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La forza dei piccoli grandi passi: la transumanza ieri e oggi

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La via degli Abruzzi

Nata per unire la Sabina al Sannio attraverso la regione degli altipiani la Via degli Abruzzi permetteva fin dall’età preclassica contatti e scambi fra gli Etruschi del nord ed i Greco- Etruschi della Campania. Essa divenne ancora più determinante nell’età angioina in virtù dei collegamenti tra Napoli e Firenze e tra Firenze e l’Italia del nord ed il resto d’Europa. Successivamente il nuovo dominio di Roma sancito dall’unità d’Italia riportò valore all’asse est-ovest. Accanto a quello stanziale, ben armonizzato con l'agricoltura, ed in particolare con il modello aziendale che ruotava intorno alla masseria, vi era anche una forma di allevamento ovi-caprino specializzato, in tutto o in parte sganciato rispetto al mondo agricolo e spesso con esso in aperto conflitto .Questo modello aziendale poteva presentarsi su piccola e media scala, nel qual caso non si discostava dal modello descritto (allevamento in qualche maniera armonicamente inserito nel ciclo agrario). I proprietari di greggi, privi di pascoli propri, spostavano il bestiame mediante itinerari di transumanza Il presupposto per lo svolgimento di tale modalità era l'esistenza di pascoli aperti agli usi civici motivo per il quale anche esponenti delle classi medie erano in grado di giocare un distinto ruolo economico. L'allevamento specializzato ed intensivo avevano invece bisogno di pascolo adeguato per l'intero arco dell'anno, cosa che il Tarantino (e la Puglia in generale) non erano in grado di fornire per il periodo compreso (di norma) fra maggio e settembre, coincidente con la lunga estate. Stretti da tale esigenza sin dalla Protostoria si rese necessaria la pratica della transumanza, cioè una sorta di pendolarismo stagionale delle greggi fra le regioni complementari: da una parte quelle appenniniche, prive durante il lungo inverno di pascoli (a causa dell'innevamento e dei rigori) ma ricche di erba durante la stagione estiva, e quelle litoranee della Puglia, che al contrario nell'autunno-inverno erano in grado di fornire pascoli abbondanti.

La transumanza e il tratturo

Lungo gli itinerari della transumanza si spostavano quindi sia greggi appartenenti a proprietari della Montagna (abruzzesi, molisani, irpini), sia quelli dei proprietari dei centri murgiani (martinesi in particolare) che dell'allevamento facevano la principale fonte di reddito.

La complementarietà ecologica fra sistema appenninico e pianure litoranee è alla base della transumanza orizzontale, distinta da quella verticale (o alpeggio) e da altre forme di spostamento degli armenti non stagionale, da inquadrarsi più propriamente nel fenomeno del nomadismo.

Oltre alle ovvie ricadute economiche, la transumanza ebbe notevoli conseguenze nell'ambito della antropologia culturale, sia nelle forme degenerate dei comportamenti delinquenziali (come il banditismo e la piaga dell'abigeato), sia nelle pratiche cultuali (i pastori di ogni epoca eleggevano proprie divinità e santi protettori, fissavano luoghi di luoghi di culto, celebravano cerimonie propiziatorie), che nell'architettura ed urbanistica (con la individuazione di stazioni di riposo e di itinerari predefiniti , i tratturi). Non ultimo la ricaduta politico- amminstrativa, a causa della costante presenza di uno Stato sempre attento a sfruttare a proprio vantaggio il traffico di bestiame lungo le vie erbose. Gli stazzi per l'allevamento delle capre erano in genere posti in ambienti impervi, su terreno scosceso e con roccia affiorante, esposto a Sud, riproducendo così l'ambiente più idoneo alle abitudini di questi frugali animali.

Patrimonio ovino in Italia
Patrimonio ovino in Italia

Da un punto di vista sociale la presenza della zootecnia nelle aree montane è legata a tradizioni culturali ed istituzioni sociali che rischiano di scomparire insieme ad essa. Si pensi alle feste e sagre paesane collegate ai prodotti della pastorizia e degli allevamenti della montagna; ad elementi della tradizione gastronomica appenninica come la pecora alla callara, gli arrosticini, agnello cacio e ovo etc.

L’abbandono dei pascoli e la progressiva scomparsa della zootecnia con i loro risvolti sulla presenza dell’uomo nelle aree montane appenniniche, comportano anche l’abbandono e di stazzi e di insediamenti rurali centenari che si degradano spesso modificando il paesaggio antropico di tali aree. Questo oltre ad un impatto negativo sul turismo ha un impatto sociale poiché la popolazione rimane concentrata nei borghi che perdono però la funzione di avamposto della civiltà per gli abitanti delle case sparse.

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