Il Parco nazionale dei monti sibillini si estende nelle province di Ascoli Piceno, Macerata e Perugia.
Il primo decreto istitutivo del Parco Nazionale dei Monti Sibillini risale al 3 febbraio 1990 con successiva modifica D.P.R. del 6 agosto 1993.
Questo grande massiccio calcareo a cavallo tra Umbria e Marche non è solo una faglia, ma è, forse prima di tutto, la "Strada delle Fate", una traccia lasciata da creature leggendarie in fuga da Castelluccio dopo notti di balli e misteri. Infatti la migliore definizione per i monti Sibillini è probabilmente "Appennino Magico" magico perché nessun'altra montagna italiana è circondata da così tante leggende, quasi tutte di origine medioevale.
Tra le caratteristiche di questo gruppo montuoso si possono trovare le forme più diverse, dalle grandi dorsali larghe tipiche delle montagne calcaree, alle pareti scoscese, dai grandi altipiani carsici alle gole strette e profonde scavate dalle acque. Il gruppo montuoso è molto imponente e ci sono cime che superano i 2000 metri come il Monte Vettore e il Monte Sibilla; le rocce sono calcaree, nate da bassi fondali di antichi mari caldi, si trovano un pò ovunque fenomeni carsici e glaciali evidenziati dalle numerose doline, inghiottitoi e grotte.
A 1940 metri di altezza, ai piedi del Monte Vettore, c'è il Lago di Pilato che per lunghi secoli ha attirato maghi e seguaci dell'occulto. Secondo la leggenda il governatore romano della Palestina che fece crocifiggere Cristo sarebbe morto in queste acque gelide trascinatovi da demoni, che ancora vi abiterebbero.
Nel 1953 la scienza ha scoperto che nel Lago vive solo un piccolo crostaceo rosso che non si trova in nessun altra parte, il chirocefalo del Marchesoni.
Anticamente l'accesso al lago era proibito, e si racconta che gli abitanti di Norcia vi sacrificassero ogni anno, per lungo tempo, la vita di un condannato preso dalle galere, per far sì che la città venisse risparmiata dalle calamità naturali.
Poco lontano, sotto il monte Sibilla si apriva (ora è chiusa da una frana) la "grotta della Sibilla" nella quale secondo Virgilio si recò Enea. Ritenuta un magico luogo di delizie, la grotta attirò sempre molti curiosi; la leggenda vuole che la Sibilla vi attirasse cavalieri erranti, i quali, dopo aver superato dure prove, vi venivano accolti per un anno, ma terminato tale periodo erano condannati alla dannazione eterna.