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Recensione del libro

Antartide 1975/76
Storia di una spedizione geologica, alpinistica, subacquea, esplorativa

di Remo Terranova

Recensione libro Antartide 1975/76, Storia di una spedizione geologica, alpinistica, subacquea, esplorativa  di Remo Terranova
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Titolo: Antartide 1975/76 - Storia di una spedizione geologica, alpinistica, subacquea, esplorativa
Autore: Remo Terranova
Editore: Erga Edizioni
Collana: Storia, Spedizioni, Geologia
Data di pubblicazione: Dicembre 2010
Numero pagine: 167
Costo: 28,00 euro
Tipo di carta usata: non viene usata carta riciclata o ecologica
Illustrazioni: Il libro è riccamente illustrato

Antartide 1975/76, Storia di una spedizione geologica, alpinistica, subacquea, esplorativa è un libro che, come dice lo stesso titolo, narra la storia della spedizione svoltasi durante l'estate antartica 1975/76 in Antartide. Si trattava all'epoca della prima spedizione italiana verso quelle terre, in quanto con essa fu costruita la prima base stabile (intestata a Giacomo Bove1), organizzata con fondi privati, con lo scopo di sensibilizzare sia il governo italiano che l'opinione pubblica sulla necessità di aderire al Trattato Antartico2 al quale effettivamente poi aderì nel 1981 e per aprire la via verso future spedizioni oltre che costruire la prima base permanente per raccogliere importanti dati scientifici.

Il libro è ricco di schemi e di foto che rendono la lettura molto piacevole e snella.

Nel primo capitolo «Caratteri generali dell'Antartide» viene raccontato cosa è l'Antartide da un punto di vista geografico, climatico e mineralogico. Oltre ciò si narra delle principali specie animali e vegetali ospitate in queste regioni ghiacciate e delle esplorazioni fatte nel corso dei secoli a partire dalla prima spedizione compiuta nel 1773 dal comandante J. Cook.

Nel secondo capitolo «Aspetti della Penisola Antartica» si passa ad analizzare più in dettaglio le caratteristiche geologiche di questa incredibile terra e la sua orografia con numerose cartine che descrivono la geologia, la tettonica e la geografia.

«L'avvio della spedizione», titolo del terzo capitolo è il racconto di come il viaggio ebbe inizio: "E stata definita "prima spedizione italiana in Antartide" in quanto con essa è stata costruita la prima base italiana in Antartide, con capitali privati, mentre in precedenza alcuni italiani erano stati nel continente antartico ospiti di basi straniere o avevano navigato nei mari della Penisola Antartica". Si racconta la preparazione, le difficoltà incontrate, la lunga navigazione che dalla Svezia lungo la rotta Portogallo, Las Palmas e Uruguay ha portato nella Penisola Antartica.

Il quarto capitolo «Costruzione della base» racconta l'individuazione del sito, un tratto di costa privo di ghiacciai, dove "dopo lunga ricognizione da parte di alcuni di noi, decidemmo che quello poteva essere il posto adatto per piantare la nostra base a terra" e della sua edificazione. Il capitolo è ricco di cartine e foto che fanno vivere l'emozione che sicuramente hanno provato questi pionieri, nel trovarsi per la prima volta, in una terra sconosciuta.

Recensione libro Antartide 1975/76, Storia di una spedizione geologica, alpinistica, subacquea, esplorativa  di Remo Terranova

Nel quinto capitolo «Ricerche di Scienza della Terra», l'autore narra di come, una volta insediati, iniziarono a organizzare il lavoro e le diverse osservazioni meteorologiche, idrologiche, geologiche e geomorfologiche con i relativi resoconti. Durante le esplorazioni viene raccontato come è stato individuato un giacimento di piante fossili in un deposito morenico e se ne descrive la loro possibile origine: "l'indagine microscopica ha permesso di identificare la natura dei materiali incrostanti e inclusi nei resti vegetali e inoltre di scoprire che lo xilema3 è da attribuire a due entità vegetali distinte delle quali una appartenente al genere Araucaria e l'altra a una forma intermedia tra Fagus e Nothofagus" mettendo in evidenza che questa identificazione "ha permesso la loro attribuzione a tempi geologici dei periodi Oligocene e Miocene dell'Era terziaria e ha fornito una prova ulteriore della connessione dell'Antartide, nei tempi passati, con il Sud America ove è stato trovato uno xilema del fusto Nothofagus vivente nella Terra del Fuoco, assai simile a quello da noi reperito".

Nel sesto capitolo «Gli animali osservati» viene descritta la fauna locale: pinguini, foche, otarie, elefanti marini, con brevi descrizioni delle singole specie, delle loro caratteristiche anatomiche e di una breve descrizione etologica, il tutto correlato da deliziose foto. Non vengono trascurati gli uccelli marini quali gli albatri, i cormorani, gli skua, le procellarie, i gabbiani e i pestrelli.

Le «Attività alpinistiche», argomento del settimo capitolo, sono raccontate con grande attenzione. L'autore descrive le scalate compite nelle diverse montagne circostanti il campo base è le difficoltà incontrate "dovute alla presenza frequente di spumoni di ghiaccio e di neve, che non permettevano un buon uso dei ramponi e delle picozze, e a una bufera di vento che andava via via aumentando e non permetteva di procedere in piedi nei punti più esposti e assordava gli alpinisti". Il racconto, aiutato da bellissime foto, fornisce anche preziosi consigli a chi volesse cimentarsi a compiere ardite scalate in questa grande terra ghiacciata.

Non potevano mancare le «Attività subacquee» raccontate e illustrate nell'ottavo capitolo. Si narrano le difficoltà "Essi si immersero in un mare avente una temperatura superficiale di +1,2°C, ma accusarono sintomi di mal di testa per cui riemersero a pelo d'acqua per smaltire tali dolori" anche se non mancavano i momenti ludici "nel corso di queste attività le foche e i pinguini si divertivano a compiere caroselli attorno a loro". Un'altro incredibile racconto narra l'immersione "nelle acque dell'Isola Deception (...) che corrisponde a una caldera, derivata dall'esplosione di un vulcano, invasa dal mare. L'immersione avviene in acque marine a temperatura di + 37°C". Non mancano le emozioni quanto si racconta di un subacqueo che mentre tentava la scalata di un grandioso iceberg alto 45 m, a 20 m di altezza, l'iceberg iniziò a oscillare e a quel punto "nonostante i timori dei compagni, espressi ad alta voce, egli si piegò un poco in avanti e si tuffò da quell'altezza, tenendo una posizione verticale con le braccia alzate. L'emozione di tutti fu grandissima a vederlo scendere nell'aria e sparire sotto l'acqua, dopo avere sollevato una aureola di schiuma nel suo impatto in mare".

Il penultimo capitolo «Attività esplorative nell'Oceano Antartico» è dedicato allo smantellamento del campo base e a quella che l'autore definisce "la parte più spettacolare della spedizione, realizzata in una lunga navigazione della durata di diversi giorni nei mari compresi fra la penisola Antartica e i diversi arcipelaghi di isole distribuiti lungo la costa occidentale." Con dovizia di particolari si narra delle meraviglie della natura che hanno lasciato gli esploratori senza parole "A oriente si osservava con grande meraviglia l'imponenza della Grand Land della Penisola Antartica, dalla cui calotta glaciale, Detroit Plateau, scendevano imponenti lingue glaciali nelle insenature della fascia costiera, ove davano luogo ad alte barriere di ghiaccio, di 70-100 m di altezza, dalle quali si staccavano ripetutamente grossi blocchi di ghiaccio che si frantumavano in acqua o davano luogo a iceberg" il tutto arricchito di foto che definire spettacolari non gli rende merito.

L'ultimo capitolo «Il ritorno dall'Antartide» racconta il viaggio verso nord, verso casa, di questa fantastica spedizione durante la quale non sono mancate per questi arditi pionieri le ultime emozioni "ma questa tranquilla navigazione non durò a lungo perchè poco a nord delle isole Falkland (...) incappammo in una terribile tempesta scatenata da venti violentissimi che sollevarono un mare di forza nove, per un lunghissimo tempo". Ma alla fine giusero a casa. "Oggi a ricordo della spedizione, il Museo Nazionale dell'Antartide ha voluto dedicare una sala espositiva dei nostri ricordi nella sezione del Museo di Trieste".

Come spero sia riuscita a evidenziare il libro non è solo un bel racconto di un viaggio, ricco di particolari tecnici, ma è anche il racconto di un ricordo, per la memoria del suo finanziatore, Renato Cepparo che ha creduto a questo gruppo di uomini e alle implicazioni future che un simile viaggio avrebbe avuto per il progresso e le scoperte del nostro Paese.

Un bel libro, da leggere e da regalare per le sere d'inverno passate al caldo della propria casa.

Note

1. Da enciclopedia Treccani: "Esploratore (Maranzana 1852 - Verona 1887); dopo essere stato ufficiale rilevatore alla spedizione artica di A. E. Nordenskjöld (1878-80), assunse il comando della spedizione argentina alla Terra del Fuoco (1881-1882). Fu nuovamente in Argentina, progettando di insediarvi una colonia italiana, e nella Terra del Fuoco, con incarichi scientifici (1883-84). Inviato dal governo italiano, compì un viaggio nel bacino del Congo (1886). Colpito in Africa da grave malattia, si uccise a Verona poco dopo il ritorno".

2. Il trattato Antartico è finalizzato alla definizione dell'utilizzo delle parti disabitate dell'Antartide che si trovano a sud dei 60° di latitudine. con lo scopo di stabilire le linee guida per l'uso pacifico di tutte le risorse del continente e per la preservazione della flora, della fauna e dell'ecosistema più in generale.

3. Si tratta dell'insieme di tessuti vegetali presenti nelle piante vascolari che hanno il compito della conduzione dell'acqua e dei soluti in essa disciolti.

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