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PIANTE AROMATICHE
PEPERONCINO
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RACCOLTA E CONSERVAZIONE

I frutti del peperoncino, le bacche, maturano tra l'estate e l'autunno.

Tradizionalmente erano essicati al sole, appendendoli a dei fili. Oggi vengono essicati artificialmente. Le bacche sono essicate lasciando un tenore di umidità del 4-6%. A quel punto sono macinati e reidratati all'8-11% di umidità.

Si utilizzano le bacche carnose fresche o essicate, intere o ridotte in polvere.

Si possono consumare freschi (in questo modo si ha il meglio delle loro proprietà) ma si possono consevare tranquillamente sott'olio o si possono essicare al sole.

Se vi siete lanciati nella coltivazione di questa incredibile pianta e desiderate conservare i semi per riprodurli il prossimo anno, fate in questo modo: raccogliete e semi, lavateli per bene in modo da eliminare tutti i residui placentari e lasciateli ad asciugare, poggiandoli su dei fogli di carta, in un luogo caldo e asciutto per un paio di settimane in modo che siano secchi. Dopo questo periodo potete riporli dentro una bustina, sempre di carta e conservarli in un luogo asciutto per il prossimo anno.

PROPRIETA' MEDICINALI

Vedi: «Le piante medicinali: il peperoncino».

USO IN CUCINA

Il suo uso in cucina è noto a tutti. Dosato con saggezza, valorizza numerosissime vivande.

CURIOSITA'

Il termine inglese pepper che significa «pepe» usato per indicare il peperoncino in realtà è errato in quanto il pepe appartiene al genere Piper (dove troviamo il pepe bianco e il pepe nero) e alla famiglia delle Piperaceae (tutto un altro pianeta!).

In Messico, in America centrale e nel sud-ovest dell'America il peperoncino è chiamato chili. La parola spagnola chile è una variazione di chil derivato dal dialetto (Azteco) del Nahuatl che si è riferito alle piante ora conosciute come Capsicum.

In Texas la parola chili è stata ufficialmente designata per indicare un piatto tipico (molto buono, n.d.r.) formato da fagioli, carne e peperoncini piccanti.

Il nome peperoncino è derivato probabilmente dalla sua somiglianza con il pepe.

STORIA

Non è certa quale sia la sua origine. E' probabile che sia nato in Perù ed in Bolivia.

E' noto fin dai tempi più antichi: è stato infatti accertato che in Messico era conosciuto dai Maya anche per uso terapeutico e quando gli spagnoli sbarcarono in America gli Aztechi avevano già creato numerosissime varietà.

In Europa è stato introdotto da Cristoforo Colombo dalle Americhe alla fine del 1400, con il suo secondo viaggio, e fu il medico di bordo, Diego Alvaro Chanca, che lo scoprì osservando la popolazione locale che si nutriva di questa pianta che gli indigeni del Messico chiamavano chili.

In Europa, all'inizio fu conosciuto come pepe delle Indie e si diffuse molto rapidamente, soprattutto grazie alla sua facilità di coltivazione ed acclimatazione e venne chiamato "la droga dei poveri" in contrapposizione al pepe che, più raro e molto costoso, era riservato alle classi sociali elevate.

La sua rapida diffusione sconvolse molto gli spagnoli che si aspettavano grandi guadagni dalla vendita di questa spezia ma dovettero ricredersi in quanto si coltivava benissimo ovunque per cui tutti lo potevano coltivare nell'orto di casa o in un vasetto sul davanzale della finestra.

Il chimico Albert Szent-Györgyi, Premio Nobel nel 1938, ha contribuito a valorizzare questo vegetale scoprendo in esso, una ricca fonte di acido ascorbico (vitamina C) che ha fermato le morti per scorbuto, una malattia che uccideva migliaia di marinai.

Nel 1816 P. A. Bucholtz isolò la capsaicina, responsabile della piccantezza ma fu solo nel 1846, grazie a L. T. Thresh che venne sintetizzata e battezzata con il nome appunto di capsaicina.

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