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Fico d'India: coltivazione e cura

Il fico d'india è la cactacea sicuramente più conosciuta e diffusa apprezzata per i suoi frutti in tutti i paesi del mondo.

Fico d'india coltivazione e cura
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IN QUESTO ARTICOLO PARLEREMO DI:

CLASSIFICAZIONE BOTANICA

Regno
:
Plantae

Clado
: Angiosperme
Clado
: Eudicotiledoni
Ordine
:
Caryophyllales

Famiglia
:
Cactaceae

Genere
:
Opuntia

Specie
: vedere il paragrafo «Principali specie»

ORIGINE E DIFFUSIONE DELLA PIANTA

Il fico d'india appartiene al genere Opuntia ed è sicuramente il più rappresentativo della famiglia delle Cactaceae. Comprende più di 300 specie originarie delle zone aride e desertiche dell''America e in particolare del Messico dove sono stati ritrovati dei fossili risalenti al settimo millennio a.C. ed è anche chiamata piante del deserto.

DESCRIZIONE DELLA PIANTA

Il fico d'india è una pianta adattata a vivere in condizioni proibitive: sole molto caldo di giorno e notti spesso fredde se non gelide. Sono quindi adattate a vivere anche in condizioni che farebbero morire qualunque altra pianta. Ciò e possibile grazie alla struttura dei loro fusti che sono in grado di catturare e immagazzinare l'acqua che non viene dispersa grazie alla loro conformazione anatomica.

Come tutti i generi appartenenti alla famiglia delle Cactaceae, viene chiamata anche pianta grassa che sta a indicare il fatto che è una pianta che è in grado di accumulare acqua nei suoi tessuti. Altri nomi generici con i quali sono identificate questo tipo di piante sono: piante carnose per via dei loro fusti grossi e polposi e piante succulente per il fatto che se vengono tagliate, lasciano fuoriuscire un liquido più o meno viscoso.

Il genere comprende quattro sottogeneri:

  • Cylindropuntia, caratterizzato da cladodi (pale) cilindrici;
  • Platyopuntia, caratterizzato da cladodi (pale) piatte dove ritroviamo l'Opuntia ficus indica (il fico d'india) con un gran numero di specie;
  • Tephrocactus
  • Brasiliopuntia

(secondo altre classificazioni vengono considerati solo due sottogenere: Platyopuntia e Cylindropuntia; secondo altri tre: Platyopuntia, Cylindropuntia e Tephrocactus).

Pale di Fico d'india

La particolarità delle Cactaceae è che sono totalmente sprovviste di rami e i fiori crescono da un cuscino di peli (areola) direttamente dal fusto.

Sono perenni che possono essere prostrate, alte da pochi centimetri sino a diversi metri a seconda della specie e della varietà.

L'apparato radicale è carnoso e si sviluppa per lo più in larghezza e molto poco in profondità. E' capace di colonizzare gli ambienti più impervi pur di trovare l'acqua anche se questa si trova molto in profondità: le radici hanno infatti la capacità di inoltrarsi nel terreno anche per molti metri.

Il fusto in realtà è formato da diversi articoli uniti tra loro, chiamati cladodi ma più comunemente conosciuti come pale. Sono di forma cilindrica, globosa o appiattita e in pratica sono i rami della pianta e possono essere lunghi da pochi centimetri fino a 40-50 cm a seconda della specie. Sono ricoperti da uno strato ceroso, per limitare la traspirazione, quindi la perdita d'acqua.

cladodi di Fico d'india

Un'altra particolarità sono gli stomi, che sono le aperture contenute nelle piante, situate sopra l'epidermide, che si aprono e si chiudono per consentire gli scambi gassosi, aprendosi la notte e chiudendosi di giorno, tutto il contrario di quanto avviene nella maggiori parte delle piante. In questo modo la pianta evita la perdita di una grande quantità di liquidi per traspirazione.

Questa caratteristica non si modifica anche se la pianta avesse ingenti e costanti quantità d'acqua a disposizione sono infatti piante che in termini tecnici sono chiamate "CAM -Crassulacean Acid Metabolism" obbligate.

La fotosintesi è svolta dal tessuto parenchimatico dei cladodi in quanto le vere foglie sono lunghe pochi millimetri, effimere, in quanto cadono molto facilmente e di forma per lo più conica.

Avrete notato sicuramente sulle superficie dei cladodi (pale) delle areole che si formano all'ascella delle foglie dalle quali si formano i caratteristici ciuffi di peli detti glochidi forniti di una serie di uncini volti all'indietro e particolarmente pericolosi e le spine vere e proprie che però possono anche non essere presenti. I fiori sono molto vistosi, ermafroditi, di colore che varia dal bianco, al giallo, all'arancio a seconda della specie.

Fioriscono in modo scalare a partire dalla primavera e per tutta l'estate.

L'impollinazione avviene prevalentemente a opera degli insetti.

fiore di Fico d'india

I frutti sono delle bacche commestibili (i classici fico d'india che tutti noi amiamo), ricoperti di spine, di colore verde quando acerbi e rossi o gialli a maturità.

frutti di Fico d'india

I semi, presenti in notevole quantità all'interno dei frutti, vengono diffusi soprattutto grazie agli animali che mangiando i frutti espellono i semi con la defecazione in quanto passano indenni attraverso l'apparato intestinale.

PRINCIPALI SPECIE COLTIVATE

Esistono numerose specie tra le quali ricordiamo

OPUNTIA FICUS INDICA

L'Opuntia ficus indica è la specie più conosciuta, nota come fico d'india. E' stata introdotta dai colonizzatori spagnoli in Europa intorno alla prima metà del 1500 e dall'Europa si è diffusa in tutto il mondo.

Si possono ritrovare sia varietà spinose che non spinose. Secondo alcuni studiosi l'O. ficus indica è la forma senza spine derivata dalla O. megacantha che è la forma spinosa, secondo altri sono semplicemente sinonimi (uno con le spine e l'altro sempre senza spine).

Opuntia ficus indica

OPUNTIA HUMIFUSA

L'Opuntia humifusa è molto diffusa ed è originaria del nord degli Stati Uniti.

Opuntia humifusa

Spesso ha un portamento strisciante in quanto le pale crescono da quelle più vecchie semierette. I fiori sono di colore giallo intenso screziato di rosso e fiorisce a partire dal mese di luglio.

OPUNTIA POLYCANTHA

L'Opuntia polycantha forma dei cespugli molto densi in quanto non si sviluppa molto in altezza.

Opuntia polycantha

I cladodi (le pale) sono fittamente ricoperti di spine molto sottili e bianchi. I fiori sono di colore giallo limone e alle volte sono screziati di rosso. Fiorisce da luglio a settembre.

OPUNTIA COMPRESSA

Opuntia compressa

L'Opuntia compressa è la specie più resistente al freddo.

COME COLTIVARE LA PIANTA

Una credenza molto diffusa è che le piante grasse crescono bene anche se sono trascurate. Questo non è affatto vero perchè come tutti gli esseri viventi, hanno necessità di attenzioni e cure. Possono sopravvivere se le trascuriamo ma non certo vivere al meglio delle loro capacità. Considerando che le cure che richiedono non sono poi tante, dedichiamo pochi minuti alla settimana a queste incredibili piante ed esse ci ripagheranno con una crescita stupenda.

In genere sono coltivate nei giardini ma possono anche essere allevate in vaso.

COLTIVAZIONE IN CASA IN VASO

Il fico d'India può essere coltivato con successo in casa in vaso senza richiedere particolari attenzioni.

Se è tenuta su un davanzale dietro dei vetri doppi, durante l'estate tenetela in leggera ombra in quanto i raggi del sole in quel caso sono troppo concentrati.

In vaso ha necessità di essere rinvasata ogni anno in quanto le radici si sviluppano molto. Molto spesso non effettuiamo questa pratica scoraggiati dalle spine per cui rimandiamo sempre il "momento difficile" con grave danno per la nostra pianta.

COLTIVAZIONE IN GIARDINO

Il fico d'India si coltiva bene anche in giardino in piena terra. Teniamo presente che la pianta cresce in quasi tutti i tipi di terreno adattandosi anche ai terreni sabbiosi e poveri. Un aspetto importante da tenere in considerazione è che non amando i ristagni idrici, il terreno va lavorato in modo da garantire un buon drenaggio e sistemata in posizione elevata e non negli avvallamenti del terreno.

Va sistemata in modo che riceva il sole tutto il giorno tutti i giorni.

Non amano temperature sotto lo zero pertanto se nella vostra zona durante l'inverno le temperature si abbassano tanto, coltivatela in vaso in modo da portarla in un luogo protetto durante la stagione fredda.

ESPOSIZIONE E LUCE

Il fico d'India richiede molta luce, in tutte le stagioni dell'anno, con l'esposizione al sole diretto. L'ottimale è un'esposizione a sud e da evitare invece un'esposizione a nord.

Le opunzia amano l'aria per cui date loro aria fresca soprattutto d'estate sistemandole vicino a una finestra aperta.

TEMPERATURA DI COLTIVAZIONE

Sono molto tolleranti alle condizioni di temperature più estreme che non hanno problemi di temperatura massima. L'unico loro problema sono le temperature minime che se scendono sotto gli 0°C iniziano a dare segni di sofferenza. Se le temperature si abbassano sensibilmente assicuratevi di lasciare il terreno asciutto.

ANNAFFIATURA E UMIDITÀ AMBIENTALE

Il fico d'India si annaffia solo quando la superficie del terriccio è secca. Mediamente quindi durante il periodo primaverile - estivo una volta alla settimana e durante il periodo autunno-invernale una volta al mese, ovviamente in funzione della temperatura.

Se le temperature d'inverno si abbassano sensibilmente, assicuratevi di tenere la terra asciutta.

Bisogna evitare con cura di lasciare acqua stagnante nel sottovaso in quanto i ristagni idrici non sono in alcun modo tollerati e porterebbero al marciume delle radici. Se è coltivato all'aperto abbiate cura, al momento dell'impianto di non sistemarlo a fondo valle o nelle depressioni del terreno là dove la zona è particolarmente piovosa.

TIPO DI TERRENO DA USARE

Il fico d'India si rinvasa usando un terreno specifico per cactacee al quale unite della sabbia grossolana o della perlite nella misura di 2:1 (2 parti di terriccio per 1 parte di sabbia o perlite).

In genere tutte le cactacee hanno un apparato radicale che si espande molto per il fatto che le radici, nel loro ambiente naturale, vanno a ricercare nel terreno circostante la poca umidità e il poco nutrimento che riescono a trovare. Pensiamo che in natura un cactus del deserto di appena 15 cm può avere delle radici che si espandono per un metro quadrato!

QUANDO E COME RINVASARE

Se il vostro fico d'india inizia a rallentare la crescita, malgrado venga allevata al meglio, vuol dire che il vaso è diventato troppo piccolo. A quel punto si deve rinvasare. Si toglie la pianta dal vaso e se vedete che la massa delle radici ha occupato quasi tutto lo spazio a sua disposizione, allora è arrivato il momento di rinvasare. Ogni anno pertanto, all'inizio della primavera, fate questo controllo.

Il rinvaso è anche un buon momento per controllare in che condizioni si trovano le radici: se vedete radici che anzichè di colore bianco - panna sono annerite o grigiastre vuol dire che hanno dei problemi per cui vanno eliminate. Prendete delle forbici pulite e sterilizzate (possibilmente alla fiamma oppure con varechina o con alcool) e procedete al taglio. Successivamente cospargete sulle ferite della polvere fungicida ad ampio spettro e rinvasate e aspettate almeno una settimana prima di annaffiare per permettere alle ferite di cicatrizzarsi.

rinvaso

Sistemate nel foro di drenaggio dei pezzi di coccio in modo che la terra o le radici non ostruiscano il foro di drenaggio in quando i ristagni idrici sono letali.

Consiglio sempre di usare dei vasi di terracotta e non di plastica in quanto, essendo formati da materiale poroso, consentono alla terra di respirare. Scegliete inoltre dei vasi più larghi che profondi in quanto l'apparato radicale tende a svilupparsi in larghezza più che in profondità.

Per effettuare un buon rinvaso procedete in questo modo: bagnate bene il terriccio e lasciate sgrondare l'acqua per qualche ora in quanto in questo modo è più facile estrarre la pianta dal vaso. Quindi indossate un paio di guanti o prendete dei foglie di giornale che userete a mò di guanto. Rovesciate il vaso picchiettando sul fondo e tirate delicatamente la pianta. Se fa resistenza, infilate una matita nel foro di drenaggio e spingete.

Poco prima avrete già preparato il nuovo vaso nel quale avrete sistemato nel fondo dei pezzetti di coccio nel foro di drenaggio e anche un po' di terreno preparato come indicato precedentemente. Sistemate la pianta e mettetele attorno altro terriccio facendo molta attenzione a che il terreno sia alla stessa altezza del livello precedente (il segno lo vedete sulla pianta). Non interratela nè di più, nè di meno.

La prima annaffiatura dopo il rinvaso all'opunzia fatela per immersione del vaso. Ricordatevi che se avete potato le radici occorre aspettare almeno una settimana prima annaffiare per dare il tempo alle ferite di cicatrizzarsi.

CONCIMAZIONE

Il fico d'India si consima dalla primavera e per tutta l'estate concimare ogni 3-4 settimane con un fertilizzante liquido per piante grasse e cactus, da diluire nell'acqua di irrigazione. A partire dall'autunno e per tutto l'inverno, sospendere le concimazioni perchè la pianta va in riposo vegetativo per cui non si devono dare concimi che si accumulerebbero nel terreno creando un ambiente dannoso per le radici.

FIORITURA

Il fico d'India fiorisce di solito inizia dall'inizio dell'estate e prosegue per tutta l'estate.

Fiore di fico d'india

FRUTTIFICAZIONE

I frutti dell'opuntia si raccolgono scalarmente via via che maturano con apposite protezioni o mediante canne appositamente conformate.

I frutti una volta raccolti non vanno toccati con le mani ma immediatamente lavati per eliminare le spine. Solo dopo possono essere toccati senza pericolo di irritazioni.

frutto di fico d'india

POTATURA

Nel fico d'India la potatura si effettua in primavera o alla fine dell'estate eliminando le pale che entrano a contatto tra loro o quelle danneggiate o mal formate. E una pratica alla quale si ricorre per dare alla pianta delle forme di allevamento idonee, soprattutto quando coltivata all'aperto.

SCOZZOLATURA DEL FICO D'INDIA

Una pratica tipica è la scozzolatura che consiste nella eliminazione dei fiori e dei cladodi (pale) emessi in primavera, subito dopo la ripresa vegetativa. Questa pratica viene attuata per ottenere dei frutti migliori tardivi, più pregiati comunemente conosciuto come "bastardoni" ottenuti quindi dalla seconda fioritura.

MOLTIPLICAZIONE

Il fico d'india si moltiplica principalmente per talea.

MOLTIPLICAZIONE PER TALEA

Il momento migliore nel quale fare la talea varia da zona a zona: l'importante è che sia un periodo in cui non c'è pericolo di grandi piogge, tra la fine della primavera fino alla tarda estate se piantate all'aperto. In qualunque lasso di tempo in questo intervallo se piantate in vaso quindi in ambiente protetto.

Le talee altro non sono che le pale che vanno asportate utilizzando un coltello bel affilato e disinfettato. E' preferibile utilizzare un cladode di almeno due anni con due o tre cladodi di un anno.

Cospargete sulla superficie tagliata della polvere fungicida ad ampio spettro e lasciate asciugare per una decina di giorni o più per far cicatrizzare la ferita e poi rinvasate in un terreno come indicato nel paragrafo "Rinvaso" a una profondità di circa la metà o 3/4 della loro lunghezza in modo da assicurare la sua tenuta in vasetti piccoli di circa 8-10 cm di diametro. Se l'impianto viene fatto in piena terra, usate gli stessi accorgimenti solo che le pale piantatele leggermente inclinate rispetto al vento dominante in modo d'avere la minore resistenza possibile al vento.

Il vaso va tenuto all'asciutto (stessa cosa se piantate all'aperto) e alla temperatura di circa 10-16°C e possibilmente riscaldate la parte bassa del vaso a esempio poggiandolo, sopra un battuto di cemento esposto al sole o comunque su un pavimento caldo.

Una volta che iniziano a comparire le prime radici (in genere dopo poche settimane) vuol dire che ha radicato a quel punto trattatela come una pianta adulta.

L'opunzia riprodotta per talea inizia a produrre fiori e quindi i frutti dopo il secondo-terzo anno di vita.

Se si desidera fare un vero e proprio impianto la tecnica è la stessa e dovete adottare come sesti di impianto 5-6 m lungo la fila e 5-14 m tra le file.

PARASSITI E MALATTIE E COME CURARLI

Come tutte le Cactaceae, i fico d'India non sono piante particolarmente soggette a malattie. Nel loro caso forse è più corretto parlare di fisiopatie vale a dire malattie dovute non a causa di agenti patogeni ma a cattive tecniche di coltivazione.

La pianta non fiorisce, assume delle forme strane

Se presenta questi sintomi e si allunga e assume una colorazione verde chiaro vuol dire che c'è poca luce.
Rimedi: sistematela in posizione più luminosa.

Le parti verdi si decolorano e appaiono come "svuotate"

Questo sintomo è in genere dovuto a troppo poche irrigazioni. Se stiamo diversi mesi senza annaffiare, specialmente d'estate, la pianta esaurisce tutta l'acqua contenuta nei tessuti e quindi appare come svuotata.
Rimedi: non sempre se si arriva a questo stadio è possibile recuperarla, in ogni caso, val la pena fare un tentativo dando un po' più di attenzione con giuste irrigazioni.

Le parti verdi appaiono imbrunite

Se il fico d'india inizia a presenta questo sintomo, come se la pianta si fosse ustionata e si notano piccoli spacchi, vuol dire che le temperature sono troppo basse.
Rimedi: sistematela in un luogo più idoneo.

Macchie bianche, di aspetto cotonoso su tutte le parti verdi

Se notate questa sintomatologia siete sicuramente in presenza di cocciniglie.

Rimedi: toglietele con un un batuffolo di cotone imbevuto di alcool denaturato. Se le piante sono grandi e piantate all'aperto, usate un antiparassitario specifico reperibile da un buon vivaista.

La pianta raggrinzisce e diventa molle

Questo sintomo nelle cactacee è indice di troppe annaffiature.

Rimedi: purtroppo quando si arriva a questo stadio non sempre è possibile recuperare la pianta. In ogni caso, toglietela dal vaso con tutto il pane di terra dal vaso e lasciatelo all'aria in modo che il terreno si asciughi rapidamente. Controllare le radici ed eliminate quelle eventualmente marce tagliandole per almeno 1 cm sopra la zona marcia con una forbice affilata e disinfettata (possibilmente alla fiamma), cospargete la superficie delle radici tagliate con una polvere fungicida ad ampio spettro e quindi rinvasate. Aspettate almeno due settimana prima di annaffiare nuovamente e soprattutto adottate maggiore cautela nella quantità d'acqua che somministrate.

CURIOSITÀ SULLA PIANTA

In passato i colonizzatori spagnoli avevano una grande considerazione di questa pianta perchè su di essa si annidava una cocciniglia, la Dactylopius cacti (foto sotto), dal cui corpo veniva estratto l'acido carminico che veniva usato come colorante dei tessuti, nell'industria alimentare, in quella farmaceutica e come reagente chimico.

Dactylopius cacti
Dactylopius cacti

Da diversi studi effettuati ci si è accorti che i cladodi del fico d'india, per l'elevato contenuto in fibra e mucillaggini, hanno un'azione ipoglicemica e ipocolerestemica.

USO ALIMENTARE DELLA PIANTA

Il fico d'India comprende numerose specie che producono frutti commestibili e germogli nutrienti usati nell'alimentazione umana e come piante foraggere soprattutto nei paesi dell'America latina. Tra queste sicuramente l'Opuntia ficus indica è la più diffusa e utilizzata. I frutti commestibili in spagnolo sono chiamati tuna mentre quelli non commestibili, ottenuti da alcune specie, sono chiamati xoconoxteles.

In Messico, in Arizona, Utah e California, i frutti oltre a essere consumati freschi vengono anche bolliti in acqua o essiccati per essere conservati per l'inverno. Dalla loro polpa si ottengono diversi prodotti: a esempio in Messico si ottiene il queso de tuna una mostarda, la melcocha una marmellata, il colonche una bevanda alcolica, la tuna pasas frutta secca, il miel de tuna uno sciroppo.

Oltre ai frutti sono utilizzati anche i cladodi (pale) più giovani di 10-15 cm di lunghezza sia tipo legumi sia per preparare altre pietanza.

Sono delle ottime piante foraggere (utilizzando le varietà senza spine o se si usano le varietà con le spine queste vengono prima eliminate con vari metodi) usate nei paesi dove, nei periodi di siccità, non è possibile coltivare altro alimento per il bestiame. Hanno un basso valore nutritivo in quanto sono poveri di proteine grezze, fibre, fosforo e sodio mentre sono ricchi di carboidrati, lipidi e vitamine e soprattutto d'acqua che sopperiscono al fabbisogno del bestiame. Per cui le piante di fico d'india integrate con altri foraggi, costituiscono un eccellente alimento per il bestiame.

Dai semi si ottiene anche un olio commestibile insaturo con un alta percentuale di acido linoleico e bassa percentuale di acido linolenico rientrando quindi nella stessa categoria degli oli di semi di soja, di girasole e di mais.

VALORE DELLA PIANTA DA UN PUNTO DI VISTA ECOLOGICO

Dal punto di vista ecologico il fico d'India è considerata una pianta pioniera in quanto migliora la qualità dei terreni poveri dove altre specie non potrebbero sopravvivere. Svolge infatti sia un'azione puramente fisica, vale a dire semplicemente ombreggiando il terreno quindi abbassandone la temperatura e quindi diminuendo la velocità di decomposizione della sostanza organica presente, sia chimica grazie alla presenza nelle sue radici di batteri azoto fissatori.

BIBLIOGRAFIA

I testi che usiamo per scrivere i nostri articoli sulle piante li puoi trovare a .

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