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Venezuela
Riflessioni sul mio viaggio a Puerto la Cruz

Viaggio in Venezuela
Nota 1
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Dalla terrazza al terzo piano dell'hotel Neptun, guardavo la fila di petroliere che aspettavano di caricare nella raffineria di Puerto la Cruz, la più grande del mondo.

Ero lì da dieci giorni in quella città proprio di fronte alla "isla Margarita", un bel posto di giorno ma pericoloso e noioso di notte. Dalla terrazza guardavo lo splendido "paseo Colon", un viale di due km proprio di fronte agli imbarchi per le isole di fronte e per il parco "Mochima".

Il Venezuela è leggermente atipico, nel senso che non ha lo stile di vita proprio dei latino-americani, somiglia più al Messico ed al sud degli States.

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Nota 2

Stavo studiando un'avventura nel centro della "pampa" venezuelana gli "llanos" o meglio ancora nel profondo sud amazzonico; mi attirava la zona della "gran sabana" il parco "canaima" con la famosa cascata del Salto Angel. Ma quello che mi ispirava in modo particolare sarebbe stato di navigare sul rio Orinoco e poi visitare quello che si dice il più bel "tepuy" del mondo, una montagna bellissima, isolata, con la cima piatta, ancora più bello di "Roraima", al confine col Brasile. Il nome di questo tepuy è il "Cerro Autana" e presto diventerà uno dei siti più belli e visitati al mondo, porta d'ingresso dell'amazzonia da nord e montagna sacra di popoli indios.

Mancavano due giorni a capodanno, presi un taxi e mi avviai verso la città di Maturin, capitale dello stato di Monagas, nella zona degli "llanos orientali"; sulla strada piatta tante piante di mango e degli strani cactus, non ho capito come vengano dei cactus in una regione dove piove moltissimo. Sistematomi in un modesto albergo, capii subito che ero lontano da un luogo avventuroso, poichè Monagas è diventato il maggior produttore di petrolio di tutta la federazione venezuelana, lo dimostravano i bellissimi centri commerciali e le gigantesche "jeep Dodge".

La bella e simpatica Rosita, la figlia della padrona dell'hotel, mi invitò nella sua splendida casa per la notte di capodanno, promettendomi che mi avrebbe presentato Francis, la sua favolosa cugina. Dopo un'ottima cena con amiche simpatiche e di origine italiana e dopo un'ora buona di botti, spari e tric-trac arrivò finalmente lei Francis, anche leggermente contusa per un leggero incidente d'auto del giorno prima. La ragazza di 1,75 non era bella, era fantastica; anche lei di origine italiana e di colore chiaro, aveva la sensualità, il fisico, le movenze di una sudamericana, ma la classe e lo charme di una italiana o di una francese. Per giunta la "chica" era anche simpatica e naturale, così dopo avermi dato il suo telefono, i miei propositi di andare verso il sud amazzonico, si ridimensionarono e di molto.

Note

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