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Le forme della natura che non smettono mai di stupirci

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Un vero incanto.

"Le forme della natura che non smettano mai di stupirci".

“Dillo con un fiore” è da sempre il modo migliore per esprimere un sentimento come efficace alternativa all’uso delle parole. Regalare un fiore significa comunicare, svelare il proprio stato d’animo con l’intenzione di sensibilizzare quello altrui. Il fiore ebbe sempre spazio e voce nei tempi e sempre ne avrà per manifestare le gioie e i dolori; rappresenta i sentimenti umani dai più semplici ai più complessi.
Non è un muto linguaggio, ma una tumultuosa esplosione di colori, una delle massime espressioni della creatività della natura, complice la potenza della luce.
Ogni fiore ha un suo carattere, una sua storia, un’immagine, una leggenda grazie alle quali è possibile conoscere e ricordare il suo nome.

Il volo di una dalia
"Volo di una dalia”

L’immagine, complice lo sfondo nero, sembra rappresentare il volo libero di un “pennuto” sospinto dal vento ed illuminato dai raggi del sole, pronto a posarsi sui fiori circostanti.

Una “regina vestita di splendore”, così il poeta maledetto esalta la dalia, prima di sminuirla definendola “irritante” mentre “solleva la testa inodore, senza orgoglio”. Paul Marie Verlaine discredita il fiore dei sentimenti positivi, dai petali ricchi di complesse sfumature da donare alle donne, simbolo della riconoscenza verso la persona, ideale di ammirazione e femminilità, contrapponendolo ai “provocanti gelsomini”.

Sguardo di un’orchidea
"Sguardo di un’orchidea”

Inconfondibile lo sguardo ipnotico svelato dagli “occhi” gialli, che risaltano in mezzo alle armoniche forme dei tepali e del labello: facile l’accostamento con la figura di una madre, con le ali spiegate, di fronte ai suoi curiosi pulcini.
Sensuali e romantiche attraggono per la loro leggerezza, le forme sinuose ed i colori smaglianti. Crescono ovunque, regalandoci infinite e diverse figure. L’orchidea nata dall’abuso di Orchis, graziato dagli dei, è protagonista, nel dipinto “Olympia” di Edouard Manet, come emblema della provocante bellezza della protagonista. Per Marcel Proust diventa metafora dell’eros, nel suo romanzo “Alla ricerca del tempo perduto”.

Ventre di un tulipano
“Ventre di un tulipano”

Nel profondo del calice si nascondono stami e pistilli, che sembrano levarsi ed espandersi dall’intimo ventre verso la luce che attira a se, con incantevole richiamo.
Arriva dall’antica Persia il vero simbolo dell’amore: il tulipano rosso. Non la rosa, bensì il tulipano è il testimone del sentimento eterno. Nacque dalle gocce di sangue di Farhad,, che si tolse la vita pensando di aver perso la bella Shirin, a sua volta suicida per amore, dopo aver saputo della morte dello sventurato amante. Nel “Campo di tulipani con il mulino a vento”, Claude Monet dipinge le “macchie rosse” propense verso l’infinito orizzonte.

Danza di un papavero
“Danza di un papavero”

Osservando l’immagine sembra che gli stami, mossi dal vento, stiano danzando come se fossero la gonna di una ballerina hawaiana che ha come copricapo lo stigma stellato. Il polline liberato contribuisce a creare movimento.
Fiore molto semplice, passato spesso inosservato, sembra insignificante, non è nobile, ma ha ricevuto notevoli attenzioni in leggende e credenze popolari. Celebrato nella struggente ballata “La guerra di Piero”, di Fabrizio de Andrè, impressionato ne “Il campo di papaveri” di Vincent Van Gogh, è passato attraverso la mitologia tra le braccia di Morfeo, è diventato il fiore in onore dei caduti in guerra.

E' emozionante pensare che, dopo aver letto questo, chi guarderà una dalia, un’orchidea, un tulipano, un papavero, non lo farà più con gli stessi occhi. I particolari evidenziati con la macro fotografia si mostrano all'occhio umano e con loro prendono vita le leggende, i significati ed i simboli che nel corso dei secoli hanno visto i fiori protagonisti in tutte le culture.

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