Inizia il conto alla rovescia per l'incontro di Copenhagen sui cambiamenti climatici
Abbiamo pochi giorni.
Pochi giorni per garantire il futuro del nostro pianeta.
SEAL THE DEAL AND SET THINGS IN MOTION
(Sigliamo un accordo e mettiamolo in atto)
A Copenhagen dal 7 al 18 dicembre 2009 si terra la conferenza sul clima che dovrà fissare i nuovi termini per la riduzione dei gas serra in sostituzione del protocollo di Kyoto adottato a Kyoto, in Giappone, l'11 dicembre 1997 ed entrato in vigore il 16 febbraio 2005 e ratificato da 184 paesi (tra le eccezioni più clamorose gli Stati Uniti in quanto l'amministrazione Bush non l'aveva ratificato e l'Australia che l'ha ratificato solo alla fine del 2007)
Una data importante. Una pietra miliare. In pratica:
abbiamo pochi giorni. Pochi giorni per garantire il futuro del nostro pianeta.
In linea generale si può affermare che il protocollo di kyoto ha fissato come obiettivi vincolanti per i paesi industrializzati, una riduzione dei gas a effetto serra (GHG) in misura non inferiore al 5% rispetto ai valori rapportati ai livelli del 1990, nel quinquennio 2008 - 2012. Il protocollo riconosce i paesi industrializzati come i principali responsabili degli attuali livelli di emissioni di gas serra nell'atmosfera in conseguenza degli oltre 150 anni di attività industriale imponendo loro un onere maggiore in base al principio di "responsabilità comuni ma differenziate".
Le modalità di attuazione del protocollo oltre che esplicarsi tramite la riduzione delle emissioni dei gas serra (anidride carbonica; metano; protossido di azoto; idrofluorocarburi; perfluorocarburi; esafluoruro di zolfo) prevede anche altre possibilità per raggiungere gli obiettivi fissati, i cosiddetti "meccanismi flessibili":
a) scambio di emissioni (Emissions Trading) conosciuto come "il mercato del Carbonio": l'articolo 17 del protocollo consente ai paesi che dispongono di unità di emissione di ricambio (chiamate così le emissioni consentite, ma non utilizzate) di vendere questa capacità in eccesso a paesi che ne fanno richiesta. Questa pratica ha assunto il nome corrente di "mercato del Carbonio" dal momento che l'anidride carbonica è il principale gas a effetto serra, il Carbonio è ora monitorato e trattato come qualsiasi merce;
b) meccanismo di sviluppo pulito (CDM - Clean Development Mechanism): di cui all'articolo 12 del protocollo di Kyoto che consente a un paese di realizzare progetti di riduzione delle emissioni dei gas nei paesi in via di sviluppo. Questo farà acquisire crediti (ognuno equivalente a una tonnellata di CO2) che potranno essere conteggiati per il raggiungimento degli obiettivi del protocollo di Kyoto. In pratica vengono premiati gli investimenti ambientali (per capirci, se viene realizzato un impianto di elettrificazione a pannelli solari che porta elettricità a un villaggio, fa acquistare crediti). Questo meccanismo è iniziato nel 2006 e a oggi registra già 1.650 progetti;
c) attuazione congiunta (JI - Joint Implementation): di cui all'articolo 6 del protocollo di Kyoto, permette alle imprese dei paesi con vincoli di emissione di realizzare progetti nei paesi anche loro con vincoli di emissione. La differenza tra la quantità di gas serra emessa con la realizzazione del progetto e quella che sarebbe stata emessa senza la realizzazione del progetto è considerata un'emissione evitata e viene accreditata sotto forma di crediti (ERUs).
Di fatto il Protocollo di Kyoto è considerato un primo passo importante verso un regime mondiale di riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra e fornisce una base su cui lavorare per i futuri accordi internazionali sui cambiamenti climatici.
La prima scadenza del Protocollo di Kyoto è il 2012 e già a esempio l'Italia è stata multata dall'UE per 555 milioni di euro in quanto ha superato i livelli di emissione concessi grazie all'assegnazione di quote di emissione a nuovi impianti elettrici (conseguentemente c'è quindi un gran dire rispetto al fatto che le bollette della corrente elettrica saranno nel 2010 più care dato che ovviamente saremo noi consumatori a pagare ma non si dice nulla sul maggiore inquinamento che stiamo provocando ma si legge su TGCOM economia le seguenti affermazioni del sottosegretario dello Sviluppo Economico Stefano Saglia "rispetto agli altri Stati europei, che hanno dei margini maggiori dei nostri per ridurre le emissioni di CO2, il nostro sistema industriale e termoelettrico e' particolarmente efficiente. Per questo motivo risulta impossibile rispettare gli impegni assunti da Pecoraro Scanio, che si e' voluto solamente vantare di un accordo che in realtà penalizza molto l'Italia. Entro il 2012 l'Italia rischia di dover acquistare i diritti di emissioni pagando 840 milioni di euro, che saranno a carico dello Stato o direttamente delle imprese"... parole per me raccapriccianti in quanto si cerca solo un capro espiatorio e non si pensa al danno che si sta facendo all'ambiente).
Il 2009 è un anno particolarmente impegnativo nell'affrontare i problemi legati ai cambiamenti climatici. E' dai primi dell'anno che UNFCCC (Nazioni Unite per il cambiamenti climatici) svolge incontri con i rappresentanti dei vari governi per negoziare un nuovo protocollo in grado di fornire riduzioni di emissione più severe in base alle indicazioni degli esperti sui cambiamenti climatici e arrivare quindi a Copenhagen ovviamente con tutte le carte già in tavola.
Ban Ki-moon, il segretario generale della Nazioni Unite al Forum mondiale per l'ambiente tenutosi a Incheon (Repubblica di Corea) l'11 agosto 2009, tra le altre cose ha affermato (riporto alcuni passaggi tradotti dall'inglese):
«(...)Il cambiamento climatico, (...) è la minaccia fondamentale per l'umanità. Si aggravano tutti i problemi che abbiamo di fronte: la povertà, le malattie, la fame e l'insicurezza che impediscono il progresso verso gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Si approfondisce la crisi alimentare ed energetica. Questa è la dura realtà. Ma c'è un lato positivo: se vogliamo combattere il cambiamento climatico e renderlo sostenibile (...) siamo in grado di promuovere un'economia verde e una crescita verde. Siamo in grado di combattere la fame e la povertà, tutelando nel contempo l'ambiente. Il rovescio della medaglia è altrettanto drammatica. Se non riusciamo ad agire, si intensificheranno la siccità, le inondazioni e le altre calamità naturali. La carenza d'acqua interesserà centinaia di milioni di persone. La malnutrizione inghiottirà vaste aree del mondo in via di sviluppo. Le tensioni saranno destinate a peggiorare. I danni per le economie nazionali saranno enormi. Le sofferenze umane saranno incalcolabili. Abbiamo il potere di cambiare rotta. Ma dobbiamo farlo ora (...)».
Siamo nel terzo millennio, il nostro futuro è oggi. Dovranno prevalere gli interessi di pochi?
Abbiamo la tecnologia. Ci sarà la volontà politica?
Nel recente G8 che si è tenuto a luglio 2009 a l'Aquila (Italia) è stato deciso di contenere l'aumento della temperatura globale di due gradi centigradi entro il 2050. Ma ciò non è sufficiente (considerando tra l'altro che non è stato steso un piano operativo e non si è parlato di investimenti) come è stato messo ampiamente in evidenza: tutto troppo generico. Occorrono tra l'altro degli obiettivi intermedi (per il 2020), come la scienza suggerisce o non ci sarà futuro per il nostro pianeta.
Abbiamo pochi giorni. Pochi giorni per garantire il futuro del nostro pianeta.
Ban Ki-moon evidenzia quattro punti fondamentali per avere dei risultati concreti senza i quali Copenhagen sarà un nulla di fatto:
- in primo luogo i paesi industrializzati dovranno essere di esempio impegnandosi verso obiettivi vincolanti di riduzione a medio termine nell'ordine dal 25% al 40% rispetto al 1990;
- in secondo luogo, i paesi in via di sviluppo dovranno, a livello nazionale, adottare le strategie appropriate per ridurre la crescita delle loro emissioni molto al di sotto dei valori attuali. Le loro azioni devono essere misurabili, notificabili e verificabili;
- in terzo luogo, i paesi sviluppati dovranno fornire un sostegno finanziario e tecnologico ai paesi in via di sviluppo per consentire a questi di proseguire i loro sforzi verso una crescita verde;
- in quarto luogo, occorrerà avere un meccanismo equo e responsabile per la distribuzione delle risorse finanziarie e tecnologiche, tenendo conto delle opinioni di tutti i paesi nel processo decisionale.
Le preoccupazioni di Ban Ki-moon sono in fondo le stesse di Yvo de Boer, segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) che in una intervista alla tv E&ETV il 3 maggio 2009 ha dichiarato che è fondamentale sapere con certezza quanto sono disposti i paesi industrializzati a ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra e quanto sono importanti (e disposti a ridurre le proprie emissioni) i paesi in via di sviluppo come la Cina e l'India (esonerati dagli obblighi del protocollo perchè considerati non responsabili dell'attuale situazione verificata a causa della industrializzazione). Nella stessa intervista afferma inoltre che è fondamentale sapere che tipo di aiuto si intende dare ai paesi in via di sviluppo e sapere quanto denaro sarà investito e come sarà gestito.
Realizzare tutto questo richiede avere a cuore gli interessi planetari: quanto i potenti delle nazioni ci permetteranno di poter avere ancora una casa? Una cosa fa sperare: se le volontà politiche di oggi non riusciranno a raggiungere gli obiettivi necessari pensiamo che: "la volontà politica è una risorsa rinnovabile" (Al Gore Una scomoda verità) e siamo noi, la gente comune, che ha il potere di rinnovarla e quindi di decidere!
Vediamo questo video che ci illustra come e a che cosa stiamo andando incontro.
Invito chi ha dei siti, dei blog o qualunque altra cosa in rete di adottare lo slogan proposto da Ban Ki-moon "Seal the deal" (sigliamo un accordo), al quale voglio aggiungere
"SEAL THE DEAL AND SET THINGS IN MOTION"
(Sigliamo un accordo e mettiamolo in atto).
Leggi anche l'articolo: Una canzone per Copenhagen.
Dott.ssa Maria Giovanna Davoli
3 settembre 2009
Fonti bibliografiche online
- (varie) Le Nazioni Unite
- (es) UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change)
- (varie) COP18 COPENHAGEN (United Nations Climate Change Conference DEC 7 - DEC 18 2009)
- (es) IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change)
- (it) Commissione europea
- (es) CDM (Clean Development Mechanism) UnfCCC
- (es) EU ETS -Emission Trading System European Commission
- (es) JI (Joint Implementation) UnfCCC
- (it) Protezione internazionale dell'ambiente
Note
- Tutte le immagini presenti nell'articolo sono tratte da "Il Nuovissimo Atlante Geografico De Agostini - Per la famiglia", Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1986
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