Perù
Waithing in Lima
Fuori
dalle vetrate del terminal all'aereoporto di Lima, si vede il cielo come sempre
velato da una patina umida di calligine.
Due giovani e robusti americani, dalle t-shirts con su scritto "wildlife", van
no
a Pucalpa nella regione di Ucayali a scoprire la foresta. Mentre io sicuro, deciso
e rilassato, mi aggiro fra i negozi e l'ufficio turistico, dove mi regalano dei
posters di Cuzco e del Signore di Sipan. Una splendida ragazza con gli occhiali
scuri va a Tarapoto, dove vado anch'io, nella "selva".
Un'altra lady più matura
e più chic e di chiara etnia latino-ispanica, vola a sud nella bellissima e bianca
Arequipa. Incontro anche un gruppo di funzionari dell'ONU che si dirigono sempre
a Tarapoto,
forse per monitorare i risultati della lotta al narcotraffico. Gente elegante ma
poco efficiente, burocrati incalliti e parassiti di lusso, sembra che si ritrovino
tutti insieme per una festa di laurea.
Io nella selva amazzonica ci ho vissuto, ci sono stato "varias ves"; sono esperto,
colto, conosciuto e preparato. So da tempo che "la selva es mas fuerte che el elefante".
Possiedo la forza e la conoscenza di un erede degli antichi "conquistadores", ma
rifuggo dalla loro crudeltà. All'aereoporto di Lima, nei voli interni, mi sento
quasi come un console romano che torna in patria per il "trionfo".
LUIGI CARDARELLI
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