Chimera
Chimera di Arezzo, arte etrusca, Museo Archeologico Nazionale di Firenze
Sapete che cosa significa l’aggettivo chimerico? Qualcuno vi ha mai detto “Ah, tu perdi il tuo tempo nell’inseguire chimere!”. In questo senso, colto e metaforico, la parola significa “sogno vano”, “illusione”, “utopia”. Ma il termine è greco, ed è legato ad antiche e fosche credenze.
Per i Greci Chímaira era un orribile mostro con testa di leone, dorso caprino e coda di serpente.
Racconta le sue vicende, nell’Iliade, il più antico dei poeti greci, Omero. Da lui apprendiamo che il re della Licia, Iobate, ordinò all’intrepido Bellerofonte (1) di ucciderla perché il mostro devastava i villaggi della sua terra. E il generoso eroe riuscì con un’astuzia nella terribile impresa galoppando in groppa al cavallo alato Pegaso, egli trafisse mortalmente Chimera, raggiungendola con la punta della sua lancia a cui aveva legato un pezzo di piombo che, al contatto con l’alito ardente del mostro, si sciolse, e questo fu letale per la bestia.
Insomma, la chimera ( questa volta minuscolo! ) è il mostro che popola i nostri peggiori incubi, i nostri sogni più agitati. E bisogna avere il coraggio di scacciarlo trafiggendolo, anche noi, come Bellerofonte.
Note
- Bellerofonte: figlio di Glauco, re di Corinto. Pare che il suo vero nome fosse Ipponoo, ma che volesse chiamarsi Bellerofonte (uccisore di Bellero) dopo aver involontariamente ucciso il fratello che portava quel nome.
Fonti bibliografiche
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