Lontra, chi è e come vive
La foca monaca, splendido animale del Mediterraneo è una specie ormai molto rara da vedere in quanto purtroppo in via di estinzione.
IN QUESTO ARTICOLO PARLEREMO DI:
- Classificazione scientifica
- Dati generali
- Habitat e distribuzione geografica
- Carattere, comportamento e vita sociale
- Caratteristiche fisiche
- Comunicazione e percezione
- Abitudini alimentari
- Riproduzione e crescita dei piccoli
- Da chi sono predate
- Stato della popolazione
- Curiosità
CLASSIFICAZIONE SCIENTIFICA
La foca monaca scientificamente è la specie Monachus monachus, appartiene alla famiglia Phocidae, all'ordine Carnivora, alla classe Mammalia, subphylum Vertebrata, phylum Chordata e al regno Animalia.
DATI GENERALI
- Lunghezza del corpo : circa 2,5 m (dalla punta della coda alla punta del naso)
- Peso: 300 - 315 kg
- Durata della vita: 20-30 anni
- Maturità sessuale: 4 - 6 anni
HABITAT E DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA
La Foca monaca (o del Mediterraneo) è un animale che un tempo era molto diffuso nel Mar Mediterraneo e in tutti i mari adiacenti mentre oggi invece la sua distribuzione è frammentata in numerose piccole popolazioni ed è considerato uno degli animali più rari del mondo. Si ritrovano pochi esemplari nel Mediterraneo, nelle isole dello Ionio e dell'Egeo, lungo le coste della Grecia e della Turchia occidentale. Esistono poi ancora due colonie nella parte sud-orientale del Nord Atlantico a Cabo Blanco al confine tra Mauritania e il Sahara occidentale e nelle isole Desertas (isole del gruppo delle isole di Madera che si trovano a metà strada tra le Azzorre e le Canarie).
Non esiste un vero e proprio habitat ideale ma si ritrova lungo le acque costiere calde o temperate. Sono considerati degli animali timidi e per questo non entrano in contatto con l'uomo e vivono per lo più all'interno di grotte con gli ingressi sotto il mare (per evitare l'accesso ai predatori terrestri), soprattutto le femmina quando devono partorire mentre i maschi si ritrovano anche nelle spiagge.
I due parenti più prossimi della Monachus monachus sono la Monachus tropicalis (foca monaca dei Caraibi) ormai estinta e la Monachus schauinslandi (foca monaca hawaiana) anche lei in pericolo di estinzione. Tutte e tre le specie (ormai due) sono gli unici pinnipedi ad abitare esclusivamente le zone a bassa latitudine con le acque temperate e tropicali tanto che gli studiosi ancora non sono concordi nello spiegare come mai queste specie si siano spinte così a sud. Una cosa è però certa e sulla quale tutti sono d'accordo: queste specie sono considerate dei fossili viventi in quanto è stato appurato che, nonostante gli adattamenti che nel tempo hanno avuto alle diverse situazioni climatiche e ambientali, hanno mantenuto le loro caratteristiche ancestrali.
La foca monaca è un animale per lo più solitario ma si può trovare anche in gruppi più o meno grandi.
E' un'ottima nuotatrice tanto che in acqua riesce ad avere la meglio anche di uno squalo.
La sua vita si svolge in acqua tanto che alcuni studiosi sostengono che in acqua è socialmente molto più attiva che sulla terra ferma.
CARATTERISTICHE FISICHE
La foca monaca ha un corpo allungato e robusto, provvisto di un mantello di colore variabile dal marrone al grigio più o meno scuro e con i fianchi e la parte ventrale più chiara (i maschi hanno in genere una macchia chiara nel ventre e il mantello più scuro). Spesso il corpo è macchiato e ricoperto da numerose cicatrici: dorsalmente sono più frequenti nelle femmine, cosa che suggerisce che siano state inflitte dai maschi durante l'accoppiamento; mentre le cicatrici ventrali, soprattutto nella zona del collo, sono più frequenti tra i maschi e suggeriscono che siano il risultato di lotte, durante la stagione degli amori. Il mantello è ricoperto da peli che negli adulti sono talmente corti e ispidi da far sembrare l'animale raso.
E' un mammifero che raggiunge una lunghezza di circa 2,5 m con un peso di circa 300-315 kg e i maschi sono leggermente più grandi delle femmine.
La testa è arrotondata, con un muso tondo con due grandi occhi ben distanziati tra loro, due grandi narici ai cui lati si trovano cinque file (righe) di lunghi baffi (o vibrisse) di colore in genere chiaro, lisci e particolarmente sensibili che aiutano l'animale a individuare i pesci in acqua attraverso i loro movimenti.
Rispetto al corpo lungo e massiccio le pinne risultano brevi. Quelle anteriori sono provviste di artigli lunghi 2,5 cm mentre quelle posteriori hanno artigli molto poco sviluppati.
E' un animale soggetto a muta periodica.
E' in grado di immergersi fino a 70 m alla ricerca del cibo trattenendo il respito anche per 10 minuti.
COMUNICAZIONE E PERCEZIONE
Le foche monache comunicano tra loro soprattutto attraverso le vocalizzazioni per avvertire di un pericolo o se qualcosa non va bene emettono diversi tipi di suoni, soprattutto in acqua.
Alcuni studi sembrano dimostrare che l'udito e la vista siano più sviluppati in acqua piuttosto che nella terra ferma e che vengono percepiti meglio gli oggetti in movimenti rispetto a quelli fermi.
E' stato osservato che quando dormono, non sono sensibili ai rumori cosa che gli ha valso numerosi problemi nell'antichità(vedi paragrafo "curiosità).
ABITUDINI ALIMENTARI
E' una foca che caccia di giorno lungo la costa nutrendosi di una grande varietà di pesci quali anguille, razze, sardine, tonno, aragoste, sogliole e triglie oltre che cefalopodi quali polpi e calamari.
Per cercare le sue prede si immerge fino a 70 m di profondità.
RIPRODUZIONE E CRESCITA DEI PICCOLI
La maturità sessuale viene raggiunta sia dalla femmina che dal maschio intorno ai 4-6 anni.
Il periodo in cui si accoppia è prevalentemente tra settembre e novembre (anche se può avvenire durante tutto l'arco dell'anno) e in genere avviene dentro l'acqua. Dopo l'accoppiamento il maschio non resta con la femmina e l'allevamento dei figli è affidato solo a quest'ultima.
La gestazione dura circa 11 mesi al termine della quale nasce in genere 1 solo cucciolo che pesa circa 15-20 kg ed è lungo 80-100 cm. Il piccolo ha un mantello lanuginoso di colore nero chiazzato di bianco o di giallo sul ventre che dopo quattro-sei settimane diventa di colore grigio argentato e via via più scuro con l'età.
Per partorire le femmine si isolano e si rifugiano in grotte che difendono attivamente dalle altre foche.
Il piccolo è allattato dalla madre che è provvista di quattro capezzoli retrattili e grazie al latte, particolarmente nutriente, la crescita fino allo svezzamento è rapida, con un aumento significativo in termini di dimensioni nelle prime due settimane di vita del cucciolo.
Il piccolo di questa foca inizia a entrare in acqua già durante la prima settimana di vita e vi rimane per la maggior parte tempo seguito dalla madre che per circa 6 settimane non lo lascia mai solo, neanche per mangiare, vivendo a spese del grasso accumulato durante l'anno.
Il cucciolo è svezzato intorno ai 4-5 mesi di età ma rimane con la madre fino a circa di 3-4 anni di età.
Il tasso di mortalità nei cuccioli è molto alto ed è stato stimato intorno al 50% entro i primi due mesi di vita.
DA CHI SONO PREDATE
Le foche monache in genere non hanno predatori (se si esclude l'uomo) anche se alcuni studiosi gli attribuiscono le orche e gli squali.
STATO DELLA POPOLAZIONE
La foca monaca è classificata nella Red list dell'IUNC tra gli animali in pericolo critico di estinzione in natura, ENDANGERED (EN): la popolazione mondiale è stata stimata in 350-450 individui tra i quali quelli che vivono nel Mediterraneo orientale, con una popolazione stimata di circa 250-300 individui, sono i più minacciati e di questi circa 150-200 vivono lungo le coste greche e circa 100 in Turchia. Si ritrovano poi circa 130 individui nella zona di Cabo Blanco (Sahara occidentale, Mauritania) e circa 20 nell'isola Desertas (isola del gruppo delle isole di Madera, a metà strada tra Azzorre e Canarie) oltre qualche individuo avvistato qua e la lungo le coste dell'Algeria. La popolazione di Cabo Blanco è considerata molto importante in quanto è l'unica che conserva ancora la struttura di una colonia mentre tutte le altre popolazioni sono piccoli gruppi in genere formati da meno di 5 individui.
Tra tutti i mammiferi nel Mediterraneo, è la specie più minacciata di estinzione. In base a quanto riporta la storia il declino di questa specie è iniziato tanti anni fa, già in epoca romana. Veniva cacciata per la sua carne; per ricavarne medicine (il grasso veniva usato anche per curare ferite e contusioni mentre le pinne per combattere l'insonnia); per il grasso (per le lampade a olio e le candele di sego); per la pelliccia (per ricavarne tende, scarpe, vestiti). In seguito alla caduta dell'Impero romano e quindi a una diminuzione della domanda, la popolazione ha iniziato una leggera ripresa (anche se non ai livelli precedenti). Con il Medioevo lo sfruttamento ha ripreso in maniera massiccia tanto che le popolazioni di foca monaca hanno iniziato a spostarsi dalle spiagge, alle grotte o comunque alle rupi inaccessibili all'uomo. Successivamente le guerre, la rivoluzione industriale, il turismo, la pesca industriale hanno portato alla situazione attuale.
Oggi i pericoli maggiori sono infatti rappresentati dalla distruzione dei suoi habitat naturali e dalla concomitante pressione umana lungo le coste; dall'inquinamento; dal fatto di restare impigliate nelle reti da pesca ma soprattutto dalla caccia a opera di scellerati pescatori che la vedono come una concorrente per il pesce che mangia (soprattutto nel Mediterraneo orientale) tanto che quest'ultima è considerata la principale causa di morte di questo animale. Oltre tutto ciò c'è da dire che hanno un tasso di mortalità neonatale pari al 50% entro i primi due mesi di vita dei cuccioli questo dovuto sia alle improvvise alte maree ma soprattutto alla debolezza congenita dovuta alla scarsa variabilità genetica.
Oggi è una specie tutelata e sono state istituite diverse aree protette appositamente per questa specie: una nelle isole Desertas e una nelle isole Sporadi settentrionali in Grecia, nel parco marino nazionale.
Queste però sono solo piccole gocce che certamente non stanno fermando il rapido declino di questa popolazione soprattutto perchè l'interazione negativa con la popolazione dei pescatori e l'impoverimento della variabilità genetica, sono le principali minacce per le specie.
La Monachus monachus è elencata nell'Appendice I del CITES (Convenzione sul commercio internazionale di specie di fauna e flora minacciate d'estinzione, nota semplicemente come "Convenzione di Washington") che comprende le specie minacciate di estinzione il cui commercio è consentito solo in casi eccezionali; nell'appendice II della Convenzione di Berna (Convenzione per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa); nella Convenzione di Bonn o CMS (Convenzione sulla Conservazione delle Specie Migratrici degli animali Selvatici); nella Direttiva Habitat della UE per la conservazione della natura.
CURIOSITÀ
Il nome comune di questa specie foca monaca deriva dal fatto che il colore del mantello degli adulti ricorda i sai dei frati da cui il nome.
L'immagine al lato è un dettaglio di una hydria ceretano (un tipo di anfora greca usata per trasportare l'acqua) del 520-510 a.C. che rappresenta una foca monaca.
Ne parla Omero, Plutarco e Aristotele ed era considerata dai pescatori e dai marinai, un simbolo di buon augurio e buona fortuna.
Nell'antichità inoltre per il fatto che si era osservato che avesse un sonno molto profondo, era cacciata per le sue pinne, usate come cura per l'insonnia.
Bibliografia
I testi che usiamo per scrivere i nostri articoli sugli animali li puoi trovare a questa pagina.
Bibliografi online
(en) Monachus Guardian