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Di cosa è fatta la musica

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Gli elementi che formano la struttura di un brano musicale sono:

  1. suono
  2. ritmo
  3. melodia
  4. armonia
  5. timbro

Questi elementi costituiscono quel che si potrebbe definire il materiale da costruzione di cui il musicista si serve per realizzare le sue opere. Essi sono come i pezzi di un motore ciascuno dei quali ha una propria funzione indispensabile e insostituibile. Essi infatti si completano a vicenda: se ne manca anche solo uno, il motore si inceppa. Questi "pezzi" vengono "montati" e "saldati" insieme all'estro e alla genialità del compositore ogni volta che crea un'opera d'arte. Ma, intendiamoci, non è che lui li crei a uno a uno per poi metterli insieme come una sorta di collage. Un artista, riesce sempre ad avere una visione totale di quella che sarà la sua opera, grazie a quel lampo improvviso che si chiama ispirazione e che sia pure per un attimo, illumina il paesaggio e gli indica il percorso da seguire. Nel costruire pazientemente la sua opera, egli deve tenere conto di questi singoli "pezzi" e far si che formino un insieme equilibrato e armonioso.

Ora esamineremo questi singoli pezzi uno a uno e poi ci sforzeremo, ogni volta che ascoltiamo della musica, di distinguerli e di seguirne il cammino, così come quando osserviamo un motore in movimento, cerchiamo di capire il suo funzionamento attraverso il gioco dei singoli pezzi. Facendo così avremo fatto un primo grande passo verso la comprensione e il godimento della musica.

1. IL SUONO

Il suono è prodotto dalle vibrazioni regolari di un corpo elastico. E' necessario che le vibrazioni siano formate da oscillazioni tutte uguali fra loro come quelle di un pendolo (foto sotto).

Onda sonora del suono
Suono

Se le oscillazioni sono diverse, la vibrazione che si determinano danno luogo a un rumore (foto sotto).

Onda sonora del rumore
Rumore

Diverso è l'effetto che suono e rumore hanno sull'orecchio umano. Il primo produce un effetto gradevole e suggestivo, il secondo no.

Non è difficile rendersi conto di ciò: suoni sono quelli che si producono premendo i tasti di un pianoforte oppure pizzicando le corde di una chitarra ecc. Tra i rumori abbiamo a esempio lo scricchiolio del gesso sulla lavagna, i passi di chi cammina, il rombo di un motore ecc.

I suoni possono essere gravi o acuti e si definisce altezza del suono la frequenza delle oscillazioni compiute in un secondo. Con l'aumentare della frequenza i suoni passano dal grave all'acuto. Una vibrazione di bassa frequenza, a esempio 16/sec da luogo a un suono molto grave mentre una vibrazione 20.000/sec e cioè ad alta frequenza, produce un suono acutissimo.

L'orecchio umano percepisce suoni compresi tra la frequenza minima di 16 vibrazioni/sec e quella massima di 20.000 vibrazioni/sec. La musica però, utilizza una gamma di suoni assai più ristretta. Basti pensare alla tastiera del pianoforte la cui nota più bassa (LA) ha frequenza di 27 vibrazioni/sec, mentre la più acuta (DO) di 4.096 vibrazioni/sec. L'ambito delle voci umane poi, è ancora più limitato e va da circa 85 vibrazioni/sec (nota più grave della voce di basso) a 1.024 vibrazioni/sec (nota più acuta della voce di un soprano). Via via che si scende verso le frequenze più basse i suoni si riducono a cupi rombi che finiscono per scomparire una volta superato il limite di 16 vibrazioni/sec. Il medesimo fenomeno accade per le frequenze più alte. Via via che si sale si ottengono suoni acutissimi e poi a sibili che, oltre il limite di 20.000 vibrazioni/sec, l'orecchio umano non riesce più a percepire. Siamo nel regno dei cosiddetti ultrasuoni.

Tutto questo viene detto in riferimento alle possibilità dell'orecchio umano. Diversa è invece l'estensione dei suoni che possono essere percepiti dagli animali. Alcuni di essi avvertono chiaramente gli ultrasuoni. E' classico l'esempio del cane poliziotto che viene chiamato con un fischietto speciale che produce ultrasuoni.

Tutte queste vibrazioni si trasmettono nell'aria secondo onde sferiche concentriche, simili alle onde radio che si allargano sempre più e vengono captate dal nostro orecchio, il quale funziona come una vera e propria stazione ricevente.

2. IL RITMO

Poggiamo per un momento la mano sul nostro cuore e ascoltiamo il battito. Esso pulsa con regolarità e precisione come un orologio: «tic tac; uno due». Il suo ritmo è il più semplice che si conosca: è il ripetersi di un battito forte e di uno più debole a intervalli di tempo costanti.

Tra le cose e gli esseri viventi che ci circondano quanto altri modelli ritmici potremo scoprire solo se prestiamo un minimo di attenzione? La frequenza del respiro, il battito delle ali degli uccelli, il passo dei soldati in marcia, il moto cadenzato delle onde sulla riva del mare, lo sferragliare del treno sulle rotaie... Da tutto questo è facile capire che il ritmo non è una invenzione dell'uomo. Esso esiste in natura, nei movimenti e nei versi degli animali, nelle cose stesse. Ogni essere vivente respira, si muove, si esprime con ritmo. Osserviamo il trotto di un cavallo: nulla è più cadenzato del battito dei suoi zoccoli sul terreno. Eppure nessuno gli ha dato lezione di ritmo. Ascoltiamo il coro delle cicale in un caldo pomeriggio estivo: il loro frinire è ritmico e preciso al punto da diventare ossessivo.

Senza dubbio il ritmo puro e semplice è stato la primissima manifestazione musicale dell'uomo. Ancora oggi è possibile vedere presso le tribù più primitive uomini e donne danzare al ritmo dei tam tam. Come un essere vivente ha bisogno di un cuore che pulsi ritmicamente nel petto, così qualunque genere di musica deve possedere un determinato ritmo perchè senza di esso, sarebbe una cosa immobile e priva di vita. Dunque il ritmo è il cuore della musica, ciò che assicura il movimento e la vita.

La musica è soprattutto arte del movimento e ciò è dovuto alle pulsazioni vitali che le sono date dal ritmo.

3. LA MELODIA

Possiamo dire che i suoni sono paragonabili alle lettere dell'alfabeto. Infatti, quando i suoni si combinano tra loro secondo un certo ritmo danno luogo a delle frasi musicali che prendono il nome di MELODIE. Dunque la melodia nasce dalla fusione dei due elementi musicali descritti sopra: il suono e il ritmo. Potremo pertanto semplicisticamente dire:

suono + ritmo = melodia

Infatti, se proviamo a esempio a eseguire l'Inno di Mameli senza il ritmo, non ci direbbe granchè ma acquista significato solo quando i suoni si susseguono secondo un ritmo cadenzato (foto sotto).

La melodia

Naturalmente le lettere dell'alfabeto non formano le parole ammucchiandosi a caso, ma vocali, consonanti e punteggiatura si susseguono e si alternano secondo un certo ordine. In modo analogo, ossia secondo una logica musicale, i suoni si susseguono uno all'altro per dar luogo alla melodia. Come le parole ci permettono di esprimere i nostri sentimenti e pensieri, così la melodia è il linguaggio attraverso il quale il musicista esprime il proprio mondo interiore. E' un vero e proprio discorso dove al posto delle parole vi sono suoni e al posto delle virgole e punti, ci sono pause più o meno lunghe.

Quando ascoltiamo un pezzo musicale la nostra attenzione è quasi completamente attratta dalla melodia. Infatti essa è l'elemento musicale che il compositore pone in maggiore evidenza. Per ottenere ciò egli ricorre a un sistema assai semplice: la compone con note più acute rispetto a quelle che costituiscono l'insieme del pezzo. Le note più acute sono quelle che spiccano, che risaltano quindi si odono e si ricordano più facilmente mentre le più gravi si prestano meglio a fare da sfondo, come vedremo tra breve.

Come un discordo una melodia può essere bella e ricca di suggestione oppure semplicemente banale. Non vi sono regole per giudicare la qualità di una melodia, così come non ve ne sono per cogliere la bellezza di un testo poetico o la bellezza di un paesaggio. La melodia è l'elemento più nobile della musica che, a differenza degli altri (ritmo, armonia, strumentazione) che possono essere creati dal compositore anche solo grazie alla sua preparazione tecnica, la melodia è frutto dell'ispirazione e dipende strettamente dall'estro dell'autore.

Dai due esempi sotto riportati vediamo che il ritmo che anima la danza della damina nel quadro di Pietro Longhi è ben diverso da quello scatenato di Renato Guttuso.

Il_maestro di ballo di Pietro Longhi
Longhi conservato presso la Galleria dell'Accademia di Venezia
Boogie Woogie di Guttuso
Boogie Woogie di Renato Guttuso

In definitiva la melodia è il vero e proprio discorso musicale attraverso il quale il compositore esprime i propri sentimenti.

4. L'ARMONIA

Mentre la melodia è determinata dal susseguirsi ritmico di più suoni diversi, l'ARMONIA nasce dal risuonare di più suoni contemporaneamente. Due o più suoni differenti che echeggino insieme costituiscono un ACCORDO. L'accordo è l'elemento base dell'armonia.

suono + suono + suono + suono = armonia

La parola «accordo» ci spiega già di per se molte cose. Accordo significa infatti concordia, amicizia. Vi sono persone che stanno bene insieme, hanno gli stessi gusti, le spesse opinioni, che vanno d'accordo insomma; altre hanno opinioni diverse e quando si incontrano finiscono per litigare. Anche tra i suoni ve ne sono alcuni che stanno bene insieme e il risuonare del loro accordo, da al nostro orecchio una sensazione di quiete e serenità. Altri suoni invece si urtano tra loro e l'accordo musicale che ne risulta suggerisce movimento e agitazione.

Questi rapporti, che potrebbero dire di simpatia e antipatia, fra i suoni che formano un accordo musicale prendono rispettivamente il nome di CONSONANZE e DISSONANZE. Si dice pertanto che un accordo è consonante se i suoni che lo compongono sono in rapporto di consonanza; dissonante nel caso contrario. Mentre gli accordi consonanti danno un senso di quiete, gli accordi dissonanti creano instabilità e tendono naturalmente ad appoggiarsi su una consonanza.

Il susseguirsi degli accordi, sia consonanti che dissonanti, costituisce l'armonia. Poniamoci la domanda: quale importanza riveste l'armonia in un brano musicale? Se per la melodia abbiamo preso in prestito un esempio della letteratura definendola il «discorso musicale», questa volta l'esempio lo prenderemo dalla pittura. Un pittore dipinge un ritratto. Dapprima disegna in primo pianto la figura del modello, poi esegue lo sfondo; quest'ultimo naturalmente sarà concepito in modo da dare rilievo alla figura principale. Analogamente l'armonia in un brano di musica, ha la funzione di completare la melodia, di farle per così dire da sfondo.

L'armonia è una invenzione dell'uomo. La sua nascita, relativamente recente, si fa risalire intorno al 1.000 d.C. Essa obbedisce a leggi più o meno rigorose e perciò si può considerare una scienza che si riesce ad approfondire solo dopo anni di studio. Come tutte le scienze, essa ha subìto, dalla sua nascita a oggi, una lunga evoluzione. Per un musicista del Medioevo anche una nostra semplice canzonetta, armonizzata secondo i gusti del nostro tempo, potrebbe sembrare caotica e incomprensibile, mentre d'altro canto una musica di mille anni fa potrebbe risuonare al nostro orecchio piuttosto povera e monotona.

Quando ascoltiamo un brano di musica, non limitiamoci perciò a gustare la melodia o a lasciarci entusiasmare dal ritmo, ma cerchiamo di prestare un po' di attenzione a quell'elemento tanto importante che è l'armonia.

Dapprima ci sarà difficile apprezzare tutta la bellezza dello «sfondo» , ma se ascolteremo più volte lo stesso brano, riusciremo a scoprire l'equilibrio, l'«armonia» che regna tra le sue parti.

In definitiva l'armonia è lo sfondo ideale, l'accompagnamento della melodia. Essa accentua le suggestioni contenute nella melodia e ne mette in rilievo i punti più salienti. L'elemento base dell'armonia è l'accordo.

5. IL TIMBRO

Vi sarà capitato di sentir parlare alcune persone in un'altra stanza e, se le conoscevate, sarete stati in grado di distinguerle facilmente, anche senza vederle, soltanto dalla voce. Perchè? Perchè, indipendentemente dall'accento, dal modo particolare di pronunciare le parole, ognuno ha quel che si dice un certo timbro di voce che gli è caratteristico e che lo distingue dagli altri.

La medesima cosa accade per tutte le sorgenti sonore e in particolare, per gli strumenti musicali. Infatti una melodia eseguita da un violino acquista tutto un altro carattere quando viene ripetuta, per esempio da una tromba. I suoni e il ritmo sono i medesimi ma l'effetto è completamente diverso. Possiamo dire che queste differenze di timbro hanno per i suoni lo stesso valore delle varie tonalità di colore in pittura. L'orchestra per il compositore, anzi per l'orchestratore (così si chiama chi realizza musica per orchestra), ha quindi la stessa funzione della tavolozza per un pittore: da essa egli trae i timbri per il proprio quadro sonoro, li mescola fra loro, così come il pittore mescola i propri colori, per ottenere effetti diversi. Ogni timbro, come ogni colore, ha un suo particolare potere di suggestione. Se pensiamo quindi alle infinite possibilità di mescolare questi timbri fra loro, è facile farsi un'idea di quale gamma di sfumature il compositore abbia a disposizione per «colorire» il suo pensiero musicale.

Questa diversità di timbri strumentali, se sfruttata sapientemente, può evocare in noi le immagini e i sentimenti più diversi: un corno inglese, dei clarini e dei fagotti possono richiamare alla mente di chi ascolta, un'immagine pastorale; un piccolo flauto in mezzo a un sommesso accordo di violini ricorderà il canto di un usignolo nella foresta; il rullare dei timpani in un crescendo di tutta l'orchestra ricorderà il cupo fragore della tempesta.

Molto spesso poi una composizione viene concepita addirittura in funzione di un determinato timbro strumentale, come accade a esempio, per i concerti in cui l'elemento predominante è lo strumento solista (pianoforte, violino, violoncello, flauto ecc.). In questo caso la musica sfrutta al massimo non solo le qualità tecniche dello strumento ma anche e soprattutto le sue risorse timpaniche. Ascoltando molti brani di musica sinfonica e frequentando le sale da concerto, impareremo presto a riconoscere le diverse voci dei vari strumenti musicali.

Il timbro è in definitiva il colore caratteristico che i diversi strumenti o le diverse voci conferiscono al medesimo suono. Diverso è infatti un «DO» eseguito da un violino e lo stesso «DO» eseguito da una tromba. Ogni timbro ha un suo particolare potere di suggestione di cui il compositore si serve per arricchire e variare i mezzi espressivi della propria creazione.

RICAPITOLANDO

Suono, ritmo, melodia, armonia e timbro: ecco il materiale, l'argilla di cui si serve il compositore per costruire il suo capolavoro.

  • Il SUONO, è la materia prima della musica;
  • il RITMO, è il cuore della musica, ciò che le garantisce la vita e il movimento;
  • la MELODIA, è il discorso musicale formato dal susseguirsi ritmico dei suoni;
  • l'ARMONIA, è la conseguenza del risuonare contemporaneo di più suoni. costituisce lo «sfondo» della melodia;
  • il TIMBRO, è il colore del suono.
Partitura per orchestra
Partitura per orchestra da La cavalcata delle walkirie di R. Wagner - Ed. Eulenburg, Lipsia

Ecco un esempio di partitura per grande orchestra in cui si possono riconoscere gli elementi base della musica: i suoni che sono rappresentati dalle note; il ritmo che è indicato dall'unità di tempo e dalle figure di valore; la melodia, ossia la frase musicale che si svolge come quella di un discorso lungo il rigo musicale; l'armonia che si può individuare sommando tutti i suoni eseguiti contemporaneamente dai vari strumenti musicali, i quali a loro volta, ciascuno con il proprio timbro particolare, danno colore alla composizione.

Per plasmare questa argilla, darle una forma, per far si che da essa si sprigioni tutto il meglio di ciò che può dare, sono necessari l'estro, la genialità, una profonda esperienza. Ma non è tutto. L'arte è soprattutto un prodotto dello spirito umano. Quanto più profondi e sentiti sono i sentimenti che la animano e quanto più intensamente l'opera riesce a esprimerli, tanto più vivi e duraturi sono i capolavori che essa produce. Le grandi opere del passato parlano ancora oggi al nostro cuore, anche se sono trascorsi secoli dalla loro nascita, proprio per quel messaggio dell'anima che il loro creatore vi ha saputo trasmettere, quel soffio fecondo che dà la vita all'argilla inerte.

Quando ascoltiamo una bella musica teniamo presente tutto questo e cerchiamo di prestarvi tutta la nostra attenzione. Da quanto si è detto è chiaro che non basta accontentarsi del puro piacere dell'udito. Non è possibile pensare che i capolavori siano stati creati solo per questo scopo e non dobbiamo dimenticare che mezz'ora di musica può essere costata mesi e mesi di tormentato lavoro, notti insonni, sacrifici e rinunce. In essa vi è senza dubbio la parte migliore di chi l'ha creata. Per questa ragione nel prestarle ascolto, dobbiamo sforzarci a nostra volta di offrirle la nostra parte migliore. Attraverso la melodia, il variare dei ritmi, ora rapidi, ora lenti, il gioco complesso delle armonie e lo sfavillio dei timbri diversi, arriveremo così a cogliere quel messaggio e a partecipare ai sentimenti di gioia, d'amore o di dolore che l'hanno ispirata.

Trovapiante