamente in campo all'inizio della primavera o per talea a fine estate.
Data la sua semplicità di coltivazione puoi far crescere l'elicriso nei giardini costieri e cittadini, rocciosi o sabbiosi o creare un grande prato o come bordura... insomma c'è di che scegliere .
L'ELICRISO NELLE USANZE POPOLARI
L'elicriso nella tradizione popolare ha numerosi nome:
- semprevivo, perpetuino in Italia, grazie al fatto che i suoi fiori restano sempre gialli e profumati anche secchi;
- scova de Santa Maria, munteddas o monteddas, scaviccìu, buredda, uscradinu tutti appellativi che ritroviamo in Sardegna (Italia) dove l'elicriso è particolarmente conosciuto e apprezzato:
- immortelle in francese;
- eterno in inglese;
- siempreviva in spagnolo.
Come si vede quasi tutti questi nomi ricordano il fatto che mantiene i fiori gialli e profumati anche con la pianta secca, un fenomeno unico.
CONTROINDICAZIONI
Non ci sono controindicazioni o avvertenze particolari riguardo al suo uso se non per accertata allergia alla pianta.
BIBLIOGRAFIA
I testi che usiamo per scrivere i nostri articoli li puoi trovare a questa pagina.
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