Esiste una dimensione in cui misteriosamente coesistono il nostro mondo interiore (con le sue paure e le sue nostalgie), ed il "Mondo" che sta al di là
dell'apparenza delle cose, un "Oltre" che ci sovrasta, di cui il dato ottico-sensoriale immediato non è che l'involucro o se vogliamo la propaggine più esterna che vela e rivela allo stesso tempo.
Dipingere è per me il tentativo di evocare con il colore un'immagine che sia la meno inadeguata possibile di quest'Oltre, o almeno dei brandelli di esso. Percio' non imitare la natura, ma attraversarla ...
L'impossibilità di sondare esaurientemente la realtà del fatto artistico (nel senso di poterla circoscrivere nei suoi aspetti piu' profondi: la genesi
del colore e delle forme; il "luogo", se così possiamo chiamarlo, cui tutto ha origine), è un dato di fatto col quale mi scontro quotidianamente. Sono
convinto che l'opera d'arte non sia soltanto un prodotto psichico (il che già di per se non sarebbe poco!), ma per dirla con Gombrich "c'è nel fatto artistico
qualcosa di oggettivo che lo affranca dal soggettivismo, dalla mera espressione di se e dell'esibizionismo".
Mi piace credere che la questione si ponga in questi termini o forse semplicemente non riesco, o non voglio, accettare che sia meno di così.
E' all'interno di questo orizzonte che si collocano i vari problemi di ordine tecnico formale, la scelta dei mezzi e dei temi, scelte probabilmente libere
ed obbligate al tempo stesso.
Quindi l'Arte e' quel "Luogo", quella "terra di nessuno" in cui puo' accadere (dico "puo' accadere", poiche' non e' affatto garantito, ma forse e' colto solo
come una speranza o una promessa), che il mondo visibile ed il mondo invisibile, quello prettamente spirituale (ma non per questo meno reale e concreto),
vengono a contatto; come in una terra di confine o una "soglia" in cui l'Essere si manifesta.
Dipingere equivale quindi in qualche modo ad un "viaggiare", ma il viaggio ha senso se presuppone un ritorno ...
Nicola Uneddu
Lunga l'attesa, quieta... paziente..., ma breve, affilata la parola.
(1997)
Procede in due direzioni il dardo della conoscenza, una verso il bersaglio
forse, l'altra verso l'arciere, sicuramente. In ogni caso la prima presuppone sempre la seconda.
(1999)
L'Opera ha bisogno solo di se stessa, non di tante
spiegazioni, un buon titolo è
sufficiente, e anche questo non deve essere un libretto delle istruzioni
(1999).
E' dal Mistero dell'Essere che l'Arte ha
origine, l'opera non va "spiegata" ma guardata, per quel che è possibile si spiega da se, essendo frutto del Mistero soffre le parole inutili, abbisogna
solo di sguardo. Forse che la Nona o il Requiem si possono raccontare?
(1999)