Antiglobalizzazione, ambiente: finalmente lo stato scopre che la salute è più importante dell'effetto serra e dei buchi nell'ozono
In queste ultime settimane l'opinione pubblica è stata interessata da tre eventi: due a carattere internazionale vale a dire il Summit sull'ambiente a Bonn e la Riunione del G8 a Genova.
Il terzo evento invece, strettamente d'interesse italiano, è la Vertenza giudiziaria a Venezia per l'inquinamento dell'area di Porto Marghera da parte degli impianti petrolchimici, ove lo Stato si è costituito parte civile con una richiesta di risarcimento di 71.000 miliardi di lire.
A Bonn si terrà dal 16 al 27 luglio un summit sull'ambiente per esaminare la situazione nel mondo a distanza di tanti anni dagli accordi di Kyoto, ove furono stabiliti i parametri per la riduzione dell'emissione di anidride carbonica e dei cosìdetti gas serra.
Accordi che non sono ancora entrati in vigore, in quanto poche decine di stati sui 170 che avevano siglato il protocollo di Kyoto, hanno ratificato gli accordi, mentre tutti gli altri, capeggiati dagli Stati Uniti d'America, si sono rifiutati di farlo o ci stanno riflettendo sopra.
Il rifiuto è giustificato dall'elevato costo degli interventi sugli impianti industriali, dalle perplessità di alcuni scienziati sull'effettiva responsabilità dell'emissione di gas da parte dell'industria e dei trasporti, promovendo in ogni caso altre soluzioni senza intervenire direttamente sulle cause dell'inquinamento, ricorrendo ad altri interventi più o meno ameni, come quello di incentivare la vegetazione sfruttando la sintesi clorofilliana delle piante, ottenendo così l'assorbimento dell'anidride carbonica (sic!).
Tra l'altro la percentuale di riduzione dei gas inquinanti entro il 10%, come prevista dagli accordi di Kyoto, è frutto di un compromesso, preso ben sapendo che rappresentava un valore irrisorio per ridurre sensibilmente l'inquinamento, ma fu considerato un primo passo avanti per risanare l'ambiente.
Con gran tempestività sulla stampa sono state divulgate le conclusioni del rapporto sull'andamento del clima e delle previsioni a lunga scadenza, cioè alla fine dell'attuale secolo, redatto dal Comitato Intergovernmental Panel on Climate Change-Ipcc, insediato dall'ONU. Si tratta di un rapporto di 2.000 pagine in cui sono raccolte le opinioni di 3.000 scienziati.
Al momento disponiamo solo delle conclusioni del rapporto riportate dai mass-media, che sono veramente catastrofiche se l'umanità non corre ai ripari per porre rimedio all'inquinamento del Globo. Il rapporto prevede che perdurando l'attuale tasso di emissione di gas nell'atmosfera, la temperatura media globale potrebbe aumentare alla fine del secolo di 5,8°. Su questi valori abbiamo qualche riserva, come vedremo più avanti.
Ma la conclusione più grave sono le accuse dirette agli Stati Uniti, diffidando il Presidente a non usare la scienza come scusa se non vuole ratificare il protocollo di Kyoto, perché cosa deve pensare l'uomo della strada sulla serietà della scienza se, pochi mesi fa, il Presidente a sostegno del suo rifiuto a ratificare gli accordi di Kyoto, citava le conclusioni di uno studio fatto da valenti scienziati. E' la politica ad avere l'ultima parola, alterando e travisando le conclusioni di uno studio scientifico, approfittando che nel campo meteorologico molte sono le incertezze nell'elaborare modelli previsionali anche a breve e medio termine.
Enorme rilievo viene dato dai mezzi di comunicazione alla prossima riunione a Genova del G8, dal 20 al 21 luglio, specie dopo quanto accaduto a Goteborg in Svezia, privilegiando nelle informazioni i preparativi e gli accorgimenti per evitare disordini ed episodi di violenza verificatisi da diverso tempo in tutte le riunioni internazionali., ma ben poco si sa sui temi che saranno affrontati nella riunione. Sembra che verrà trattato anche il problema ambientale, sperando che, come in altre occasioni, non si concluda con un nulla di fatto.
Certamente il Summit del G8 a Genova tratterà argomenti prevalentemente di strategia economica, essendo questa lo scopo per la convocazione dei capi di Stato, ma non potrà completamente ignorare il rapporto sulla salute del Globo e dei suoi abitanti, perché le scelte economiche devono tener conto anche delle situazioni ambientali.
Se non lo facessero sarebbero dei pericolosi incoscienti. Purtroppo l'incontro del G8 si concluderà molto prima di quello di Bonn, per cui potrebbero rinviare ogni decisione dopo i risultati della riunione di Bonn, oppure verranno presi degli accordi di natura politica che, ovviamente, potrebbero influenzare le conclusioni di una riunione prettamente ambientale come quella di Bonn. Sarebbe stato più utile che la riunione prettamente tecnica, cui partecipano scienziati di tutto il mondo, avesse preceduto quella del G8, in modo da vincolare la politica, senza dare l'opportunità ai Capi di Stato di sottrarsi dal prendere decisioni per salvare l'ambiente.
Chi dei nostri lettori ha avuto la pazienza di leggere i vari articoli della rubrica Clima e Ambiente, avrà costatato che le nostre critiche sono indirizzate ai mass-media che, nel riportare dati contingenti sulla situazione meteorologica e sulle sostanze inquinanti disperse nell'aria, nelle acque e sul terreno, enfatizzano con toni drammatici le previsioni climatiche su un futuro a breve, medio e lungo termine, paventando estati torride (previsioni regolarmente smentite con l'arrivo dei primi temporali), allargamento del buchi nell'ozono (che poi senza una precisa ragione si ristringono), desertificazione di interi continenti, con tutte le conseguenze sulla fauna e la flora (in parte dovute allo scriteriato intervento dell'uomo e non al clima).
Sono argomenti sui quali anche i più valenti scienziati, conoscendo i limiti delle ipotesi, sono discordi nel valutarne l'entità e le origini, anche perché non è facile discerne in un cambiamento climatico quanto possa essere attribuito a cause naturali non del tutto chiare e quanto invece vada messo in relazioni alle attività umane.
Viceversa, salvo poche eccezioni, ben poco risalto viene dato all'aspetto più negativo legato con sicurezza all'inquinamento: la salute delle popolazioni che lavorano o vivono nei pressi degli impianti che emettono sostanze nocive, specie allo stato gassoso.
Da oltre 50 anni organizzazioni ambientaliste hanno con caparbietà denunciano i rischi di tali inquinamenti, ma sono state ignorate non solo dai responsabili degli impianti di Porto Marghera, ma anche dalle istituzioni preposte ai controlli e alla salvaguardia della popolazione.
L'apprendere che è in corso una vertenza giudiziaria, per individuare i responsabili che hanno reso invivibile la zona di Porto Marghera, genera non poca soddisfazione e a maggior ragione sapere che lo Stato si è costituito parte civile chiedendo un risarcimento per danni pari a 71.000 miliardi.
Tuttavia è spontaneo porsi una domanda: è possibile allo Stato costituirsi parte civile se anche lui ha svolto un ruolo di correità?
Non sappiamo prevedere come finirà la vertenza, ma stando ad altre vertenze, inchieste e perizie instaurate in altre occasioni non ci facciamo illusioni: le conclusioni arriveranno chi sa quando e se arriveranno.
Nei limiti delle nostre possibilità, vi terremo informati su tutti e tre gli eventi trattati in quest'articolo.
Dott. Pio Petrocchi