Il caldo e l’umidità erano soffocanti quel giorno nella foresta e Maria Sybilla
Merian fu costretta ad interrompere la sua marcia attraverso la foresta del Suriname.
Trecentotredici anni fa, Maria Sybilla si guardò attorno sbigottita: la brulicante
vitalità della foresta tropicale, l’infinità varietà di forme che la circondavano,
quel muoversi costante di tutto, la stordivano. Era euforica di fronte alla Natura
... che si era conquistata. Trattenne il respiro e pensò “le parole non basteranno”.
Grazie al suo talento, alla sua intraprendenza e alla sua passione Maria Sybilla
Merian (Francoforte sul Meno 1647- Amsterdam 1717) naturalista, esploratrice e artista
tedesca, riuscì a conquistarsi il suo spazio nel novero dei grandi esploratori di
un XVIII secolo di fermento scientifico.
Fra i primi fortunati occidentali, e indubbiamente fra le prime e poche donne, a
guidare una spedizione nel Suriname dove, grazie al suo talento artistico e alla
sua inclinazione scientifica documentò la sorprendente ricchezza biologica, disegnandola.
Le sue tavole e le sue illustrazioni naturalistiche, che rappresentano una natura
esotica e a tratti letale, emanano una grazia e una poesia particolari. Oggi quei
disegni costituiscono una parte fondamentale di quel patrimonio d’arte di scienza
che è l’essenza stessa delle scienza naturali.
Quello stesso spirito di intraprendenza, audacia e talento, quella stessa poesia
che aveva guidato lo sguardo sul mondo di Maria Sybilla Merian, rivive oggi nell’arte
e nella vita di altre due donne, due artiste, che in comune con la naturalista tedesca
hanno molto: dall’amore per la Natura, alla passione per l’esplorazione del mondo
e all’arte che queste tre donne hanno scelto come linguaggio per raccontare la bellezza
del mondo; sono riuscite a trasformare il proprio amore, il loro modo di comunicare
la scienza e lo spirito della natura, in una splendida professione, attraverso la
quale cercano di trasmettere il loro sentimento e la loro conoscenza. Annalisa e
Marina Durante, gemelle, sono illustratrici di professione, raccontano la Natura
attraverso le immagini. La vita di Annalisa e Marina, come quella della loro predecessora
sembra un romanzo, fatto di viaggi, di ricerca, di osservazioni, fin nei luoghi
più remoti del pianeta, che raccontano attraverso le immagini.
Il segreto? Un’infanzia dal sapore di fiaba, una famiglia che le ha incoraggiate
ad affrontare il mondo con mente aperta, senza pregiudizi e a seguire e assecondare
le proprie inclinazioni e un lungo percorso di studi in campo artistico/scientifico
sempre guidato da una grande curiosità nei confronti del mondo.
Sebbene negli anni l’amore per la Natura sia rimasto intatto, si è declinato in
maniera diversa nello spirito e nell’arte delle due sorelle che grazie alle loro
diverse sensibilità, hanno esplorato e indagato e rappresentato la Natura in ogni
suo aspetto: dai sussurri segreti di fiori e foglie, che spiegano il perché delle
forme, alle manifestazioni più esplosive.
La curiosità di Annalisa è sottile, delicata. La sua esplorazione è intimistica,
un’inclinazione ispirata anche da un profondo interesse per il pensiero e la filosofia
orientale, cui l’artista si è avvicinata “Dall'occidente ho imparato la cultura
e le tecniche, dall'oriente ho imparato il silenzio interiore che è alla base del
vero ascolto e dell'incontro con l'altro” dice l’artista che racconta di come proprio
da questo connubio nasca la sua arte fatta di delicato ascolto e il suo messaggio.
“Quando decido di disegnare qualcosa per prima cosa studio il soggetto all’ “occidentale”
documentandomi accuratamente su di esso, poi entro nello stato del silenzio e cerco
di entrare in contatto con lui, di ascoltarlo, di sentire la sua "voce sottile"
quella che nel mondo moderno alla maggior parte degli esseri umani attualmente sfugge,
ed è incredibile quello che percepisco”.
La sua arte ci insegna le relazioni, l’intima connessione fra forma e funzione,
i nessi causali tra evoluzione e strutture naturali “disegnando il papavero ad esempio
ho percepito che è un fiore del “vento” e che al vento in un certo senso è collegato,
che ha delicati petali e una capsula importante, robusta come un piccolo scrigno
prezioso in cui produce i suoi semi. Nel disegno questo va considerato”. E laddove
la Natura di Annalisa è fatta di sussurri e quieto ascolto, quella di Marina per
contro è movimento, fisicità, manifestazione forte.
Il suo amore per il disegno, per la fotografia e lo sport, l’ hanno portata a misurare
il mondo a grandi passi a caccia di immagini, di frammenti di insolita bellezza.
“Ho trovato le volpi artiche sulle scogliere di Hornstrandir” racconta Marina “in
Islanda, ho cercato invano la volpe del deserto nel Sahara Algerino e poi in quello
libico, ma lo spettacolo delle sabbie e del mutare del cielo notturno mi hanno comunque
ripagato. Ho camminato a lungo nelle terre fredde della Groenlandia, ho ripercorso
i passi del duca degli Abruzzi a 100 anni di distanza nella conquista del Ruwenzori
in Uganda, ho camminato per 20 giorni nelle alte montagne dell¹Alto Dolpo, in Nepal,
dove ho conosciuto le ultime popolazioni tibetane, le lunghe carovane di yak e le
grandi altezze: lì, più che mai, ho percepito l’isolamento”.
Marina insegue la sua Natura, la cerca e la cattura in immagini “scatto molte fotografie,
che diventano poi uno mezzo importante per i miei disegni: da una parte sono una
fonte di ispirazione, dall¹altra uno strumento fondamentale per i dettagli scientifici
degli animali, delle piante e degli ambienti”. Da questi archivi di frammenti di
mondo nasce la sua arte la cui difficile missione, come spiega Marina, è - come
per ogni artista naturalista- quella di commuovere ed emozionare. “Penso che tutti
gli artisti naturalistici, io per prima, siano accomunati da un profondissimo amore
per la natura e da una missione importante, quella di riuscire a far “vedere” a
tutti quanto è incredibile il nostro mondo e di conseguenza l¹importanza di salvaguardare
animali, piante e ambienti”.
Questa missione porta ogni anno Annalisa e Marina, che lavorano insieme, a compiere viaggi,
in Italia e all’estero, alla ricerca di immagini speciali, visitando spesso luoghi
remoti e quasi mitologici come nel caso delle Isole Galapagos, emblema stesso del
naturalismo, dove le due artiste si sono fermate un mese per creare illustrazioni
e disegni per il Parco Nazionale.
Oggi nell’impero del digitale, una vita e una professione come quella di Annalisa
e Marina può sembrare anacronistica. Foto, video e computer grafica sono diventate
il mezzo di espressione d’eccellenza della scienza. Eppure il disegno mantiene e
conserva, oltre al suo immutato fascino, una sua precisa specificità, non sostituibile
in campo didattico-scientifico. Spiega Annalisa che il disegno permette di focalizzare
l’attenzione su particolari che sono utili, per esempio nell’identificazione e nel
confronto fra specie, cosa che sarebbe molto difficile da fare con la fotografia.
E sottolinea Marina “il disegno permette di mettere in evidenza dei particolari
che a volte sfuggono nella foto. Disegnando si è costretti a vedere con maggior
attenzione i dettagli e questo permette di acuire lo spirito d’osservazione e il
disegno scientifico ha proprio questo scopo e per questo motivo la foto spesso non
è in grado di sostituirlo. Non a caso le guide per il riconoscimento delle specie
spesso utilizzano il disegno”.
Testimoni di una splendida professione sintesi di cultura, sensibilità e amore per
la Natura oggi Annalisa e Marina vantano nella loro carriera numerose esposizioni
personali e collettive, la partecipazione a diversi concorsi di pittura naturalistica,
e le loro illustrazioni sono state utilizzate da un grande numero di riviste di
Natura e case editrici. Hanno realizzato diversi progetti editoriali con lo scopo
di trasmettere ai bambini la passione per la Natura attraverso la conoscenza.
In un mondo dove gli imperativi sono di mordi e fuggi e consuma in un click la vita
e la professione di Annalisa e Marina ci ricordano che è ancora possibile che calma
e contemplazione regolino, e sostengano, la nostra esistenza e le loro opere sono
un messaggio che vuole ricordare, con le parole di Marina, l’importanza di salvaguardare
una natura fragile e meravigliosa, così tanto devastata dall’uomo.