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La difesa integrata diventa certezza assoluta

 La difesa integrata diventa certezza assoluta
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Gli Stati membri dovrebbero controllare l’impiego di prodotti fitosanitari contenenti sostanze attive che destano particolare preoccupazione e stabilire i tempi e gli obiettivi per la riduzione del loro uso, in particolare quando si tratta di un metodo adeguato per realizzare obiettivi di riduzione del rischio. La vendita di pesticidi, anche via internet è un elemento importante nella catena di distribuzione ed è il momento in cui occorrerebbe fornire agli utilizzatori finali, in particolare a quelli professionali, consulenza specifica riguardo alle istruzioni in materia di sicurezza per la salute umana e l’ambiente. Per gli utilizzatori non professionali, che in genere non dispongono di un eguale livello di formazione, occorrerebbe formulare raccomandazioni, in particolare riguardo alla manipolazione e allo stoccaggio sicuri dei pesticidi così come allo smaltimento dell’imballaggio.

 La difesa integrata diventa certezza assoluta

Con la DIRETTIVA 2009/128/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 21 ottobre 2009 che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi oltre ad una serie di regolamenti, direttive comunitarie e leggi nazionali in materia fitosanitaria, oltre al Diritto superiore Costituzionale inviolabile, che tutela la salute (Art.32,), l'Ambiente salubre (Art. 9), e il progresso dell'agricoltura nella conservazione della fertilità dei terreni agricoli (Art.44), regolando l'attività economica affinchè tali diritti non vengano violati (Art. 41), si impone ora più che mai, in previsione soprattutto della riforma della Politica Agricola Comune 2014-2020, la sostituzione parziale dei prodotti chimici in quanto non necessari alla produzione agricola attuale poichè sostituibili con tecniche biologiche o “validamente integrate” anche più efficienti per l'applicazione delle quali vengono a mancare solo i necessari servizi di assistenza tecnica indipendenti dagli interessi sulla vendita di prodotti chimici di sintesi.

A tal proposito la Comunità Europea attraverso i Piani di Sviluppo Rurale (PSR) regionali compensa attraverso i pagamenti agroambientali tutti i mancati redditi ed i maggiori costi, più un 20% di transazione a tutti gli agricoltori che assumono impegno almeno quinquennale nella produzione biologica che, pertanto, deve risultare conveniente per i produttori agricoli i quali apportano un beneficio sociale diretto ed indiretto sulla salute e l'ambiente delle collettività . Tali norme sono attive dal 1992 ed oggi godono di enormi risorse economiche, con oltre 25 miliardi di € per i Piani di Sviluppo Rurale regionali dal 2007 al 2013, (di cui a giugno erano stati spesi meno del 30%) con obbligo e priorità per i pagamenti agroambientali e se non si spendono a dovere nei prossimi due anni perderemo enormi risorse per l'agricoltura del nostro paese ovvero per l'agricoltura biologica. Il codice deontologico degli Agronomi, nelle attività che hanno ripercussioni sulla salute dei consumatori e sull'ambiente, impone la scelta dei mezzi tecnici più sicuri o biologici, evitando i rischi, soprattutto quando trattasi di pericoli gravi, accertati ed attuali, come quelli derivanti dai pesticidi chimici di sintesi, chiaramente esposti nella direttiva sull'uso sostenibile degli agrofarmaci.

Il professionista agronomo in ambito fitoiatrico non deve agire per mera convenienza economica con superficialità ed approssimazione laddove vi siano ripercussioni pericolose per l'ambiente e la salute sia per gli agricoltori che per i consumatori.

Con l’applicazione della Direttiva 128/09 il sistema di qualità nazionale di produzione integrata sarà facilmente identificabile da un marchio che certificherà la metodologia di produzione: i consumatori avranno dunque una garanzia in più sulla qualità e sicurezza dei prodotti ortofrutticoli made in Italy. Il sistema di produzione integrata è basato sull'utilizzo di tutti i mezzi produttivi e di difesa delle produzione agricole dalle avversità, nel pieno rispetto dei principi ecologici, tossicologici ed economici. Il marchio di produzione integrata aggiunge quindi un nuovo ed importante tassello a supporto della garanzia delle produzioni ortofrutticole italiane, fronteggiando i tentativi di contraffazione e fornendo al consumatore maggiore tutela anche in termini di salute ed igiene alimentare. E’ necessario rendersi conto del fatto che è del tutto inutile aumentare i quantitativi di presidi fitosanitari essendo diminuiti parallelamente i consumi degli stessi prodotti agricoli come il vino, le carni sia fresche che insaccate, i cereali per l’industria molitoria e pastaria.

La riconversione biologica od alla vera difesa integrata delle aziende agrarie è fondamentale e consente di ridurre il complesso degli interventi fitosanitari necessari alla tutela delle colture e degli allevamenti adottando tecniche agronomiche tali da ridurre la diffusione e gli inoculi delle malattie delle piante e degli insetti dannosi. Ad esempio la viticoltura biologica conviene anche economicamente e potrebbe risollevare il mercato del vino che in Italia è calato drammaticamente da circa 100 litri/anno (25-30 anni fa), a 60 litri nel 2000, cadendo attualmente a circa 30 litri pro capite. Il vino contiene oggi numerosi residui chimici costituiti soprattutto dagli antiossidanti e decoloranti e senza più sapore e caratteristiche organolettiche

 La difesa integrata diventa certezza assoluta

Se si considera inoltre l'effetto moltiplicatore aggravante dei danni alla salute dei residui chimici da pesticidi su una popolazione già esposta ad altre forme di inquinamento, dell'aria e delle acque ed alimenti ci si rende conto che molto dello spreco ed abuso chimico sui prodotti agricoli ed agroindustriali sarebbe totalmente inutile e dannoso se si coordinassero politiche più ecosostenibili ed economicamente compatibili.

L’agricoltura e l'alimentazione biologica si impongono come fattore protettivo di prevenzione primaria delle popolazioni dei paesi economicamente sviluppati , ma ancora ecologicamente sottosviluppati. Attualmente a livello comunitario si cerca di lavorare di concerto su:

  1. PSR e nuove linee di sviluppo rurale: supporto alle aziende agricole nella gestione delle domande PSR nelle diverse Regioni italiane e discussione sulle nuove politiche di sviluppo rurale post 2013;
  2. partecipazione alle attività della Rete dello Sviluppo Rurale di ISMEA/MiPAAF;
  3. valutazione se sia il caso di supportare con azioni legali e vertenze contro la degenerazione di alcuni PSR per attuare politiche di servizi ai soci: certificazione, pacchetti finanziari ad hoc per le aziende (Banca Etica). In particolare ci sarebbe bisogno di un sistema snello di anticipazione su contributi, assicurazioni e polizze rivolte agli agricoltori.

E dal 2014 non ci saranno più fondi per l'agricoltura integrata che diventa obbligo di legge minimo per condizionalità della PAC.

Ma rischiamo di perdere miliardi di € se non utilizziamo correttamente i fondi europei per sostenere l'agricoltura biologica (l'Italia oggi ha a disposizione oltre 25 miliardi di € per il periodo 2007-2013).

Anche l’agricoltura biologica deve conquistarsi in Italia un suo ruolo più marcato e decisivo e ciò è legge dal 1992 con l'avvio delle misure agro ambientali ed in forma obbligata e prioritaria dal 2000.

Dal momento che il Biologico per legge deve essere sostenuto con tutti i mancati redditi, i maggiori costi, più il 20% dai pagamenti agroambientali europei in forma obbligatoria e prioritaria non si capisce perchè si debba continuare sulla strada della chimica, tanto più che l'agricoltura integrata attuale contempla rispetto alle norme linee guida UE - OILB, un elenco di pesticidi ammessi superiore al normale uso in agricoltura. Il biologico oggi non conviene agli agricoltori perchè con le misure agro ambientali previste dalla pac possono fare uso di presidi sanitari chimici di sintesi ed è per questo che con la riforma Pac 2014-2020 è necessario creare 2 distinti pilastri non sovrapposti ma paralleli con percorsi vicini ma diversi in modo tale da diversificare i finanziamenti delle misure agroambientali che utilizzano la difesa integrata intesa come utilizzo di presidi sanitari a bassi input chimici dalle misure sull’agricoltura biologica vera e propria che utilizza solo tecniche di difesa biologica senza cioè il ricorso a presidi sanitari inclusi nella difesa integrata e considerati pertanto “a basso rischio chimico”.

 Grano appena raccolto

Ricordiamo comunque che nella produzione integrata delle colture è contemplata l’adozione di tecniche a minor impatto ambientale e cioè lotta biologica e lotta guidata cioè preventiva e controllata o guidata attraverso l’ ulilizzo di sistemi tecnici per la formulazione e programmazione di modelli previsionali e definiti oltre a tutta una serie di tecniche agronomiche a basso input ambientale che si integrano con le suddette tecniche di difesa.

In nord europa hanno ridotto i pesticidi di oltre il 60% e con essi il cancro, da almeno 20 anni mentre in Italia il mercato dei pesticidi è in continuo e drammatico aumento a causa dell’incessante campagna pubblicitaria da parte delle lobbies del settore (Syngenta, Bayer, Agrofarma, Assofertilizzanti, etc) con nefaste ed immaginabili conseguenze sulla salute dei consumatori di ogni età.

La recente Direttiva CE 128/2009 sull’ uso sostenibile degli agrofarmaci introduce nel settore della difesa importanti novità che impongono una riqualificazione del sistema agricolo nazionale attraverso l’adozione di soluzioni particolarmente innovative, accomunate dal rispetto dei principi alla base della lotta integrata. Ciò renderà necessario adeguare ed aggiornare costantemente il sistema di orientamento e assistenza, introducendo in maniera tempestiva idonee opzioni tecniche scientificamente convalidate e supportate.

Nell’ambito delle iniziative finalizzate a tale obiettivo, le giornate di studio di Roma, promosse dal Gruppo nazionale Difesa integrata di concerto con le Giornate Fitopatologiche ed in collaborazione con la Regione Lazio, si propongono partendo dall’analisi delle attuali possibilità applicative delle strategie fitoiatriche a basso impatto ambientale, di fornire un contributo al perfezionamento del Piano d’Azione Nazionale previsto dalla Direttiva, nonché di favorire una sinergia fra lo stesso PAN e la comunità scientifica italiana, nella prospettiva di attivare gli opportuni programmi di ricerca/sperimentazione e trasferimento delle innovazioni.

Ora è il momento di agire e non c’è più tempo.

Con la riduzione delle sostanze chimiche esogene degli alimenti non solo preveniamo l’effetto “radicale libero” dovuto a diversi fattori come stress, inquinamento, fumo, alcool, che si innesca all’interno del nostro corpo e tra le nostre cellule e molecole ma “proteggiamo” i composti attivi come polifenoli, terpeni, composti solforati che sono naturalmente presenti negli alimenti vegetali della nostra dieta e che impediscono l’attivazione delle sostanze che possono indurre fenomeni cancerogeni, che inibiscono lo sviluppo di neoplasie tumorali e che stimolano le difese immunitarie dell’organismo. Le colture agrarie maggiormente trattate con fitofarmaci in ordine di quantitativi utilizzati e di nocività all’ecosistema diserbanti, insetticidi, anticrittogamici sono le ortofrutticole comprese le industriali, seguono le cerealicole e tutte le produzioni utilizzate per l’alimentazione zootecnica.

Le proprietà nutrizionistiche benefiche di frutta ed ortaggi (molecole antiossidanti esogene) sulla nostra salute vanno salvaguardate affinchè esse possano interagire insieme agli effetti benefici delle nostre molecole endogene (antiossidanti endogene al nostro organismo).

Un uso eccessivo e scorretto di molecole chimiche di sintesi sui nostri alimenti comporta il rischio diretto di perdita di salubrità e di efficienza nutrizionale dei composti fitochimici in essi presenti ed indiretto di interferenza negativa sulle molecole dell’organismo con possibile formazione di radicali liberi non facilmente controllabili. In definitiva quindi nel giro di un paio d'anni, a livello europeo, entrerà a regime in vigore la Direttiva Uso Sostenibile che incentiva ulteriormente il corretto uso degli agrofarmaci.

La Direttiva prevede inoltre l'obbligo per gli Stati membri dell'applicazione di un piano di azione nazionale: si tratta di una grande opportunità di qualificazione per la filiera agricola dell'Italia. Le tecniche di produzione integrata sono da tempo adottate in Italia attraverso un coordinamento fra le regioni e protocolli basati su singoli programmi e/o progetti ma è necessario ora chiudere il cerchio e realizzare un sistema omogeneo trasparente e condiviso.

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