Quanto vivono le piante... prosegue
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Da sempre le piante sono state rese "eterne" con il sistema della riproduzione vegetativa quali a esempio la propaggine, la margotta, le talee che altro non sono che uno stesso individuo messo in condizioni di rinascere. Quindi l'osservazione che nasce spontanea é: la vita dei tessuti embrionali di una pianta è eterna. Nonostante ciò, abbiamo piante che muoiono a 10, 50, 100, 1000 anni, ma alla fine muoiono: perché? Per prima cosa è evidente che la vita delle piante è determinata da fattori interni, genetici e non da fattori ambientali. Ecco alcuni esempi:
- le sequoie giganti (Sequoia gigantea) vivono circa 4000;
- il cipresso (Cupressus sempervirens) vive circa 2000 anni;
- il cedro del libano (Cedrus libani) circa 1200 anni;
- il tasso (Taxus baccata) vive oltre 1000 anni;
- il tiglio (Tilea spp.) vive circa 800-1000 anni;
- il larice (Larix decidua) vive circa 700 anni;
- il ginepro (Juniperus alba) vive oltre 500anni;
- il pino (Pinus silvestre) vive circa 500 anni;
- il faggio (Fagus selvatica) vive circa 250 anni;
- la betulla (Betula verrucosa) vive circa 120 anni
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Gemma apicale di una pianta
Ma allora, da cosa dipende la vita di una pianta? Sicuramente uno dei fattori principali è che la linfa grezza compie la risalita dalle radici verso le foglie con grandissima difficoltà tanto più la pianta è alta. Infatti le forze che si oppongono alla salita quali l'attrito, la forza di gravità e la pressione idrostatica aumentano proporzionalmente all'altezza quindi quando ci troviamo di fronte a un albero alto 50 m la forza necessaria a far salire la linfa fino alle parti più alte della pianta, é enorme. Se poi consideriamo anche che essendo la pianta molto grande, sarà anche molto grande la quantità di foglie che devono essere raggiunte. Pertanto, a un certo punto, l'acqua che arriva alle foglie diventa sempre più scarsa e quindi la piante tende a traspirare sempre meno (perché questo gli comporterebbe rilasciare nell'atmosfera dell'acqua a lei preziosa) non solo tenendo chiusi gli stomi ma anche diminuendo il loro numero.
Traslocazione della linfa grezza e della linfa elaborata lungo la pianta
Questo ovviamente porta con se che la fotosintesi diventa via via sempre più scarsa e quindi anche la produzione di nuovi tessuti (come si evidenzia chiaramente osservando i cerchi degli alberi dove i più esterni sono molto meno spessi di quelli più interni).
Anche le sostanze elaborate dalla fotosintesi e che servono come nutrimento alla pianta vengono portate in tutte le parti della pianta con sempre maggiore difficoltà e quindi la pianta inizia a essere denutrita e quindi smette di crescere. Se questo fatto diventa sempre più spinto, allora la pianta inizia a regredire vale a dire, il periodo di riposo invernale diventa sempre più lungo iniziandolo in autunno (anziché in inverno) e risvegliandosi anzichè all'inizio della primavera, in primavera molto avanzata. Parti della pianta iniziano a morire e piano piano, anno dopo anno, il gigante si secca. Tutto questo avviene in età diverse come abbiamo visto, a seconda delle diverse attitudini e delle caratteristiche fisiche e fisiologiche delle diverse specie di piante.
Quindi per concludere: quando si fa nascere una nuova pianta da una talea presa da una pianta ormai vecchia, non facciamo altro che accorciare le distanze tra le radici e le foglie cioè tra l'apparato che assorbe l'acqua e gli elementi minerali presenti nel terreno e l'apparato che lo trasforma in cibo per la pianta. In altre parole si ristabilisce il giusto equilibrio, la giusta armonia tra le diverse parti della pianta.
FONTI BIBLIOGRAFICHE
I testi che usiamo per scrivere i nostri articoli sulle piante li puoi trovare a questa pagina.
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