Alluvioni, tornadi, nubifragi, ondate di caldo e freddo... perchè chiamare calamità degli eventi naturali?

Dal Grande Dizionario Enciclopedico dell'UTET, significato di alluvione: «Superato il conoide di deiezione, pur persistendo l'erosione e il trasporto dei materiali, il fenomeno prevalente è il depositarsi di sedimenti: il depositarsi, cioè, delle alluvioni. Alluvione, quindi, è l'incremento che subisce un tratto di terreno per depositi fluviali. Questo deposito è in rapporto diretto con la portata del fiume, con le condizioni dell'alveo e specialmente con la pendenza di esso?
Quanto sopra esposto dà un'idea dell'azione dinamica dei fiumi: azione in particolare erosiva nella fase torrenziale, azione essenzialmente costruttiva nel deposito alluvionale. Sono ampie depressioni, ridotte a grandi pianure; regioni ondulate trasformate in zone pianeggianti (penepiani); potenti depositi alluvionali che contendono con efficacia il dominio al mare, riempendo fondi marini e, talvolta, colmando estesi bacini».
Come si vede è una descrizione di un fenomeno del tutto naturale, che non ha nulla di calamitoso, come del tutto naturali sono altri fenomeni atmosferici.
Ma allora perché l'uomo persiste nel chiamare calamità tutto ciò che avviene in Natura, come se fossero eventi imprevedibili, anche se avvengono sistematicamente più volte nell'arco della vita umana e quindi ciascuno di noi n'è testimone?
La ragione di fondo è che l'umanità si sta sempre più allontanando dalla natura e quindi pretende che siano le forze e gli eventi naturali a sottomettersi ai suoi egoismi, senza capire che di questo passo stiamo andando verso la distruzione del nostra esistenza (vedi - Geologia e ambiente: «Natura e umanità verso la distruzione »).
Senza dubbio, per il proprietario della vettura distrutta dall'albero caduto a causa di un temporale di forte intensità, il fatto può rappresentare una calamità, ma la responsabilità non va attribuita al fenomeno atmosferico. La Natura ha solo svolto il suo ruolo. Le responsabilità vanno cercate sicuramente nell'operato dell'uomo, che, pur sapendolo, non ha previsto che in occasione di forti temporali le condizioni dell'albero non avrebbero retto all'infuriare del vento. Quante volte in occasioni di intense nevicate, i rami di maestosi alberi, orgoglio di viali alberati di tante città, non reggono al peso della neve, per cui crollano su ciò che trovano sul terreno. Invece di demonizzare la natura, non sarebbe stato più opportuno potare gli alberi a tempo debito?
Siamo ancora in inverno e ci aspettano tre mesi di primavera, ma sono bastate poche settimane di temperatura superiore di qualche di qualche grado rispetto alla media del periodo, per far gridare alla stampa e televisione che l'inverno è finito, che la colpa è dell'effetto serra, etc, cioè le solite demonizzazioni. Puntualmente arriva a fine febbraio la smentita per tanti profeti con un'ondata di freddo e pioggia, tanto da far rinviare le feste di Carnevale in diverse regioni d'Italia.
A questo punto l'uomo della strada, disorientato da tante previsioni con relative smentite, si domanda: cosa ci aspetta? Stia tranquillo non accadrà nulla di straordinario, perché andremo incontro ai soliti eventi che a memoria d'uomo ( cosa che purtroppo non ha ) si sono sempre verificati: ci aspetta un periodo prevalentemente piovoso di poco inferiore a quello autunnale. L'unica incognita è sapere se la piovosità sarà uniformemente distribuita nel tempo o, come spesso accade, sarà concentrata in pochi giorni. In quest'ultimo caso, come sempre, sono da prevedere straripamenti di torrenti e fiumi, allagamenti con conseguenti alluvioni che interesseranno intere regioni.
In questo capitolo riteniamo opportuno soffermarci sull'evento delle alluvioni, fenomeno che ha caratterizzato da centinaia di millenni tante regioni in tutto il globo e, per quanto c'interessa, la Pianura Padana è tra esse. Fin dalle prime classi a scuola ci hanno insegnato che la regione attraversata dal fiume Po è una pianura alluvionale, vale a dire che i terreni che la costituiscono sono depositi di materiale proveniente da aree circostanti, che le piene di torrenti e fiumi hanno eroso, trasportando il materiale per chilometri e riempendo le depressioni.
Il fenomeno ha avuto inizio milioni di anni fa, quando nel ciclo orogenetico che ha dato origine al corrugamento alpino, la Pianura Padana era un mare chiuso, creatosi tra le Alpi e gli Appennini, aperto verso l'Adriatico. L'accumulo dei sedimenti nella parte inferiore della fossa sono avvenuti in ambiente marino, legati principalmente a movimenti tettonici, responsabili di scaricamento di materiale dai rilievi che delimitavano la fossa a sud e nord.

A mano a mano che il bacino veniva colmandosi si avevano fenomeni di subsidenza per effetto della pressione esercitata sul substrato dal materiale depositatosi. Logicamente i movimenti legati alla subsidenza non avvenivano con continuità, ma si avevano delle pause che permettevano al mare d'ingredire e regredire in fasi alterne e pertanto depositi di ambiente marino si alternavano a depositi alluvionali continentali, che chiudono la serie stratigrafica della Pianura Padana.
Attraverso questo meccanismo si è andato formando il Bacino del Po, ma, si badi bene, che i processi erosivi dei rilievi che delimitano il bacino e quelli della formazione e del trasporto del materiale alluvionale non è mai cessato negli ultimi millenni, quindi è ancora in atto un fenomeno più che naturale, ben conosciuto nelle cause e nelle conseguenze.
Questa è la storia di ogni bacino in tutto il Globo, dalle dimensioni più piccole o più grandi di quelle della Pianura Padana. E' quello che si può prevedere per piccoli laghi, come il Trasimeno, o interi mari chiusi, come l'Adriatico, che saranno colmati solo per effetto dell'accumulo di depositi alluvionali o in combinazione con movimenti tettonici.
Ma se tutto ciò è previsto perché allora tanti disastri, con perdite di vite umane' Purtroppo la colpa è sola dell'uomo, che pretende che i suoi interventi sul territorio possano sottrarsi a quelle che da sempre sono state le leggi della Natura.
Quando avviene un fenomeno naturale come a esempio un'alluvione di notevole portata o perfino un terremoto con intensità elevata, immediatamente si grida che nessuno non avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe accaduto un evento di tale portata.
Sarebbe sufficiente attenersi a precise disposizioni legislative che regolano gli insediamenti e le opere infrastrutturali, che vengono invece quasi sistematicamente ignorate dalle piccole alle grandi istituzioni, agevolate dal fatto che mai sono stati puniti i responsabili di tanti disastri. Sarebbe forse necessario che l'intervento dello Stato in caso di disastri fosse limitato a quelle infrastrutture danneggiate, perché di pubblico interesse, in quanto non si possono tenere isolate vaste zone per il crollo di ponti o distruzioni di tratti di strade, ma non si vede proprio perché si debba ricostruire insediamenti in prossimità di argini o perché non sono state rispettati i regolamenti edilizi.
E' inutile elencare le cause legate allo scriteriato comportamento dell'uomo perché sistematicamente sono dette e ridette in occasione delle "calamità", ma contemporaneamente s'insiste nel sostenere che sono frutto di eventi eccezionali imprevedibili. Nulla di più falso!
Con quest'articolo della rubrica Clima e Ambiente vogliamo mettere in evidenza l'ipocrisia circa la sempre invocata " fatalità degli eventi naturali", perché in natura non esiste l'imprevisto, salvo purtroppo quelli sismici, almeno fino a quando non si troverà come prevederli, però ormai sono arcinote le aree soggette a rischio, ma si seguita a costruire con la sabbia per limitare i costi.
La prevedibilità è basata sulle esperienze passate di tanti millenni, tramandate oralmente di generazione in generazione, oppure consultando la documentazione in possesso degli enti preposti.
Il fatto stesso che ogni volta che si verifica un evento di grande intensità, ci si sente ripetere che erano 20, 50, 80 anni che non accadeva un evento di tale portata, il che equivale ad ammettere che si era a conoscenza che lo stesso evento, magari con intensità maggiore, avrebbe potuto ripetersi.
Ma allora perché non si è provveduto a evitare tanti disastri e vittime, impedendo di costruire insediamenti sugli argini dei corsi d'acqua, di rispettare le distanze dalle coste e le tecniche di costruzione previste dai regolamenti, di impedire i disboscamenti selvaggi dei rilievi e le cementificazioni dei corsi d'acqua, che servono solo ad aumentare la velocità e la potenza erosiva delle acque?