Giunse il momento (18 ott. c.a.) in cui fu avvertita la necessità (oggettiva) di sacrificare una parte di sé per giusta causa.
Restò malconcio e sgraziato ma, memore delle glorie passate, pensò che il tempo avrebbe ridato la sua veste migliore, così che i suoi giorni sarebbero durati, se non all’infinito, sicuramente per parecchi decenni ancora; dopotutto si rendeva conto che la mortalità non è solo privilegio degli esseri umani.
Purtroppo, non aveva fatto i conti con l’insipienza di alcuni degli esseri umani, giacché, per allargarsi, questi sono capacissimi di gonfiarsi come la rana di Fedro che voleva diventare grande e grossa come un bue: “rana rupta et bos, …” (vedi Fedro ed Esopo di felice memoria).
In cuor suo, però, si disse, “se ci sono – come son sicuro – ancora persone al mondo che hanno, non pietà di me ma sincero rispetto, stai a vedere che anche questa volta mi ricresceranno le braccia e anche i fiori, per la gioia dei ragazzi e ragazze amici/amiche del carrubo, mio dirimpettaio, e forse anche di qualche ape raminga e affamata.
Aldo Galeano
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