C-A-I-N-O
Quando devo scegliere un libro per le mie letture sono, spesso, attratto dalla curiosità che può suscitare il titolo dell’opera, dalla notorietà o meno dell’autore o dalle tematiche affrontate così come riportate nella sintesi. Inizio la lettura sempre con una grande curiosità, quanto meno per comprendere se ho fatto una buona scelta.
Le prime pagine dell’ultimo romanzo di Josè Saramago (1922-2010), scrittore e giornalista portoghese, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1998, mi hanno provocato, inizialmente, un grande sconforto e disorientamento a tal punto da essere intenzionato ad abbandonare la lettura. Sono personalmente contrario alla satira sui temi della religione, perché toccano sfere personali e molto intime di ciascuno di noi, le quali non possono e non dovrebbero essere violate, soprattutto da chi si proclama ateo. Dopo aver reinterpretato, a modo suo,
Il Vangelo Secondo Gesù Cristo, ne Caino (2009, traduzione italiana per Feltrinelli, Milano, 2010), l’autore ripercorre gli eventi più importanti dell’Antico Testamento, iniziando il racconto dalla cacciata di Adamo ed Eva dal Giardino dell’Eden, fino al primo crimine della Storia dell’Uomo, ossia l’uccisione di Abele per mano del fratello Caino, perché i suoi sacrifici non erano graditi al Signore. La punizione inflittagli da Dio sarà quella di essere “ramingo e fuggiasco” sulla terra. L’autore, invece, va oltre, facendolo viaggiare, con la fantasia, nello spazio e nel tempo, dimostrando come Caino non sia poi diverso dagli altri uomini. Dapprima lo troviamo errante nella terra di Nod, dando un erede alla bellissima Lilith; successivamente salverà Isacco dalla mano assassina del padre Abramo, mentre lo offre in sacrificio al Signore; oppure nell’antica Babilonia ai tempi della costruzione della Torre, o nel campo degli Israeliti mentre si trovavano alle pendici del Monte Sinai, quando Mosè stava per ricevere le Tavole della Legge; a Sodoma e Gomorra distrutte dalla mano violenta di un Dio vendicativo verso gli uomini, e poi salire sull’Arca di Noè.
Man mano mi sono reso conto che mi trovavo davanti un libro molto impegnativo, nonostante la difficoltà iniziale della lettura a causa del suo modo stravagante di scrivere, con una punteggiatura molto personale, con i dialoghi introdotti soltanto dalla lettera maiuscola e intervallati solo da virgole, creando delle frasi piuttosto lunghe, anche delle pagine intere. Le fantasie ed eresie dell’autore hanno suscitato profonda riflessione sul tema della salvaguardia della vita, contro ogni sopruso e prepotenza, persino contro chi la mette in pericolo ogni giorno, rinnegando con forza ogni forma di giustizia che sia ispirata da sentimenti di vendetta. Saramago, nel descrivere un Dio degli eserciti vendicativo e cattivo verso gli uomini, spargendo morte e distruzione, ha voluto velare un Dio che, ha sì punito Caino per l’atto terribile e cruento verso il fratello, ma lo ha anche perdonato per il suo pentimento (“troppo grande è la mia colpa per sopportarla!”), segnandolo sulla fronte con queste parole: “Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!”. L’amore di Dio verso l’uomo va ben oltre gli stessi confini della fragile condizione umana, difficile nel pentimento e poi nel perdono. Per questo Papa Francesco ha annunciato la celebrazione del Giubileo della Misericordia, che avrà inizio con l’apertura della Porta Santa in San Pietro l’8 dicembre 2015, per poi concludersi il 20 novembre 2016, con la domenica di Cristo Re dell’Universo. Durante quest’anno giubilare verrà proclamato il vangelo di san Luca, chiamato “l’evangelista della misericordia”.
La difesa della vita fin dal concepimento e la salvezza dell’uomo dalle pene capitali, anche il più reo, sono alcuni dei valori fondanti la Chiesa, come ben rimarcato nella Lettera Enciclica di Papa san Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae del 25 marzo del 1995, accogliendo “la sempre più diffusa avversione dell’opinione pubblica alla pena di morte anche solo come strumento di legittima difesa sociale. […] Il problema va inquadrato nell’ottica di una giustizia penale che sia sempre più conforme alla dignità dell’uomo e pertanto, in ultima analisi, al disegno di Dio sull’uomo e sulla società”. Forse, più che riforma della giustizia nei suoi apparati, servirebbe una riforma dei codici della giustizia per garantire la certezza della pena contro crimini disumani, nella difesa della dignità dell’uomo, tenendo conto delle offese subite dalle vittime e dai familiari, per evitare il diffondersi dell’idea di una giustizia personale, magari invocando, in cuor proprio, quella pena di morte che nemmeno Dio inflisse a Caino dopo aver tolto la vita al proprio fratello.
Da questa pagina dell’Antico Testamento e dalla misericordia di Dio verso Caino, ha tratto spunto l’organizzazione non governativa italiana, attiva internazionalmente Nessuno tocchi Caino, mentre nel 2007 l’Assemblea Generale della Nazioni Unite ha approvato e ratificato la moratoria universale della pena di morte. Eppure la pena capitale è ancora usata in diversi Paesi, anche in quelli che si proclamano appartenere alla cultura democratica ed occidentale.
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