Camellia Flower Blight è arrivata in Europa
foto dott. Luther Baxter
Nel 1998 alcune riviste specializzate straniere hanno reso noto che la più importante malattia della camelia, chiamate Flower Blight, ha raggiunto anche l’Europa.
Conoscendo bene la sue cattive abitudini c’è da aspettarsi che, quanto prima, arrivi anche da noi. Per non farci trovare impreparati ad affrontarla e per limitare la sua attività, come già fatto in tanti altri Paesi, è bene divulgare quanto più possibile, notizie relative al suo ciclo vitale, a come si diffonde, ma soprattutto quali sono le principali modalità per tenerla sotto controllo.
La notizia che la più importante e devastante malattia della camelia è riuscita a superare tutte le severe misure precauzionali imposte dai vari centri fitosanitari di tanti Paesi Europei, è giunta di sorpresa.
Scoperta fin dal 1919 ad Hara in Giappone, con il nome di Sclerotinia camelliae Hara e, successivamente, nel 1979 sostituito con Ciborrinia camelliae Kohn è rimasta invincibile ad ogni controllo fino ai giorni nostri e si è dimostrata sempre implacabile, subdola ed instancabile, capace di superare montagne, deserti e persino oceani. Dal Giappone infatti raggiunse nel 1938 dapprima la California ed in seguito gran parte degli Stati uniti:
Per oltre cinquant’anni, sembrava che questa malattia dovesse convivere solo con i cameliofili della Cina, Giappone ed USA e che le severe misure fitosanitarie di tutti gli altri paesi riuscissero a bloccare la sua diffusione. Purtroppo dapprima la Nuova Zelanda (1993) ed in seguito anche l’Europa (1998) hanno subito il contagio di questa malattia.
E’ il fungo che produce la così detta Flower Blight, specifico per la sola Camelia e per nessun’altra pianta, e per il solo fiore, quindi nessun’altra parte della pianta viene infettata.
L’inizio della malattia ha luogo non appena i petali incominciano a mostrare il loro colore. I primi sintomi appaiono come piccole macchioline marron scuro sui petali, che gradualmente si allargano sempre di più a partire dalla parte basale dei petali, e rapidamente nel giro di uno o due giorni, infettano l'intero fiore.
L’infezione è prodotta dal fungo che assorbe il nutrimento dai petali causando la loro fermentazione (figura al lato).
foto dott. Luther Baxter
A mano a mano che i tessuti cambiano colore le vene dei petali tendono a diventare più scure, mettendo cosi in maggiore evidenza che il fiore è stato infestato dal fungo, a differenza di quanto viene prodotto dal forte vento o dalla pioggia sulla punta dei petali (figura al lato).
foto dott. T.M. Stewarb
Un’altra caratteristica della malattia viene messa in evidenza dalle ife dei funghi che si sviluppano nella parte basale del fiore. Esse infatti formano un collare di colore grigio topo a forma di ovatta (foto sotto a sinistra). Questa caratteristica si differenzia da quanto è possibile vedere sempre nello stesso posto, quando la camelia è stata aggredita dalla Botrytis (foto sotto al centro).
foto dott. T.M. Stewarb
foto dott. T.M. Stewarb
foto dott. Luther Baxter
Al termine dell’infezione i fiori cadono sul terreno e continuano a mantenere per alcuni giorni la loro forma e la loro solidità. Durante questo periodo il fungo continua a svolgere il suo compito, sia nella parte basale del fiore ancora sull’albero, sia nei fiori caduti, fino alla formazione di corpi duri, bruno scuro fino a nero, chiamati Sclerozi.
A questo punto è bene mettere in evidenza che nessuna spora viene prodotta dal tessuto del fiore colpito dal fungo e pertanto l’infezione non si può trasferire da un fiore all’altro, come avviene invece per la Botrytis e altre malattie. Questo particolare è l’unica cosa bella che s’incontra esaminando tutte le altre brutte qualità del fungo.
Gli sclerozi rimangono dormienti (o in letargo) sul terreno o dentro, o nel materiale costituente la pacciamatura durante l’estate e la prima parte dell’inverno. Essi possono restare attivi nel terreno per 1-5 anni. Diventano attivi ed incominciano a germinare a metà inverno o inizio primavera, secondo la temperatura ambientale. Ciò significa che essi sono attivi quando la maggioranza delle camelie è in fiore. Gli sclerozi germinano producendo uno o più piccoli corpuscoli color marrone sostenuti da un sottile gambo ed aventi la forma di un piattino: i così detti apoteci grandi 1-2 cm (foto al alto).
foto dott. Luther Baxter
E proprio dalla parte superiore degli apoteci che viene espulso, con una certa violenza, un grandissimo numero di spore, quando essi raggiungono la maturità e la temperatura e l’umidità sono favorevoli, per una durata di circa 7-14 giorni.
Le spore possono, se trasportate dal vento, coprire distanze di alcuni chilometri.
Il fungo della Ciborrinia si sviluppa bene quando la temperatura è tra i 10-20°C e l’umidità è elevata, molto meno bene a temperature inferiori o superiori e subisce un notevole calo in periodi di siccità (15-20 gg). Non è quindi attivo in autunno e al principio dell’inverno.
Allo stato attuale non è stato ancora individuato un completo ed effettivo rimedio contro il fungo della Ciborrinia Camelliae Konh, in ogni caso misure preventive si sono dimostrate altamente efficaci.
Fra le diverse strategie proposte per rompere il ciclo vitale del fungo e che hanno dato ottimi risultati, vi elenchiamo alcuni suggerimenti:
- tenere il terreno sottostante le camelie libero da qualsiasi tipo di vegetazione, in quanto gli sclerozi crescono bene in terreni umidi e ricoperti da erbacce;
- rimuovere al più presto tutti i fiori caduti al suolo e distruggerli con il calore e con l’interramento profondo (almeno 80 cm) in quanto possono causare nuove infezioni;
- qualora i fiori denotino la presenza della malattia, quando ancora sulla pianta, è buona norma raccoglierli e metterli in acqua bollente prima ancora di lasciarli cadere al suolo;
- il terreno che si trova sotto le piante, sia in piena terra che in vaso, deve essere rimosso per almeno 2-3 cm di profondità e sostituito con substrato nuovo, o privo di terra (pacciamatura con materiali vari). Il terreno asportato deve essere trattato con il calore od interrato ad almeno 80 cm di profondità. Per le piante in vaso molti coltivatori suggeriscono di cambiare l’intero terreno (bare rooting camellias).
- dopo tali operazioni il terreno (per le piante in piena terra) deve essere ricoperto con film plastico. Questo va messo un po’ prima del periodo di fioritura ed impedisce la fuori uscita degli apoteci e quindi la diffusione di spore. A fine fioritura il foglio può essere tolto. Questo procedimento facilita inoltre la raccolta dei fiori caduti.
- in sostituzione del foglio di plastica può essere impiegato uno spesso strato di corteccia di pino o di scaglie (squame) di pigne.
- annuale potatura della pianta per mettere all’aria di circolare ed al sole di entrare e ridurre in tal modo l’umidità intorno al fiore.
- necessità di aderire alle severe norme disposte dai vari centri fitosanitari in materia di import-export. Le talee acquistate o vendute all’estero debbono essere prive di fiori e radici e vanno fatte radicare su substrati nuovi opportunamente sterilizzati.
I coltivatori di camelie hanno ora a disposizione prodotti chimici che facilitano la loro lotta contro il fungo, compresi in due categorie:
- quelli che impediscono infezione del fiore quando colpiti dalle spore;
- quelli che impediscono la produzione delle spore stesse.
Il servizio fitosanitario della Regione Lazio può suggerire il tipo di fungicida più adatto in commercio, con relative direttive per l’impiego dei prodotti.
Allo stato attuale, adottando tutti i suggerimenti ed i risultati fino ad ora raggiunti, il fungo in esame non è più uno spauracchio invincibile subdolo ed inarrestabile. In Cina, Giappone, USA ed ora anche in Nuova Zelanda, la coltivazione della camelia procede regolarmente senza traumi nè drammi; i produttori di camelie continuano a vendere milioni di camelie all’anno perché essi hanno imparato a convivere con la malattia e conoscono come tenerla a freno.
Il fungo ciborrinia, grazie alla grande resistenza posseduta dagli sclerozi, rappresenta uno dei miceti più difficile da combattere, come del resto tutti quelli che lasciano nel terreno organi d’ibernamento aventi spiccate capacità di vita saprofitaria, come Botrytis, Sclerotinia, etc. A tutto questo va aggiunto che ogni apotecio può diffondere milioni di ascospore che portate dal vento possono diffondersi a distanza anche di chilometri.
Quando poi lo sclerozio trova ottime condizioni di vita (terreno umido, ricco di vegetazione, e clima sui 10-20°C) gli apoteci e le ascospore si sviluppano ancor più numerosi.
Se poi si considera che la camelia è una pianta che ha un’ampia diffusione e che le ascospore ignorano i confini di ogni proprietà è molto difficile trovare le modalità per difendere i fiori dal loro attacco.
Sulla base della mia lunga esperienza nella coltivazione della camelia (oltre 30 anni) desidero dare alcuni consigli ai cameliofili.
Una delle più importanti precauzioni per tenere sotto controllo il fungo ciborrinia sono le cure ed attenzioni con una regolare potatura e ingresso nella sua chioma dell’aria e del sole per ottenere fiori meno impregnati di umidità (dove le ascospore crescono bene).
Per chi possiede camelie in vaso è bene non bagnare i fiori ma il solo terreno, ponendoli in periodi di pioggia in luoghi più riparati.
Per quanto riguarda le grandi coltivazioni suggerisco quanto da me fatto, cioè importare dall’estero talee prive del fiore e delle radici. Inoltre nelle serre sotto le reti ombreggianti sospendere, all’epoca della fioritura, l’innaffiamento a pioggia e adottare l’irrigazione a goccia, mandando l’acqua ai singoli vasi, ognuno con il proprio tubicino.
Una buona norma è quella di coltivare camelie sia in grossi vasi che in piena terra limitando la loro altezza sui 2-3 m. E’ così possibile avere piante sempre ben curate, ben potate, ma soprattutto sono grandemente facilitate le operazioni per eliminare i fiori colpiti da malattie.
I grandi alberi specie se fatti crescere contro i muri o murati vivi in piazzali coperti dal cemento rappresentano solo grandi sempreverdi, con tante foglie e pochi fiori difficili da tenere sotto controllo e senza alcun valore.
Sarebbe bene inoltre che le notizie che vengono date per combattere la ciborrinia venissero divulgate a più ampio raggio dai mezzi di comunicazioni e dagli enti che hanno a cuore la salute delle piante e la salvaguardia del paesaggio.
Come ultimo consiglio è importante osservare le prescrizioni fitosanitarie emanate dai servizi fitosanitari regionali ed in particolare l’obbligo di segnalare a detti centri la presenza di eventuali fitopatie manifestate dai vegetali oggetto di riproduzione o commercializzazione.
Per chi possiede solo poche piante, la segnalazione può essere fatta al responsabile regionale o direttamente al centro fitosanitario più vicino.
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