Deriva dei continenti: da quando, come e fino a quando danzeranno le zolle?
Siamo arrivati a 500 milioni di anni fa, percorrendo in un sol colpo 4 miliardi di anni, impiegati per costruire il substratum portante della crosta terrestre, caratterizzato da un complesso di formazioni prevalentemente metamorfiche attraversate o intercalate da rocce eruttive, a testimonianza di intensi movimenti tettonici subiti dai sedimenti depositatisi durante quel lungo periodo.
L'intensa tettonizzazione dei terreni, sia a opera del metamorfismo termico che dinamico non consente, sulla base delle sole caratteristiche litologiche e in assenza di tracce indicative di fossili, una correlazione delle formazioni Prepaleozoiche affioranti a distanze di migliaia di chilometri
Nonostante le limitazioni sopra indicate lo studio delle formazioni più antiche della terra ha condotto i geologi ad appurare eventi fondamentali per una ricostruzione paleogeografica del globo, in particolare:
- la presenza di ripetuti depositi morenici dimostra che non è sostenibile l'ipotesi che per i primi miliardi di anni il pianeta Terra sia stato interessato da temperature più elevate rispetto a quelle attuali, ma che viceversa in più occasioni vaste aree del globo sono state interessate da glacialismi, specie in Australia, India e Africa meridionale;
- l'insieme del complesso litoide attualmente estremamente rigido, dopo aver subito diversi cicli orogenetici non più distinguibili tra loro, costituisce estese unità cratoniche poste alla base dei vari continenti. Sono suddivisibili nei vari Scudi rilevati nell'America del nord, Scozia, Asia, Australia, etc, cioè l'insieme di varie unità tettoniche costituenti le catene montuose del Prepaleozoico.
Fin dai primi studi geologici fu messa in dubbio l'ipotesi che il substrato prepaleozoico si fosse formato su una superficie globale abbracciante tutta la Terra, anche perché da qualche secolo si era costatato che molte coste dei continenti potevano combaciare, nonostante che distassero migliaia di chilometri tra loro. Inoltre con il proseguire degli studi geologici si costatò che varie formazioni geologiche anche sulla base del contenuto dei fossili erano correlabili al di qua e al di là delle aree oceaniche. Varie furono le ipotesi per spiegare quanto costatato nelle ricerche, ma per arrivare a una spiegazione sul meccanismo del fenomeno bisognava aspettare il 1915 a opera di Alfred Wegener, meteorologo, padre della Teoria della Deriva dei Continenti che sosteneva che i continenti si spostano principalmente a opera delle forze centrifughe dovuta alla rotazione della Terra. La teoria di Wegener, per quanto rappresentasse un notevole passo avanti nella spiegazione del fenomeno, non incontrò il favore degli studiosi in quanto si obiettò che la crosta terrestre era troppo rigida per permettere una deriva dei Continenti e inoltre la forza centrifuga era troppo debole per vincere la resistenza offerta dal basamento al movimento di enormi masse come i continenti.
Tuttavia gli studi portarono a una prima conclusione: gli attuali Continenti, o forse più precisamente le attuali grandi placche terrestri, una volta dovevano far parte di un unico continente che si estendeva da un'estremità polare all'altra, non necessariamente coincidenti con gli attuali poli.
Rimaneva solo da dimostrare come fosse avvenuta la separazione delle placche. La spiegazione giunse solo pochi decenni fa e, inaspettativamente, non a seguito delle ricerche sulle terre emerse, ma sui fondali degli oceani.
Infatti, prima di tali ricerche era logico ritenere che il fondo degli oceanici doveva essere il luogo di accumulo di enormi quantitativi di sedimenti provenienti dal dilavamento delle terre emerse, distribuiti e livellati dalle correnti oceaniche note da tempo. I rilevamenti oceanografici misero invece in evidenza profonde incisioni separate da rilievi più pronunciati di quelli delle terre emerse, interessati da complessi sistemi di fratture, come sono facilmente osservabile in qualsiasi recente atlante terrestre.
Altra informazione inaspettata è quella relativa all'intensa attività vulcanica dei fondali oceanici, caratterizzata da fuoriuscita di basalti lungo le dorsali oceaniche con conseguente crescita dei fondali oceanici la cui espansione di fatto genera delle spinte laterali verso le placche terrestri, allontanando le une dalle altre.
In sintesi la teoria della Deriva dei Continenti di Wegener dopo 50 anni trova la sua riabilitazione se si precisa che lo spostamento dei Continenti non avviene per movimenti tra essi e il sottostante substrato rigido della crosta terrestre, ma tra tutto il complesso litosferico e il mantello, ove le alte temperature rendono il materiale fluido e quindi con basso coefficiente di attrito riguardo masse soprastanti rigide in movimento.
Come schematicamente indicato nella tavola posta a lato, la distribuzione delle placche abbraccia tutto il globo e ben chiara è la distribuzione dei vulcani lungo le linee di frattura e i bordi delle zolle.
La fuoriuscita di basalto lungo le dorsali longitudinali delle fosse oceaniche, nell'esercitare una pressione contro le pareti delle zolle che delimitano le fosse, fa si che gli oceani si vadano sempre più allargando alla velocità di qualche centimetro l'anno. Sulla base di questa constatazione che si è calcolato che la formazione degli attuali oceani abbia avuto luogo 200 milioni di anni fa, cioè quando gli attuali continenti erano un unico blocco chiamato Pangea.
Tuttavia si ha la convinzione che il processo della deriva delle Zolle sia sempre esistito e che abbia interessato tutto il complesso stratigrafico del Prepaleozoico. Comunque quello che ci riguarda un po' più da vicino è il ciclo in atto iniziato alla fine del Paleozoico. Gli studi geologici vanno sempre più confermando il processo graduale di scollamento dei vari continenti, che trascinati dal substrato rigido hanno assunto l'attuale reciproca posizione.
Lo studio geologico va sempre più confermando lo smembramento dei continenti e l'attualità del meccanismo della Deriva delle Zolle. Come vedremo nel proseguire il viaggio che abbiamo intrapreso, costateremo che tutti i fenomeni tettonici sono legati a esso, tanto da vedere l'Africa sparire sotto l'Europa e tante altre manifestazioni per molti versi ritenute eccezionali.
FONTI BIBLIOGRAFICHE
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