Riqualificazione ambientale: un parco urbano da un parcheggio
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riqualificazione ambientale: un parco urbano da un parcheggio
La riqualificazione ambientale è ormai divenuta un argomento di pubblico dominio, date le condizioni di vita nei grandi agglomerati urbani e nelle aree industriali. All’interno del dibattito che ne è scaturito la concezione di area verde si è venuta radicalmente modificando, tanto che questa non è più intesa in termini di mero standard urbanistico, ma in primo luogo come indicatore della qualità ambientale globale del territorio. La scelta delle piante per la costituzione di un’area verde deve perciò tenere conto di questo nuovo approccio, considerando che le piante assolvono a molte funzioni paesaggistiche, influenzano il mesoclima ed il microclima, possono essere utilizzate per filtrare le polveri prodotte dal traffico veicolare o per ridurre il rumore, tollerano in vario modo condizioni ambientali particolari (Miller, 1997).
Il miglioramento della qualità della vita nelle zone caratterizzate da inquinamento atmosferico può passare perciò anche attraverso la realizzazione di nuove aree verdi od il recupero delle esistenti, attuati con una scelta delle specie motivata non solo da finalità estetiche.
L’Amministrazione comunale di Fiorano Modenese ha promosso e realizzato nel 1998 un progetto di riqualificazione ambientale di un’area, Piazza della Ceramica, originariamente adibita a parcheggio per autoveicoli, trasformandola in un parco urbano.
Si è trattato di un intervento dalle modeste dimensioni, la superficie recuperata è infatti pari a circa 1.400 m2, ma impegnativo sia da un punto di vista tecnico che finanziario nella sua ideazione ed esecuzione, che intende contribuire al miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti.
Data l’ubicazione dell’area, delimitata su due lati da filari di bagolaro (Celtis australis) e contornata da strade ad intenso traffico, si è adottata una modalità di progettazione a "composizione chiusa", consistente nel porre le piante principalmente lungo il contorno dell’area, in modo da isolarla dalle prospettive esterne, poiché alberi ed arbusti fungono da barriere visuali.
Nella realizzazione della nuova area verde particolare risalto è stato dato al ricorso a piante in grado di filtrare le polveri prodotte dal traffico veicolare ( TABELLA 1). E’ noto infatti che alcune specie, come Carpinus betulus, Corylus avellana, Cornus sanguinea, Rosa rugosa, Salix repens argentea, Viburnum lantana, contraddistinte dalla fitta tomentosità delle foglie, sono in grado di compiere questa funzione (Rümler, 1990). Inoltre, la particolare disposizione degli arbusti, compiuta a quinconce, unitamente all'elevata densità di impianto, essendo stata prevista in media una distanza tra le piante di 1 m, è in grado di assorbire una parte del rumore prodotto dagli autoveicoli. Le specie sono state accostate tra di loro sulla base delle associazioni vegetali di appartenenza, del fototemperamento, dello sviluppo finale e dell’aspetto.
L’area è inoltre caratterizzata dalla presenza di un'aiuola con erbacee perenni, rappresentate da Chrysanthemum maximum "Nanus", Geranium endresii, Hypericum calycinum e Rudbeckia fulgida Sullivantii "Goldsturm". Queste specie sono state scelte per le prolungate fioriture che sono in grado di assicurare e per le ridotte cure colturali di cui abbisognano.
Completano l’area due spazi prativi, uno dei quali dotato di giochi per i bambini, tre esemplari a pronto effetto di carpino bianco (Carpinus betulus), in grado di assicurare l’ombra nelle ore centrali della giornata, alcune panchine, un'idonea viabilità pedonale ed un impianto di illuminazione pubblica.
A causa della preesistente destinazione a parcheggio, la prima operazione prevista ha riguardato la sostituzione del substrato esistente, procedendo all'asportazione dell’asfalto, degli inerti e dello stabilizzato sottostanti, per una profondità totale di 60 cm. La rottura del sottosuolo con ripuntatore fino a circa 70 cm di profondità, vale a dire ad una profondità di cm 130 rispetto al piano stradale, è importante per garantire alle piante messe a dimora idonee condizioni di crescita. In totale alle piante si è voluta assicurare una profondità minima di substrato di 150 cm, dato che si è previsto anche un riporto di 20 cm di terreno per portare la nuova zona verde allo stesso livello della preesistente alberatura stradale.
In luogo dei materiali asportati si è collocato del terreno di coltivo per uno spessore di 50 cm. Un buon terreno di coltivo deve presentare le seguenti caratteristiche:
* scheletro (¢ superiore a 2 mm) presente in una proporzione massima del 5%;
* argilla (¢ < 0,002 mm) presente in misura non superiore al 20%;
* limo (¢ 0,02 - 0,002 mm) presente in quantità non superiore al 40%;
* sabbia (¢ 2 - 0,02 mm) presente nella misura del 60%;
* pH compreso tra 5,5 e 7;
* sostanza organica non inferiore al 2%;
* rapporto C/N compreso tra 8 e 15;
* assenza di cotico erboso e di frammenti di radici;
* assenza di sostanze tossiche, inquinanti o di erbicidi;
* assenza di sintomi di asfissia, dati da colorazioni verdi-azzurognole del terreno.
Per i sottostanti 30 cm si è previsto il ricorso a terreno di riporto di granulometria media, in cui non debbono rinvenirsi frammenti di radici, sostanze tossiche, inquinanti o erbicidi, nonché sintomi di asfissia.
Alla base di tutte le piante, ad eccezione delle tappezzanti, si è prevista la collocazione di una pacciamatura di scorza di pino macinata, spessa non meno di 15 cm ad avvenuto assestamento. La corteccia macinata unisce ad una elevata capacità di contenimento delle infestanti, un aspetto gradevole, un lieve assorbimento del rumore e una decomposizione lenta senza avere effetti tossici per le piante. Il principale lato negativo di questo materiale è costituito dal costo elevato, mentre nel caso di piogge modeste la natura fibrosa della corteccia macinata ha l’inconveniente di trattenere l’acqua, che non può perciò essere utilizzata dalle piante.
Al fine di assicurare la migliore riuscita delle piante messe a dimora si è progettato un impianto irriguo localizzato automatico. Tale impianto è costituito da una rete idrica di distribuzione e da un impianto di irrigazione a goccia.
L’impianto d'irrigazione a goccia prevede l'utilizzo di ali gocciolanti, autocompensanti, con gocciolatore stampato sulla superficie interna del tubo in polietilene. Contrariamente all'irrigazione a pioggia o a spruzzo, l'irrigazione a goccia si basa sulla distribuzione dell'acqua vicino alle radici delle piante, nella quantità e con la frequenza più idonea.
Assicurare adatte condizioni di crescita alle piante e scegliere le specie idonee allo spazio prescelto ed in grado di assolvere completamente alle funzioni individuate è molto importante per il successo della piantagione, per la facilità di manutenzione e per il miglioramento della qualità della vita degli abitanti.
Naturalmente le piante già esistenti non devono essere trascurate, ma anzi una corretta gestione comporta l’esigenza di disporre delle informazioni necessarie per definire le priorità di intervento e per stabilire sulla base di parametri oggettivi la possibilità di mantenimento o di sostituzione di un albero (Antonaroli, 1998).
Bibliografia.
* Antonaroli R. (1998)- Censimento della vegetazione del Comune di Sassuolo: primi risultati. Genio Rurale, LXI, n°9: 36-40. * Miller R. W. (1997)- Urban Forestry: Planning and Managing Urban Greenspaces. Prentice Hall, Englewood Cliffs, New Jersey
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