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Cittanova: a scuola insegnano un antico mestiere

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Secondo gli ultimi dati di Confartigianato, emersi in seguito a una ricerca effettuata nel 2003, l’universo dell’artigianato in Italia conta circa 200mila imprese e 158 mestieri quasi tutti in via d’estinzione. Si tratta di un settore in gravi difficoltà, dovute soprattutto allo scarso sostegno economico con finanziamenti pubblici e alla mancanza di interesse da parte delle nuove generazioni per questo mondo in grado di vantare un enorme patrimonio culturale invidiato all’estero.

Il corso gratuito per cestai organizzato all’interno della scuola elementare “Diomede Marvasi” di Cittanova, è stato voluto dal maestro Ferdinando Giovinazzo e dal Centro territoriale permanente locale. Si è svolto nei mesi di Aprile e Maggio, con un totale di 30 ore di lezione per i 15 iscritti di ogni età. Il fine consisteva nel far apprendere a uomini e donne del luogo l’antico mestiere che un tempo era molto diffuso in paese e adesso rischia di scomparire.

A Cittanova le ceste venivano una volta usate per trasportare i prodotti agricoli, che spesso giungevano fuori Provincia.

Per ottenerle si utilizzava il legno di castagno che abbonda nei boschi a monte del centro abitato e che veniva tagliato “al primo nodo”, quando era tenero e privo di nodosità. I contadini provvedevano a piantare periodicamente giovani alberi in sostituzione di quelli abbattuti, in modo che non venisse meno la materia prima a quei familiari che lavoravano come cestai. Le fasce di castagno venivano ricavate da rami di cinque o sei centimetri di diametro tramite l’utilizzo di coltelli e asce, poi fatte bollire in grandi vasche di rame ed essiccate, in modo che fossero nuovamente pronte all’uso dopo essere state inumidite in una bacinella con dentro acqua. Tutta la lavorazione avveniva con le sole mani, e richiedeva tanta pazienza. Le ceste venivano, e sono ancora, realizzate in diverse forme: “u portaspisa”, “u panaru”, “u sciatameju”, “a ferlazza”. In base alla grandezza oppure all’uso che se ne faceva, le donne della zona le tenevano per i manici, sotto il gomito, o le spostavano da un luogo all’altro poggiandole sulla testa coperta con un fazzoletto di cotone prima di avviarsi sulle stradine di montagna.

Vincenzo Teramo, uno dei pochi antichi cestai di Cittanova ancora in vita, ricorda: “mi alzavo di buon’ora e dedicavo molto tempo al mio lavoro, iniziavo presto e finivo al tramonto. Questa attività si tramandava di padre in figlio, ha permesso di vivere a tanti cittanovesi fino al 1965, poi i giovani hanno preferito andare a lavorare nelle città del Nord-Italia e nello stesso periodo i prodotti in plastica hanno cominciato a sostituire quelli realizzati in legno di castagno. Le ceste venivano utilizzate per far seccare al sole funghi e pomodori, per trasportare verso le coste le clementine e le olive, per conservare i legumi. Oggi sono molto gradite ai turisti che intendono portare un souvenir della Calabria ad amici e parenti”.

Dice Giovinazzo: “Il mio cuore si riempie di gioia nel portare avanti con decisione iniziative che tendono al recupero e alla promozione dell’artigianato locale, voglio organizzare il prossimo corso di cestaio su due livelli: uno per professionisti e un altro per principianti”.

A San Giorgio Morgeto si trovano altre tracce di questo passato così ricco di cultura. Aldo Mammoliti, l’ultimo cestaio attivo in paese, sfida ogni innovazione tecnologica continuando a lavorare i listelli in legno di castagno seguendo il lungo e complicato processo tradizionale. “Ho prodotto migliaia e migliaia di ceste e cestini durante la mia vita” -spiega Aldo con orgoglio- “adesso mi piacerebbe insegnare ai ragazzi tutto ciò che ho appreso negli anni”.

Oltre all’antico mestiere del cestaio sopravvivono in zona quello del tessitore della seta e della ginestra, dell’intagliatore del legno, del costruttore di zampogne. Anche questi mestieri attendono di essere riscoperti, magari creando dei corsi “ad hoc” come quello organizzato dal maestro di storia e geografia di Cittanova.

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